Voto: 6/10 Titolo originale: 3 Body Problem , uscita: 21-03-2024. Stagioni: 1.
Il Problema dei 3 Corpi: la recensione degli 8 episodi della serie sci-fi (su Netflix)
21/03/2024 recensione serie tv 3 Body Problem di Marco Tedesco
Eiza González, Benedict Wong e Jonathan Pryce sono tra i protagonisti di un adattamento complicato che ci mette un po' troppo a carburare
A partire dall’epico Trono di Spade della HBO e proseguendo con l’opera fantascientifica Il Problema dei 3 Corpi (3 Body Problem) – appena finita su Netflix -, i produttori David Benioff e D.B. Weiss hanno capito un’importante lezione quando si tratta di adattamenti letterari per la televisione: mantenere il più possibile intatte le cose buone presenti nel materiale di partenza.
Sebbene le ultime stagioni di GoT si siano discostate in modo significativo dalla mastodontica saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin (soprattutto a causa del fatto che lo scrittore non è riuscito a completare gli ultimi due libri in tempo … e forse mai lo farà …), le prime stagioni sono rimaste assai fedeli al ricco mondo dei romanzi. La prima stagione era addirittura una copia quasi carbone del primo volume.
Il gruppo di sceneggiatori di GoT, guidati proprio da Benioff & Weiss, hanno dato il loro meglio quando hanno scelto di operare come fan sfegatati del materiale originario, che avrebbero soltanto voluto veder reso sullo schermo esattamente tale e quale a quello tanto amato sulle pagine stampate.
Oggi può sembrare una strategia ovvia, ma all’epoca era tutt’altro che scontata. I libri di Martin sono stati a lungo considerati non adattabili a causa della loro portata, ma la serie della HBO scelse di gettare al vento la prudenza e optò – vincendo – per convogliare nell’adattamento TV tutto il materiale migliore dei libri, naturalmente nella misura in cui il budget lo avrebbe consentito.
Con Il Problema dei 3 Corpi, Benioff, Weiss e il co-creatore Alexander Woo affrontano ancora una volta la prospettiva di un libro “non adattabile”. Pubblicato per la prima volta in Cina nel 2006, Il problema dei tre corpi di Cixin Liu (no, non sappiamo perché Netflix abbia scelto il numero “3” al posto della parola “Tre”) è il primo capitolo di una trilogia di fantascienza nota come Memoria del passato della Terra, ma più comunemente chiamata “La saga del problema dei tre corpi”.
I libri di Cixin Liu non sono voluminosi come i tomi del collega inglese, sia in termini di pagine che di profondità, ma si concentrano su un livello letteralmente universale. Il Problema dei tre corpi parla del primo contatto dell’umanità con la vita aliena e di tutte le complicate questioni scientifiche e politiche che ne conseguono. La trilogia può essere tranquillamente considerata “hard sci-fi”, un termine nebuloso spesso utilizzato per riferirsi a storie che si divertono tanto con i processi scientifici della fantascienza quanto con la narrativa.
È esattamente quel tipo di narrazione che sarebbe un incubo adattare per la televisione. Eppure è stata adattata già due volte, prima con la serie cinese Three-Body del 2023 e ora con Il Problema dei 3 Corpi di Netflix. Non possiamo parlare con cognizione dell’approccio al materiale da parte della prima, ma quando si tratta della seconda, la “hard sci-fi” funziona sorprendentemente bene. Sfortunatamente, lo show sembra rendersene conto solo alla fine della sua corsa.
Benioff, Weiss, Woo e compagnia bella sembrano infatti andare ne panico quando si tratta di tradurre le stranezze del libro di Cixin Liu e non si fidano del fatto che il pubblico possa essere immediatamente in sintonia con tutta quell’inebriante matematica.
Abbandonando l’unico personaggio di spicco del romanzo, una scienziata cinese, a favore di cinque fisici occidentali noti come “Oxford Five”, Il Problema dei 3 Corpi opta inizialmente per un dramma umano piuttosto che per un’esplorazione scientifica. Questo cambiamento fa inevitabilmente partire gli 8 episodi col freno a mano frustrantemente tirato, un’inerzia da cui lo show non si riprende praticamente più.
