Il regista francese torna alle origini, provando ad aggiornare dopo oltre 25 anni il sottogenere che lo ha reso celebre, ma il risultato è un film poco plausibile o originale, che punta tutto sulla bellezza della sua protagonista
Guardando Anna, non si può fare a meno di pensare che Luc Besson abbia visto sia Atomica Bionda (la recensione) che Red Sparrow (la recensione) e poi abbia deciso di girare alla sua maniera un film di spionaggio russo con al centro una bella donna. Entrambi i suddetti titoli hanno infatti palesemente avuto un’influenza pesante sul nuovo sparatutto del regista francese, che vede la top model Sasha Luss vestire i panni di un agente segreto sovietico addestrato all’uso delle armi da fuoco, nei combattimenti corpo a corpo e nell’indossare abiti d’alta moda. L’idea di questo ‘aggiornamento’ sembrerebbe sulla carta promettente, almeno fino a quando non ci si ricorda che il filmmaker 60enne ha già esplorato superspie e assassini con risultati sublimi sia in Nikita (1990) che in Léon (1994).
Anna, prevedibilmente, sceglie quindi di giocare ‘sul sicuro’, cavalcando un filone molto in voga negli ultimi tempi a Hollywood, finendo così per adagiarsi nei territori dell’autocompiacimento di seconda mano, millantando però – sotto la patina da action duro e puro qual è – un’anima riflessiva e persino femminista. Il film supera sì il test di Bechdel, ma questo non significa che Luc Besson eviti di sfruttare il corpo della biondissima Sasha Luss in più di un’occasione per la gioia dei maschietti voyeuristi.
La storia, ambientata durante gli ultimi anni dell’Unione Sovietica, segue appunto Anna Poliatova, una ragazza povera e senza futuro nella società patriarcale moscovita, che un giorno viene reclutata dal KGB. Gestita da Alex (Luke Evans) e dalla scettica veterana Olga (Helen Mirren), Anna si allena a lungo per diventare una spietata assassina. E così, naturalmente, il suo primo incarico all’estero consiste nell’andare sotto copertura come modella a Parigi.
Luc Besson sembra crogiolarsi nel bilanciare l’assurdo mondo della moda fatto di fotografi esigenti e di pansessualità con i vari obiettivi della ragazza, l’eliminazione di molti dei quali implica che lei entri in una stanza da letto in abiti succinti o da passerella e freddi l’individuo in questione con un colpo di pistola col silenziatore. Dopo aver completato diverse missioni a Parigi, Milano e altrove, Anna si rende tuttavia conto che non uscirà mai dal giro e, per ottenere la libertà, decide di stipulare un accordo sottobanco con un agente della CIA (Cillian Murphy), che le promette il sogno di una vita che i suoi compagni sovietici le stanno negando. Ci sarà da fidarsi?
Come accennato, checché ne pensi lui, Luc Besson è meno interessato alla storia che alla costruzione di scene d’azione esplosive e complesse. Una sequenza piuttosto impressionante mostra ad esempio Anna mentre elimina una dozzina o più di scagnozzi all’interno di un ristorante affollato, e questa coreografia non può non evocare quella delle scale di Atomica Bionda.
Più tardi, la protagonista attraversa il quartier generale del KGB, spazzando via innumerevoli soldati che dal canto lodo si comportano come se non avessero mai maneggiato una pistola prima di quel momento. In generale, il regista francese gioca tutto sulla velocità, senza badare troppo alla logica e alla plausibilità di quello che avviene; e questo vale anche per il design di produzione.
I salti temporali servono comunque a spiegare le motivazioni tortuose dietro alle azioni di Anna, che passa da agente fedele a doppiogiochista, poi a triplogiochista e viceversa. Luc Besson si diletta nel ridefinire continuamente le motivazioni dei suoi personaggi con rapidi flashback o flashforward che ripristinino il presente, che è tutto nel passato.
Ma lo spettatore non ha alcun problema a seguire quanto accade. Il francese è un abile regista e, per lo meno, non si dimentica di presentare ognuno di questi salti nel tempo con chiarezza all’interno della storia generale.
Quello che non funziona è piuttosto la loro frequenza. Uno o due trucchetti temporali sarebbero stati sufficienti; ma dopo la quinta o sesta volta, diventano noiosi, se non addirittura esasperanti. Questo espediente serve la trama, garantendo adeguati colpi di scena inaspettati, ma allo stesso tempo facendo un grave torto al personaggio principale.
Il regista francese vuole disperatamente che Anna sia una protagonista complessa e stratificata, al punto che la sua sceneggiatura la paragona apertamente a una matrioska russa (è una spia, un’amante, una modella, una assassina, ecc.), ma a parte i suoi vari lavori e passatempi, o mostrandola mentre ammazza di botte innumerevoli avversari, la protagonista fa poco più che galleggiare verso dove la storia la porta. E che Luc Besson tratti Anna come un lussurioso giocattolino dato in premio ai suoi ‘superiori’ per ridicole scene di sesso, non aiuta certo a rafforzare il personaggio.
Insomma, quello che avrebbe potuto essere un intrigante film di spionaggio con un tocco europeo ad alto budget (è costato circa 35 milioni di dollari), si rivela un semplice passatempo di maniera, che punta quasi tutto sulla pruriginosità scatenata dalla sua protagonista.
In attesa di capire quando arriverà nei nostri cinema (l’uscita era prevista per lo scorso giugno …), di seguito trovate il trailer internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Anna: