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Voto: 6.5/10 Titolo originale: ONE PIECE , uscita: 31-08-2023. Stagioni: 2.

One Piece: la recensione della serie live action di Netflix che rende reale il mondo di Eiichirō Oda

31/08/2023 recensione serie tv di Gioia Majuna

La mastodontica saga piratesca cambia medium e sfida i pregiudizi, per un risultato niente affatto tragico come per altre operazioni simili del passato

one piece serie netflix 2023

Gli adattamenti cinematografici e televisivi di storie tratte da altri media affrontano sempre un percorso in salita. Anche le trasposizioni più fedeli possono infatti arrivare ad irritare i fan sfegatati del materiale di partenza o indurre il pubblico a mettere in dubbio il senso stesso di queste operazioni.

Anime e manga giapponesi hanno avuto periodi ancora più difficili su questo fronte, poiché i loro adattamenti live-action non solo devono capire come portare apparentemente in vita dei cartoni animati, ma anche prendere in considerazione una moltitudine di delicate questioni culturali.

Per questo, il pubblico è abituato a ignorare gli adattamenti di anime in live-action dopo essere rimasto scottato per decenni da progetti del calibro di Dragon Ball Evolution, Death Note, Ghost in the Shell, Cowboy Bebop e il recentissimo film de I Cavalieri dello Zodiaco (la recensione), mentre le versioni dal vivo di Yu degli spettriMy Hero Academia sono già in fase di sviluppo.

Anche quando il Giappone stesso si mette a produrre anime live-action decenti, come Gintama, Kenshin – Samurai vagabondo, The Disastrous Life of Saiki K, o uno qualsiasi degli adattamenti di Takashi Miike (JoJo’s Bizarre Adventure: Diamond is Unbreakable, As the Gods Will ecc.), spesso risultano troppo isolati e realizzati esclusivamente adatti al pubblico locale o per le fanbase preesistenti delle serie piuttosto che per i gaijin.

Persino registi visionari come le sorelle Wachowski o Robert Rodriguez hanno faticato a offrire esperienze capaci di soddisfare tutti, come nel caso di Speed Racer e Alita: angelo della battaglia. Si tratta di parametri difficili da superare e che spesso sembrano destinati a portare all’inevitabile fallimento.

one piece posterTuttavia, One Piece di Netflix traccia ora una nuova rotta che rispetta il materiale di partenza e chiama a bordo il giusto gruppo di menti creative – tra cui lo stesso mangaka Eiichirō Oda – per assicurarsi che questo ambizioso adattamento live-action in 8 episodi da un’ora navighi con fiducia verso il successo invece che affondare lungo la rotta del Grande Blu.

Ormai abbiamo imparato che un budget elevato non equivale a un buon prodotto. Semmai, i budget di produzione gonfiati e le aspettative di botteghino irrealistiche, in cui un miliardo di dollari è un traguardo e non un motivo per festeggiare, stanno diventando uno dei maggiori problemi dell’industria cinematografica americane.

Detto questo, un live-action di One Piece non può essere realizzato a basso costo e Netflix non solo lo ha capito per tempo, ma è stata particolarmente generosa su questo fronte. Il budget di One Piece è stato stimato in 18 milioni di dollari per episodio, il che significa che l’intera stagione ha  potuto godere di un budget approssimativo di 144 milioni di dollari. Questo fa di One Piece una delle serie più costose mai prodotte da Netflix (dietro solo a Stranger Things), con un budget per episodio superiore a quello di Il trono di spade, Mandalorian e The Sandman.

Questo ammasso di denaro è molto visibile sullo schermo e One Piece vanta effetti speciali, costumi e scenografie impressionanti, che si sforzano di raggiungere uno standard più elevato della media, che sembri autentico sia per le coreografie dei pannelli colorati dell’anime che delle pagine disegnate del manga.

Le scene d’azione hanno spazio per respirare adeguatamente e sono spesso presentate come lunghe sequenze one-take che mostrano appieno il caos e la personalità di queste battaglie piuttosto che nascondere questo lavoro attraverso tagli veloci di montaggio.

Una marcata differenza tra un risultato che sta a galla e uno che invece affonda, si veda l’esempio della sciagurata Cowboy Bebop (la recensione). La produzione di One Piece ha chiesto a gran voce di rigirare alcune delle sequenze d’azione più importanti della prima stagione per soddisfare meglio le aspettative di Eiichirō Oda e non perdere così i momenti più iconici della saga piratesca.

Per dirne uno, lo scontro tra Luffy (Iñaki Godoy), Nami (Emily Rudd) e Zoro (Mackenyu) contro Bagy (Jeff Ward) appare dinamico e genuinamente diverso da qualsiasi altro combattimento tra tizi coi superpoteri visto al cinema o in televisione. Altrettanta cura è stata dedicata all’assalto di Cappello di Paglia contro l’uomo squalo Arlong (McKinley Belcher III) e la sua ciurma acquatica di malfattori.

Queste lotte sono abbastanza insolite da dover convincere a proseguire i neofiti, e magari incoraggiarli a consultare il materiale di partenza di One Piece per scoprire ancora di più il caos insito in questo bizzarro universo. In questa prima stagione ci sono solo brevi scorci delle leggendarie bestie marine di One Piece, ma superano comunque le grandiose creazioni in computer grafica che sono apparse in altre serie fantasy di prestigio su Netflix come Mercoledì o Jupiter’s Legacy.

È  in questi dettagli che la serie live action di One Piece si dà da fare, ed è apprezzabile come si cimenti di petto in queste imprese insidiose invece di tracciare una rotta diversa per evitarle del tutto e scampare le trappole.

Oltre ai soldi che appaiono sullo schermo, Netflix ha dato a One Piece una seria spinta di marketing che supera i suoi sforzi passati. Sono infatti stati messi in piedi grandi blitz pubblicitari su scala internazionale che sfruttano il rabbioso entusiasmo del fandom di Cappello di Paglia.

Netflix ha persino lanciato un proprio podcast di anime e manga, MANA, in concomitanza col debutto di One Piece. Il team creativo dello show ha partecipato a questa nuova tangente del fandom e intende posizionare One Piece come l’inizio di una svolta nelle produzioni di anime e manga in live-action.

one piece serie netflix 2023Iñaki Godoy è stato persino sulla copertina di un recente numero di Weekly Shonen Jump in Giappone insieme alla sua controparte manga. È estremamente raro che una persona in carne e ossa appaia sulla copertina della rivista ed è un’altra (costosa) misura pubblicitaria presa con One Piece che non era stata tentata coi ‘cugini’ Cowboy BebopDeath Note.

Forse non lo sapete, ma questo team creativo non è stato il primo a tentare di realizzare un live-action di One Piece. Eiichirō Oda aveva delle riserve e delle avvertenze in merito, e ha dato un forte contributo e ha aiutato personalmente a elaborare le modifiche ‘ammissibili’, piuttosto che farle apportare arbitrariamente da altri.

Il mangaka è stato particolarmente attento a non modificare le storie dei personaggi e i poteri del Frutto del Diavolo, cosa che sarebbe potuta accadere se la serie fosse stata affidata a mani meno rispettose. Ha anche insistito per effettuare dei reshoot per risolvere i problemi, piuttosto che accontentarsi di qualcosa di inferiore alla perfezione. Matt Owens, lo showrunner, ha raccontato candidamente come Eiichirō Oda sia stato inizialmente molto duro con loro e come ci sia voluto del tempo per trovare il ‘ritmo’.

Sono state fatte anche interviste approfondite che hanno messo in risalto il coinvolgimento di Eiichirō Oda e lo hanno usato come ‘strumento pubblicitario’, cosa che non era mai stata fatta prima. L’equivalente più vicino è stato quando per Cowboy Bebop Netflix aveva chiesto l’aiuto di Yoko Kanno per la nuova colonna sonora, ma non è esattamente la stessa cosa.

Il primo trailer di One Piece è stato addirittura lanciato assieme a una lettera personalizzata di Eiichirō Oda, dando alle sue parole lo stesso peso del filmato vero e proprio che mostrava la serie. Questo non solo è atipico, ma è l’estremo di ciò che è accaduto con Cowboy Bebop un paio di anni fa, quando Shinichiro Watanabe aveva successivamente criticato l’adattamento per essere andato così lontano dal bersaglio.

Anche il casting è una componente cruciale in qualsiasi adattamento di anime live-action e un elemento che può immediatamente far fallire un progetto in casi come Ghost in the Shell o Dragon Ball Evolution. Qualsiasi produzione internazionale di questa natura deve rispondere a domande riguardanti l’eredità dei personaggi originali e la loro importanza. Nel caso di One Piece, il creatore si è occupato specificamente di come dovevano essere ritratti i protagonisti, il che ha portato a un promettente cast eterogeneo che evita le insidie del passato, come un cast di soli bianchi o un cast di soli attori stranieri che il pubblico americano ed europeo non riconoscerà. One Piece ha trovato un equipaggio che dovrebbe essere apprezzato dal pubblico internazionale.

