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Voto: 6/10 Titolo originale: Ratched , uscita: 18-09-2020. Stagioni: 1.

Ratched (stagione 1): la recensione della serie di Ryan Murphy (per Netflix)

18/09/2020 recensione serie tv di Marco Tedesco

Sarah Paulson, Sharon Stone e Vincent D'Onofrio sono tra i protagonisti dello show originale che racconta - alla maniera dello showrunner - le origini dell'antagonista principale del romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo

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Ammantato da una fotografia glamour e da lussuosi costumi d’epoca, la nuova serie creata da Ryan Murphy (American Horror Story, Nip / Tuck) in esclusiva per Netflix, Ratched, racconta la sordida storia di Mildred Ratched, l’infermiera militante e insensibile resa famosa dal film Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman (tratto a sua volta dal romanzo di Ken Kesey).

Conoscendolo, era facile prevedere che la versione pensata dallo showrunner del personaggio sarebbe stata – come poi in effetti si è dimostrata – roboante e campy, infarcita di freaks e momenti assurdi, ma con un numero di episodi inferiore (sono 8 in totale) e un andamento più serrato, svelare le di lei vere intenzioni ed entrare nella sua testa avrebbe potuto trasformarsi in un’impresa elettrizzante. Invece, piuttosto che deliziosamente selvaggia e sopra le righe come altri prodotti precedenti, finisce per assomigliare a una parodia ad alto budget e poco riuscita di un tipico prodotto di Ryan Murphy. Quasi tutte le scelte creative, dagli spunti musicali radiofonici all’uso dello split screen, sono inelegantemente esagerate, come se gridassero al pubblico “Qui! Guardate qui! Questa cosa è importante!”.

Sarah Paulson è corpo e anima della serie, e Ratched, che è stata scritta quasi interamente dal praticamente esordiente Evan Romansky, deve molto di ciò che davvero funziona in essa alla sua performance. A partire dal 1947, ben più di un decennio prima che abbiano luogo gli eventi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, lo show ci presenta una Mildred Ratched più giovane e affabile, una donna che insiste per essere chiamata col nome di battesimo, ma che è comunque già piena di segreti. L’attrice 45enne eccelle in particolare nel mostrare i molti intenti contrastanti del personaggio attraverso il minimo cambiamento delle espressioni facciali.

ratched serie netflix 2020 posterMildred arriva per lavorare col dottor Hanover (Jon Jon Briones), un uomo stimato ma sfuggente che schiva gli obiettivi amorosi della sua caposala, l’infermiera Betsy Bucket (Judy Davis, che inizia in modo stridente, diventando più divertente da osservare con l’incedere degli episodi). La struttura ospita, in mezzo ad altri pazienti molto meno pericolosi, un individuo accusato di omicidio, il camaleontico Edmund Tolleson (Finn Wittrock).

Cynthia Nixon offre un insolito – ma apprezzabile – cambiamento nei panni dell’addetta stampa gay Gwendolyn Briggs, la vera mente dietro a qualsiasi reale finezza politica dell’incompetente governatore, il misogino George Wilburn (Vincent D’Onofrio). Sharon Stone assume invece il ruolo che solitamente sarebbe stato di Jessica Lange interpretando Lenore Osgood, una ricca signora di mezza età con scimmietta al seguito che ha un conto in sospeso con il dottor Hanover.

I rari sguardi sulla vita queer sotto copertura negli anni ’40 sono misurati, tranquilli e affettuosi, specialmente quando sono incentrati su Gwendolyn e sui suoi viaggi in un bar / rifugio per lesbiche o in un ristorante dove nessuno guarderà con sospetto una donna che nutre sentimenti per un’altra donna. Viene anche gettato uno sguardo agghiacciante, e fin troppo credibile, agli albori della ‘terapia di conversione‘, prima ancora che fosse chiamata così, con la fisicamente pericolosissima immersione nel ghiaccio (non che quella in acqua bollente sia migliore …).

Scelte così grandi da mettere a dura prova la sospensione dell’incredulità di chi guarda – come una danza tra il personale e i pazienti, o il personale che commette più volte omicidi nel corso dei primi episodi – minano tuttavia la brutale realtà del sistema di assistenza sanitaria mentale americano dell’epoca. Gli spettatori più ‘superficiali’ sarebbero pure perdonati se pensassero che una procedura medica che comporta l’infilare uno strumento medico che assomiglia a un rompighiaccio fino al cervello possa essere fittizia quanto un dottore che cuce gli arti di un altro uomo su un paziente dentro una stanza d’albergo.

Purtroppo, avrebbero però torto. Sono molte le stridenti scelte narrative di Ratched che servono solamente a guidare gli spettatori a quella conclusione sbagliata.

Una paziente (una notevole Sophie Okonedo) incarna la versione televisiva del disturbo di dissociativo di identità, spostandosi da un alter ego maniacale sempre più esplosivo a quello successivo in un batter d’occhio. La recitazione è efficace, nel senso che – quasi certamente – era esattamente ciò che Ryan Murphy le ha chiesto come creatore della serie (e regista occasionale di alcuni episodi), ed è impossibile smettere di guardarla.

Assistiamo a una gamma di cambiamenti, da timida donna adulta a voce infantile, fino a invasata che corre per la stanza. Tuttavia, sembra una soluzione dal facile impatto scenico. Una rappresentazione, tanto ben eseguita quanto imprecisa, che rende difficile considerare i suoi meriti al di là delle mere implicazioni narrative dello show. Data la pigra inesattezza del tutto, ci si dovrebbe quindi chiedere se Ryan Murphy ed Evan Romansky si stiano prendendo davvero sul serio quando affermano di star effettivamente criticando il sistema con Ratched.

L’unico tema che Ratched riprende bene da Qualcuno volò sul nido del cuculo è il modo in cui Mildred usa la sottile vergogna per controllare le persone, al punto che la maggior parte non si rende nemmeno conto di essere controllata. Era questo il modo in cui manteneva la sua presa ferrea sulla struttura nel film del 1975, umiliando tutti, dai pazienti agli infermieri, ed è così che si insinua qui in ogni sorta di situazioni in cui non dovrebbe – almeno all’apparenza – centrare. Sarebbe lecito chiedersi che aspetto avrebbe avuto la serie se solo si fosse appoggiata di più alle origini della contorta psicologia della protagonista e avesse abbandonato la via sensazionalistica degli omicidi, del caos e della fotografia tendente al verde smeraldo.

ratched serie netflix 2020Ratched insegue, in ogni frangente, la versione più salace della storia raccontata, incaponendosi in una stagione che incede faticosamente in cui gli spettatori accuseranno probabilmente il peso di ogni minuto di ogni episodio.

Piuttosto che un’accusa contro il sistema sanitario americano, Ryan Murphy sembra voler tenere il piede in due scarpe (quella dell’exploitation e quella del dramma), cogliendo ogni opportunità per mostrare la saliva che gocciola dalla bocca dei pazienti e lasciando intendere che le persone con problemi di salute mentale siano squilibrate o addirittura un ‘peso’.

L’abilismo fa capolino in Ratched, ma non è esagerato – un preciso tema musicale risuona quando si scopre che qualcuno è un amputato; un inserviente con una deturpazione facciale (Charlie Carver) viene utilizzato per spaventare Mildred – e il pubblico – in uno dei primi episodi. Una critica esagerata per un prodotto di intrattenimento ‘alla Ryan Murphy’? Insomma.

È un peccato, perché i momenti di orrore più efficaci non provengono dalle luci evocative o da Finn Wittrock che brandisce un coltello sulle note di una melodia drammatica. È guardare un uomo lobotomizzare quattro persone mentre il pubblico guarda impaziente, tutti entusiasti di vedere l’ultima innovazione nel campo della scienza. È la consapevolezza che sì, la lobotomia del punteruolo è reale, anche se il dottor Hanover non lo è, ed è stata praticata su circa 50.000 disgraziati negli Stati Uniti – e molti altri in tutto il mondo.

Piuttosto che un’esplorazione approfondita e ‘seria’ di come sia nata l’infermiera fredda e sfaccettata che tutti quanti amiamo odiare (pensate ad esempio all’episodio della backstory della zia Lydia in Handmaid’s Tale), Ryan Murphy ed Evan Romansky optano – magari non del tutto inaspettatamente – per un sogno febbrile così esagerato e cartoonesco che finisce per oscurare anche i suoi momenti migliori.

Il tipo di orrore perpetrato da una Stepford Wife laureata in medicina è tanto più inquietante per il suo realismo che un intervento chirurgico al cervello non autorizzato in una camera d’albergo e dell’indurre un essere umano al suicidio. Nonostante le impressionanti prove del cast e gli splendidi costumi e scenografie, Ratched si rivela in definitiva una storia delle origini insoddisfacente, piuttosto che un piacere sostanziale o anche solo colpevole.

Di seguito trovate il trailer finale in italiano della prima stagione di Ratched, che sarà nel catalogo su Netflix dal 18 settembre: