Home » TV » Horror & Thriller » Squid Game 3: Lee Jung-jae e Lee Byung-hun sul significato della neonata per il Gioco

Titolo originale: ??? ?? , uscita: 17-09-2021. Stagioni: 3.

Squid Game 3: Lee Jung-jae e Lee Byung-hun sul significato della neonata per il Gioco

29/06/2025 news di Stella Delmattino

I due protagonisti della serie hanno parlato del finale e dell'arco dei rispettivi personaggi

squid game 3 neonata

La bambina nata durante i giochi — un automa VFX con il peso e le espressioni di una neonata reale — è la detonazione silenziosa su cui si regge l’agonia finale di Squid Game 3. Il suo pianto mai udito diventa grido morale. In un’arena di morte che trasforma il dolore in intrattenimento, la nascita diventa evento-spettacolo e, insieme, atto politico.

Jun-hee/Giocatore 222 (Jo Yu-ri) partorisce in pieno massacro, e si immola per salvarla. È allora che Gi-hun (Lee Jung-jae) prende in carico quella sopravvivenza come una forma di ribellione spirituale.

«Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura, quando ho letto della nascita di questa bambina, sono rimasto anch’io piuttosto scioccato — ho pensato che fosse un elemento fantastico nella storia», racconta l’attore.

E lo è davvero: non una svolta narrativa, ma un punto di rottura. La bambina è l’antitesi del Gioco, la creatura non prevista, l’unica presenza che non ha accettato le regole. «Coloro che sono entrati nello Squid Game, i giocatori, hanno scelto di esserci — ma non è così per la bambina», osserva Lee con lucidità, evidenziando la frattura etica che trasforma la sua esistenza in un nodo morale. È lì che Gi-hun si ricostruisce: non per vincere, ma per non tradire. Non per salvare sé stesso, ma per negare al Gioco l’ultima preda.

Il simbolo è potente perché disarmato. «Una neonata rappresenta l’innocenza, e credo che ci sia un altro tema espresso attraverso la sua nascita: fa parte della lotta di Gi-hun per proteggere l’innocenza in un mondo crudele e brutale, che è quello dei giochi», aggiunge Lee. Ed è proprio in quell’innocenza esibita che risiede la contraddizione più feroce.

squid game 3 456I VIP, volti occulti del potere e del capitale, non la temono: la applaudono. Anzi, la desiderano. «E quando si vedono i VIP, sembra quasi che accolgano con entusiasmo la nascita della bambina, perché è un nuovo elemento di intrattenimento nel loro spettacolo», dice Lee, portando lo spettatore a interrogarsi sulla propria posizione. Guardare, tifare, emozionarsi: dove finisce l’empatia e dove comincia il sadismo mediatico?

Eppure non è solo Gi-hun a fratturarsi. La presenza della bambina incrina anche la corazza del carnefice. «Con la nascita della bambina, il Front Man è sicuramente scosso profondamente, qualcosa dentro di lui viene smosso», ammette Lee Byung-hun. In-ho, l’ex vincitore divenuto sovrano del Gioco, non è immune. Dietro la maschera c’è una biografia spezzata, forse un’altra figlia, forse un dolore antico.

Ufficialmente, inserisce la neonata nel programma per compiacere i VIP. «L’impostazione di base della storia è che lui include la bambina nei giochi per intrattenere i VIP. Tuttavia, credo che, in profondità, sotto tutto questo, una parte di lui lo faccia perché vuole darle una possibilità, vuole che la bambina sopravviva», rivela l’attore, scavando in una zona d’ombra dove pietà e controllo si fondono.

Il confronto finale tra Gi-hun e il Front Man non è un duello fisico: è uno scontro di visioni sull’umanità. La maschera cade e In-ho si rivela come l’amico che ha tradito tutto: «Il livello di tradimento e la sensazione di rendersi conto di essere stato deriso, ingannato, preso in giro quasi, e capire che quella è la persona che ha ucciso il suo prezioso amico, Jung-bae — penso che le emozioni che ho provato come Gi-hun in quel momento, anche rispetto a tutti i miei personaggi precedenti nella mia carriera, siano tra le più intense…». Non è rabbia, è collasso. La vendetta cede il passo alla nausea.

E proprio allora, In-ho mette alla prova Gi-hun con l’offerta definitiva: fare ciò che lui stesso fece anni prima — uccidere tutti per salvare sé e la bambina. Ma dietro quel gesto c’è un esperimento psicologico: «Anche se è vero che una parte di lui vuole davvero salvare Gi-hun e la bambina, ancor più forte è il suo intento di far crollare completamente le convinzioni di Gi-hun…», afferma Lee Byung-hun.

È un’implosione annunciata. Se Gi-hun cedesse, se si sporcasse le mani, In-ho avrebbe la conferma che nulla può essere salvato. «Se Gi-hun avesse fatto ciò che In-ho ha fatto in passato… probabilmente questo avrebbe gettato In-ho in una disperazione ancora più profonda… perché ciò proverebbe solo che non c’è speranza.»

Ma Gi-hun non cede. Non si salva. Muore per permettere alla bambina di sopravvivere. E in quel gesto, l’intero sistema si incrina. Dove In-ho ha ucciso per vivere, Gi-hun muore per far vivere. Non è redenzione, è sovversione. Non è morale, è gesto radicale.

La bambina resta: muta, finta, eppure inviolabile. Una creatura programmata come spettacolo che diventa profezia vivente. In un mondo fondato sulla morte come spettacolo, l’unico atto davvero rivoluzionario è proteggere la vita. Non perché serve. Ma proprio perché non serve a niente. Ed è in questa inutilità assoluta che brilla — finalmente — una scintilla di umano.

Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano della stagione 3 di Squid Game: