Voto: 6.5/10 Titolo originale: Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities , uscita: 25-10-2022. Stagioni: 1.
Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities: la recensione delle 8 storie fanta-horror (per Netflix)
01/11/2022 recensione serie tv Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities di Gioia Majuna
Il filmmaker messicano guarda a Rod Serling per imbastire un'operazione che sceglie la strada della lezione morale piuttosto che del brivido spiccio
Raccontare una storia spaventosa è un’arte. Trovare nuovi modi per entrare far rabbrividire il pubblico e farlo anche riflettere – nel 2022 – è molto difficile (impossibile?). Quando arriva sul mercato un’antologia di storie con una tematica ‘unificante’, mantenere le linee guida e allo stesso tempo dare alla narrazione un’impronta personale (autoriale?) è ancora più arduo. Eppure, si può fare.
Si è visto in libri come Scary Stories to Tell in the Dark e in programmi televisivi come Creepshow e Ai Confini della realtà. Ed è proprio a quest’ultimo classico che alcuni potrebbero immediatamente pensare una volta iniziata la visione di Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro, che funge da curatore – e presentatore – degli 8 segmenti da un’ora di questa antologia fanta-horror finita in esclusiva su Netflix giusto in tempo per Halloween.
Ogni episodio si concentra su un tema che ciascun relativo regista e sceneggiatore ha potuto esplorare a suo piacimento. Spaziando dall’avidità al dolore, dalla morte alla vita e altro ancora, ciascuno presente i suoi momenti di gloria. Sfumando i confini tra realtà e soprannaturale, denotano una significativa influenza lovecraftiana. Alcuni di essi, in effetti, sono direttamente basati su opere dello stesso H.P. Lovecraft. Queste storie sono la base da cui Guillermo del Toro e soci sono partiti per aggiungere poi il loro tocco peculiare.
Una nota per gli spettatori in cerca di spaventi veri e propri: Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities potrebbe non fare al caso vostro. Queste sono un po’ le tipiche storie che si raccontano intorno a un fuoco in attesa di una tempesta, alla maniera di Mary Shelley e Lord Byron, racconti morali in modo sottile e spettrale.
Lot 36 (Lotto 39) e Graveyard Rats (I ratti del cimitero)
Come anticipato, ogni episodio è preceduto da un’introduzione di Guillermo del Toro. La sua narrazione è rilassante ed evoca coscientemente Rod Serling (o l’Alfred Hitcock di L’ora di Alfred Hitchcock).
Lotto 39 e I ratti del cimitero sono incaricati di affrontare il tema dell’avidità. Sono un monito per tutti noi, che dovremmo prestare sempre molta attenzione ai pericoli derivanti dal lasciarsi consumare da questo vizio capital. Diretto da Guillermo Navarro (La signora della droga) e scritto da Regina Corrado, sulla base di una storia originale di Guillermo del Toro, Lotto 36 è incentrato su un uomo che acquista alle asta ‘al buio’ dei magazzini i cui proprietari han smesso di pagarne l’affitto per poi rivendere il contenuto all’interno. Il Nick Appleton interpretato da Tim Blake Nelson è decisamente un uomo terribile. Rivelare altro rovinerebbe la sorpresa.
I ratti del cimitero è – prevedibilmente – un incubo per chi ha la fobia dei roditori. Scritto e diretto da Vincenzo Natali (Cube – Il Cubo), e basato sull’omonimo racconto di Henry Kuttner, porta in scena la vicende del custode di un cimitero che sta affogando nei debiti. Rispetto al primo episodio, però, il protagonista è moralmente più ‘grigio’. Il Masson di David Hewlett possiede anche sfumature tragiche. L’attore infonde al personaggio una simpatia che fa male al cuore. Cionondimeno, l’avidità ha sempre un prezzo da pagare e non fa sconti a nessuno.
The Autopsy (L’autopsia) e The Outside (L’esterno)
Gli episodi 3 e 4 di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities si concentrano sul corpo e su tutto ciò che lo interessa. Anche se è difficile fare una classifica, questo segmento dell’antologia è incredibilmente potente, con L’autopsia che potrebbe risultare il preferito di molti spettatori. Scritto e diretto da David Prior (The Empty Man), sulla base di un racconto di Michael Shea, è difficile non lasciarsi coinvolgere dall’interpretazione dell’attore 83enne. Non si può distogliere lo sguardo. Di tutte le interpretazioni presenti, la sua forse la più memorabile.
L’esterno è invece uno dei due episodi più colorati di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities e offre un gradito contrasto visivo. Diretta da Ana Lily Amirpour (The Bad Batch) e scritta da Haley Z. Boston, sulla base di un racconto di Emily Carroll, la storia è un viaggio incentrato sull’accettazione di sé. Si tratta di un’idea con la quale molti potrebbero trovare una affinità, ma le cose si fanno cupe. Una sorpresa del segmento è Dan Stevens, odioso in molti modi.