Olgtre ai già citati Iñaki Godoy (Luffy), Mackenyu (Zoro) ed Emily Rudd (Nami), abbiamo Jacob Romero Gibson come Usopp e Taz Skylar come Sanji. Anche Ian McShane entra in One Piece nelle vesti di eloquente narratore. Godoy e il resto del cast non hanno nascosto la loro passione per il materiale di partenza. Ci sono stati persino degli scambi di commenti su Instagram in cui questi attori hanno fatto delle profonde dissertazioni sul manga, che indicano un forte attaccamento e non solo un interesse passeggero o un’abbuffata casuale attraverso una manciata di episodi / tankobon.

one piece serie netflix zoroÈ difficile non cogliere allora l’entusiasmo del cast e per quanto ci tengano a far bene, rispetto all’apatia o all’ignoranza che si è riscontrata in altri progetti di anime live-action.

One Piece non è certo il primo adattamento di un anime in live-action, ma è abbastanza unico nel senso che è l’unico che parla di una improbabile ciurma di pirati squinternati. Certo, abbiamo già avuto prodotti interessanti come Black Sails e Our Flag Means Death, ma nulla si questo tipo. E comunque, almeno non sono i soliti prevedibili e usurati supereroi in calzamaglia.

Ogni volta che gli episodi si svolgono sull’oceano, One Piece beneficia di un respiro più ampio. Le stravaganti creature marine e i mostri fanno sì che la serie ricordi Pirati dei Caraibi, o addirittura Peter Pan e Il Quinto Elemento. Di questo dovrebbero beneficiarne tutti gli spettatori, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno familiarità con One Piece, il che è certamente un ostacolo in meno da superare.

Certo, One Piece è basato su un anime fantastico e irrealistico e non ha mai cercato di nasconderlo, ma è anche una divertente serie d’azione piratesca di per se. Ha reclutato in tal senso persino un regista di Black Sails, Marc Jobst, per dirigere le prime due puntate e la sua esperienza nel campo dei pirati e del fantasy fa sì che One Piece si indirizzi per il verso giusto proprio grazie a qualcuno che sa come muoversi in quei territori.

In passato è stato facile prendere in giro gli anime live-action semplicemente perché è spesso innaturale tradurre l’energia di un cartone animato nel mondo reale e l’effetto cosplay è in agguato. Questo diventa un compito ancora più impossibile quando il materiale dovrebbe essere cupo o serioso. Ne derivano spesso disastri in termini di atmosfere, come nei casi di Cowboy Bebop, I cavalieri dello zodiaco, Death Note o Dragon Ball.

In ogni caso, One Piece affronta anche alcune idee più ‘pesanti’ e racconta splendidamente il tragico incidente autolesionista riguardante il tatuaggio di Nami, senza compromessi. Tuttavia, si tratta di pur sempre di un prodotto che, in ultima analisi, parla ai più giovani (di età e di spirito …), abbracciando la follia sopra le righe del materiale originario. Questa energia è anche più facile da ‘vendere’ e da rendere accattivante, senza che risulti imbarazzante o fuori luogo, come invece spesso succede negli adattamenti anime auto-seriosi.

one piece serie netflix rubberNon va poi scordato che ci sono serie animate come Cowboy Bebop costituite da appena un paio di dozzine di episodi, per cui diventa facile per una serie live-action non solo eguagliare quel totale, ma superarlo dopo poche stagioni (ammesso che di facciano …). Si può allora dire che One Piece non dovrà mai preoccuparsi di questo aspetto, dato che l’anime ha attualmente raggiunto il numero impressionante di 1073 episodi.

La prima stagione di One Piece di Netflix copre l’arco narrativo della Saga dell’East Blue, che corrisponde all’incirca ai primi 60 episodi del cartone. Si tratta di una fetta considerevole di materiale per appena otto episodi che non risultino affrettati, ma anche ad un ritmo più veloce servirebbero – ovviamente – decine di stagioni per coprire adeguatamente l’anime.

Un’impresa mastodontica e inutile, pertanto il live-action di One Piece sarebbe negligente se non adottasse un piano di battaglia rivisitato, anche se con il contributo del creatore Eiichirō Oda. Così, si aprono direzioni imprevedibili (speriamo non alla The Walking Dead), che tolgono un po’ di pressione sulle aspettative, forse.

Insomma, questo per dire che il live-action di One Piece non intende sostituire l’anime, ma semplicemente esistere come un’affettuosa opera di accompagnamento che spinga chi non l’ha mai fatto a cercare il materiale di partenza. È questo il più grande risultato e il ‘lusso’ che manca alla maggior parte degli anime live-action, ma che dimostra lo status di evergreen di One Piece e il motivo per cui dopo oltre 25 anni continua a ispirare nuove serie, che si tratti di manga, anime o produzioni live-action americane.

Di seguito trovate il full trailer italiano della prima stagione di One Piece, nel catalogo di Netflix dal 31 agosto:

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