Titolo originale: Man from Atlantis , uscita: 22-09-1977. Stagioni: 2.
Intervista a Patrick Duffy su L’uomo di Atlantide: il libro sequel, lo ‘sgarbo’ di Aquaman (esclusivo)
18/04/2024 trailer news di Alessandro Gamma
Il protagonista della serie sci-fi degli anni '70 ricorda l'esperienza sul set e parla delle sue idee per tenerne viva la memoria
Ospite d’onore al Comic-Con di Praga 2024, abbiamo avuto modo di parlare un po’ con Patrick Duffy (notissimo al grande pubblico per Dallas e Una bionda per papà) di uno dei suoi primissimi ruoli, quello di Mark Harris, protagonista della serie di fantascienza L’uomo di Atlantide (Man from Atlantis), in onda per 17 episodi durante la stagione 1977-1978.
Potrebbe condividere qualche ricordo di L’uomo di Atlantide, in cui lei interpretava una sorta di supereroe ante litteram. In tal senso, la Marvel mise addirittura in commercio una serie a fumetti durata alcuni numeri. E oggi i cinecomic sono una realtà molto consolidata a Hollywood …
L’uomo di Atlantide fu il mio primo lavoro in televisione. All’epoca ero un carpentiere. Stavo ricostruendo una barca e contemporaneamente facevo i provini. Quando ottenni la parte in L’uomo di Atlantide, misi in pausa la barca e iniziai la mia carriera.
Quello show poteva essere fatto solo da una persona giovane. Avevo 26 anni, credo, quando cominciai le riprese. Era fisicamente molto impegnativo, perché al tempo non c’erano certo tutti gli effetti speciali che abbiamo oggi. Se ti dicevano: “Salta dall’edificio nell’acqua fredda”, dovevi saltare davvero dal dannato edificio dentro l’acqua fredda.
Non potevi semplicemente andare davanti a un green screen e poi all’improvviso … Al giorno d’oggi la gente vede L’uomo di Atlantide e chiede: “Come hanno fatto a far muovere i tuoi capelli come se tu fossi sott’acqua?”. E io rispondo: “Beh, mi hanno messo sott’acqua, ecco come han fatto!”.
Fu estremamente difficile da girare, ma è stato fantastico. Ero giovane ed ero un eroe dei fumetti. Come hai detto, la Marvel mise anche in commercio dei fumetti di L’uomo di Atlantide. Ne uscirono sei numeri credo, che per me furono strepitosi. Un’azienda produttrice di giocattoli voleva creare una linea ispirata alla serie, ma poi venne cancellata prima che potessero entrare in produzione. Tutto questo è meraviglioso.
Poi, quando la serie venne chiusa, iniziai subito a lavorare a Dallas, e non ci pensai più. L’uomo di Atlantide è comunque sempre rimasta nella mia mente, perché ritenevo che mancasse qualcosa che non era stato raccontato. E così scrissi un libro intitolato L’uomo di Atlantide: Il Ritorno (The Man From Atlantis: The Return). È molto più fantascientifico rispetto alla versione alla Batman di Adam West che era diventata la serie prima della chiusura.
A un certo punto portai il libro alla Warner Bros. Era il periodo agli albori dei cinecomics che stava realizzando la Marvel. Glielo portai per proporgli la mia idea. Io sarei stato troppo vecchio per interpretare una parte – e non è che ne volessi farne parte – ma pensavo che avrebbero dovuto provarci.
Erano gli anni in cui la Warner Bros stava sviluppando il primo film di Aquaman, che poi divenne un grande successo. Mi dissero: “Non possiamo gestire due progetti contemporaneamente“. Così il mio film passò in secondo piano. Ma tutte le cose che avevo scritto avrebbero potuto essere realizzate facilmente con la tecnologia moderna. L’immaginazione è l’unico parametro con cui si deve fare i conti. Quindi mi sarebbe piaciuto farlo.
In ogni caso, non ho rimpianti. Certo, sarebbe stato bello. Ma ho visto pubblicato il mio piccolo libro, che ha venduto forse 12 copie. Tutto accade al momento adatto. Se si ha l’atteggiamento giusto, credo che si possa creare valore da ogni circostanza della propria vita. E quello appena descritto è un esempio per me.
Di seguito trovate l’incontro integrale con Patrick Duffy al Comic-Con di Praga:
© Riproduzione riservata