Voto: 6.5/10 Titolo originale: Babygirl , uscita: 25-12-2024. Budget: $20,000,000. Regista: Halina Reijn.
Babygirl: la recensione del film a tinte erotiche di Halina Reijn
08/12/2024 recensione film Babygirl di Gioia Majuna
Nicole Kidman e Harris Dickinson sono i protagonisti di un'opera audace e provocatorio che esplora potere, desiderio e vulnerabilità con sofisticatezza, rischiando di dividere il suo pubblico
Halina Reijn, già nota per il suo lavoro provocatorio e intellettuale (Bodies bodies bodies), torna sulle scene con Babygirl, presentato in anteprima all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, un film che osa affrontare temi scomodi e attuali attraverso la lente del thriller erotico.
In un panorama cinematografico che raramente esplora la sessualità femminile con maturità e profondità, Babygirl si distingue per la sua capacità di bilanciare erotismo, tensione narrativa e riflessione sociale. Nicole Kidman e Harris Dickinson offrono performance magnetiche in una storia che provoca, affascina e costringe lo spettatore a rivedere le proprie idee su potere, desiderio e controllo.
Romy Mathis (Kidman) è una potente CEO di un’azienda tecnologica specializzata in robotica industriale. Sul piano professionale, è una figura imponente: controlla ogni aspetto della sua vita con precisione chirurgica, ma nel privato la sua esistenza è segnata da un’insoddisfazione profonda. Il suo matrimonio con Jacob (Antonio Banderas) è bloccato in una routine priva di passione, spingendola verso un’esplorazione di sé che fino ad allora aveva evitato.
La svolta arriva con l’incontro con Samuel (Dickinson), un giovane stagista dal fascino magnetico. Samuel è il catalizzatore di un viaggio intimo e pericoloso: un ragazzo sicuro di sé, quasi arrogante, che intuisce le fragilità nascoste di Romy e le sfrutta per instaurare una dinamica di dominazione e sottomissione. Questo ribaltamento di ruoli sfida la narrativa tradizionale del potere: Romy, apparentemente onnipotente, si trova in una posizione di vulnerabilità che accetta e desidera con crescente intensità.
Il rapporto tra Romy e Samuel si sviluppa in modo sorprendente, ribaltando i classici stereotipi del thriller erotico. Samuel, nonostante la sua posizione subordinata come stagista, assume un controllo emotivo e psicologico su Romy, sfruttando il suo bisogno segreto di abbandonarsi a una figura autoritaria. Questi momenti, che potrebbero sembrare grotteschi o addirittura inappropriati in un altro contesto, vengono presentati con una raffinata tensione erotica.
Una scena particolarmente significativa è quella in cui Samuel invia a Romy un bicchiere di latte durante un incontro aziendale. L’azione, apparentemente innocua, diventa un atto di controllo che destabilizza la protagonista. Episodi come questo illustrano la sottigliezza con cui Babygirl esplora il tema del desiderio femminile: non si tratta solo di sesso, ma di un complesso intreccio di potere, vulnerabilità e affermazione di sé.
Nicole Kidman offre una delle sue interpretazioni più audaci, bilanciando il ritratto di una donna forte e sicura di sé con momenti di vulnerabilità devastante. Romy è un personaggio che vive in bilico tra il controllo totale e il bisogno disperato di cedere a qualcun altro. La sua evoluzione è palpabile, e la Kidman riesce a trasmettere ogni sfumatura del suo conflitto interiore con una recitazione intensa e calibrata (e non ha caso ha vinto la Coppa Volpi).
Harris Dickinson, nel ruolo di Samuel, incarna perfettamente il fascino ambiguo del suo personaggio. Giovane, sicuro di sé e provocatorio, Samuel è sia un enigma che un’ancora per Romy, un uomo che comprende e sfrutta le sue debolezze senza mai apparire completamente trasparente. Dickinson alterna momenti di autorità a improvvisi accenni di insicurezza, rendendo il personaggio complesso e affascinante.
Babygirl non è solo un film che esplora il desiderio, ma anche una riflessione sulle dinamiche di potere nelle relazioni e nei contesti lavorativi. La relazione tra Romy e Samuel sfida le convenzioni: da un lato, Romy è una donna di potere in un mondo dominato dagli uomini; dall’altro, Samuel riesce a destabilizzarla, invertendo i ruoli tradizionali di dominazione e controllo. Il film suggerisce che il potere non è sempre legato alla posizione sociale o al denaro, ma può manifestarsi in modi più sottili e personali.
Il tema dell’automazione, che fa da sfondo alla trama, aggiunge un ulteriore livello di complessità. Samuel mette in discussione l’etica del lavoro di Romy e il suo ruolo nel promuovere un mondo sempre più disumanizzato. Questa tensione tra progresso tecnologico e umanità si riflette nel loro rapporto, che è sia profondamente fisico che sorprendentemente cerebrale.
Dal punto di vista visivo, è finemente costruito. Halina Reijn utilizza una regia precisa e stilizzata per amplificare ogni momento di intimità e conflitto. Scene come quella in cui Romy si ritira nel suo ufficio per toccare una cravatta lasciata da Samuel sono cariche di sensualità senza mai diventare volgari. La colonna sonora, ritmata e ipnotica, accompagna adeguatamente la narrazione, trasformando ogni scena in un’esperienza immersiva.
Insomma, Babygirl è un’opera che osa esplorare temi complessi con audacia e raffinatezza. Non è solo un thriller erotico, ma un’esplorazione profonda del desiderio umano, delle dinamiche di potere e della vulnerabilità. Halina Reijn dimostra ancora una volta di essere una regista capace di provocare e affascinare, creando un’opera che sfida le convenzioni e invita lo spettatore a confrontarsi con le proprie idee su sesso, potere e identità.
Con interpretazioni notevoli di Nicole Kidman e Harris Dickinson, Babygirl è un film che lascia il segno, tanto per la sua estetica quanto per la sua capacità di raccontare storie umane in modo autentico e provocatorio. Un’opera consigliata a chi cerca cinema che stimoli il pensiero e accenda i sensi.
Di seguito trovate il trailer italiano di Babygirl, nei cinema dal 30 gennaio 2025:
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