Pickman’s Model (Il modello di Pickman) e Dreams in the Witch House (I sogni nella casa stregata)
Si entra poi dritti nel soprannaturale con gli episodi 5 e 6 di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities. Entrambi sono adattamenti di storie di H.P. Lovecraft, quindi ci si aspetta che si verifichi qualcosa di ‘strano’. Il modello di Pickman inizia su una nota cupa. Diretta da Keith Thomas (The Vigil – Non ti lascerà andare) e scritta da Lee Patterson, questa storia tratta dell’equilibrio tra speranza e nichilismo. Ben Barnes se la cava bene, anche se l’espansione della storia ricorda un po’ Il ritratto di Dorian Gray. E anche se Crispin Glover è ben calato nel ruolo, non è certo che il ruolo stesso sia particolarmente adatto a valorizzare il suo talento.
I sogni nella casa stregata è, forse, l’episodio più bello di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities. È stato diretto da Catherine Hardwicke (Cappuccetto rosso sangue), una regista che da sempre è attentissima all’aspetto visivo dei suoi lavori. La sceneggiatura è firmata da Mike Watkins. Detto questo, potrebbe anche essere il più debole degli otto, a causa della storia stessa e dell’esecuzione complessiva.
Rupert Grint (la saga di Harry Potter) riesce a trasmettere bene il dolore e la sensibilità dei tossicodipendenti con la sua interpretazione. Desiderando disperatamente di rivedere la sorella defunta, è possibile percepire la sua tristezza, ed è soprattutto questo a fare da collante e tenere gli spettatori coinvolti.
The Viewing (La visione) e The Murmuring (Il mormorio)
A concludere quella che dovrebbe essere la prima stagione di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities sono due opere pienamente in linea con la poetica dei rispettivi registi. Se avete seguito i loro lavori precedenti, questi due episodi vi sembreranno allo stesso tempo familiari e sorprendenti.
La visione è stato diretto da Panos Cosmatos (Mandy), che ne ha anche curato la sceneggiatura insieme ad Aaron Stewart-Ahn partendo da una storia di Michael Shea. Un segmento nettamente diverso rispetto precedenti, sia dal punto di vista visivo che da quello prettamente registico. Piuttosto che concentrarsi su un unico individuo, Panos Cosmatos alza il tiro e affronta un gruppo di personaggi. È vero che sperimenteranno un ‘risveglio’, ma l’approccio del regista permette di creare un’eccitazione selvaggia e trippeggiante lungo il percorso. In un certo senso, quindi, si allinea precisamente all’atmosfera generale del cinema ‘cosmico’ di Panos Cosmatos. Ospiti d’onore Peter Weller e Sofia Boutella.
E a proposito di ‘vibrazioni’, Il mormorio e la sua attenzione al dolore si allineano bene con i precedenti lavori dell’australiana Jennifer Kent (Babadook), che l’ha anche scritto partendo da un racconto di Guillermo del Toro. Essie Davis ritrova la regista in questo progetto, che ci ricorda ulteriormente quanto le due lavorino bene insieme. È difficile dire altro senza spoilerare, ma il processo di elaborazione del lutto finisce per rivelare sempre i fantasmi che vivono dentro e fuori la nostra mente.
Come in tutti i progetti di Guillermo del Toro, è necessario parlare degli artigiani che lavorano nell’ombra. Poiché la maggior parte degli episodi ha un’atmosfera visiva simile, è logico che il livello di coesione sia dovuto al ritorno di alcuni collaboratori storici del filmmaker messicano. Nota di merito a Tamara Deverell (La fiera delle illusioni), che torna qui a occuparsi del design della produzione.
Ancora una volta, fa un lavoro incredibile nel realizzare e coordinare l’aspetto visivo adeguato ai vari periodi storici e alla location in cui gli spettatori vengono trasportati in ciascun episodio di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities.
Luís Sequeira (La forma dell’acqua) si è invece occupato di disegnare i costumi. Se conoscete già il loro lavoro, saprete che il costumista canadese dà il meglio quando si tratta di abiti d’epoca. Persino nell’episodio diretto da Panos Cosmatos, figlio della ‘follia pura’, garantisce un lavoro di design impeccabile, e dobbiamo ringraziare tutta la troupe di effettisti e di artigiani che hanno lavorato dietro le quinte se il risultato complessivo, al di là del gusto personale o degli inevitabili alti e bassi di questo tipo di prodotti, è soddisfacente almeno per gli occhi.
Se considerato all’interno del sottogenere delle antologie horror, Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities non si può dire un fallimento. Forse non offre il campionario di abusatissimi jumpscare hollywoodiani che fanno saltare all’improvviso sulla sedia, e le storie stesse scelte vi sembreranno abbastanza familiari, ma – come detto in apertura – la volontà a monte è sempre stata quella di ‘impartire’ importanti lezioni ai ragazzini che la guarderanno, paventando le conseguenze dell’uscire dalla ‘retta via’.
Proprio come le favole e il folklore hanno fatto per centinaia di anni, questi otto racconti brevi portano con sé insegnamenti importanti su molti aspetti della vita, che sarebbe bene non dimenticare mai, con l’orrore a fare da guida spirituale affinché il messaggio possa essere trasmesso correttamente – e con effetto – alle giovani menti.
Di seguito trovate il full trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities, dal 25 ottobre su Netflix:
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