In ogni caso, Il Problema dei 3 Corpi inizia in modo emozionante ed enigmatico con un flashback della Rivoluzione culturale cinese. Durante una sessione di lotta all’Università Tsinghua di Pechino nel 1966, l’adolescente Ye Wenjie (Zine Tseng) è costretta a confrontarsi con il trionfo dell’ideologia sulla razionalità, mentre i suoi compagni inveiscono contro i mali anticomunisti dell’istruzione.
La serie torna poi ai giorni nostri, nella Londra del 2024, dove i nostri cinque capoccioni di Oxford: Jin Cheng (Jess Hong), Saul Durand (Jovan Adepo), Auggie Salazar (Eiza González), Jack Rooney (John Bradley) e Will Downing (Alex Sharp), cercano di capire perché la scienza è improvvisamente “in panne”. Tutti gli acceleratori di particelle del pianeta producono infatti risultati in contrasto con le leggi fisiche conosciute.
Come se non bastasse, importanti scienziati muoiono in tutto il mondo e l’investigatore Da Shi (Benedict Wong) e il suo misterioso capo Wade (Liam Cunningham) guidano la carica per ottenere delle risposte.
La storia di Ye Wenjie nel passato si interseca così con quella degli Oxford Five nel presente e Il Problema dei 3 Corpi si rivela essere il messaggino più spiacevole mai inviato. Ci sono anche uno strano gioco in VR e alcune allucinazioni visive, tanto perché siamo nel campo della fantascienza.
Al di là del mero aspetto visivo – frutto di un budget non esiguo – Il Problema dei 3 Corpi sembra allora incamminarsi lungo il binario della delusione nelle prime battute, e si lascia andare al peccato mortale che affligge molti prodotti in streaming negli ultimi tempi: è macchinoso e poco interessante.
Nonostante l’ampio background televisivo dei suoi creatori, la serie tratta i suoi primi due episodi e mezzo come mattoncini usa e getta su cui costruire una storia, piuttosto che come storie vere e proprie loro stesse. E il problema più grande è rappresentato dai ‘Cinque di Oxford’. Sebbene ci siano interpretazioni lodevoli (soprattutto di Alex Sharp), gli scienziati non passano abbastanza tempo a ‘fare scienza’.
Per fortuna, alla fine Il Problema dei 3 Corpi trova il modo di arrivare alla polpa succosa di cui si parlava, e – indovina un po’ – si tratta proprio di tutte quelle fantasticherie incomprensibili da cui lo show sembrava così spaventato inizialmente.
La seconda metà della stagione diventa così estremamente avvincente e a volte addirittura emozionante, soprattutto ogni volta che i personaggi mettono insieme le loro teste per risolvere il problema dei tre corpi.
I complicati concetti scientifici in gioco raramente risultano però troppo impegnativi o alienanti. Anzi, spesso esaltano il dramma. In uno show minore, “la cosa brutta che stava per accadere” sarebbe accaduta immediatamente. In Il Problema dei 3 Corpi non accadrà prima di 400 anni, perché questo è il tempo che la scienza dice che ci vorrebbe effettivamente. Invece di allentare la tensione, la terrificante attesa non fa che aumentarla.
Questo non vuol dire che Il Problema dei 3 Corpi sia solo gente in camice bianco che fissa un computer. Nel quinto episodio abbiamo infatti una sequenza d’azione che rivaleggia con le migliori battaglie del Trono di Spade, nonostante sia caratterizzata da poco più di una nanofibra appena visibile. Nei tre episodi finali, invece, la serie diventa difficile da interrompere e si dimostra più che all’altezza della missione di Netflix. Inoltre, si conclude con una nota soddisfacentemente incompleta, suggerendo che i produttori siano abbastanza fiduciosi in un rinnovo per la seconda (ed eventualmente terza) stagione.
Con un po’ più di fiducia nel suo soggetto, Il Problema dei 3 Corpi avrebbe potuto essere un’esperienza fantascientifica trascendente. Allo stato attuale, è comunque una soddisfacente lezione di fisica base.
Di seguito trovate il final trailer doppiato in italiano di Il Problema dei 3 Corpi, su Netflix dal 21 marzo:
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