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Voto: 5/10 Titolo originale: Bad Samaritan , uscita: 19-04-2018. Regista: Dean Devlin.

Bad Samaritan: la recensione del film di Dean Devlin

07/08/2018 recensione film di William Maga

David Tennant è uno psicopatico che dà la caccia a Robert Sheehan in un blando e prevedibile thriller che ha nella sceneggiatura incerta una zavorra pesantissima

Kerry Condon and David Tennant in Bad Samaritan (2018)

Contrariamente a quanto si possa pensare, i film più difficili di cui scrivere non sono quelli che ci fanno strappare i capelli dall’esaltazione o quelli che all’opposto ci sfiancano a morte. Sono piuttosto quegli strani oggetti che non lasciano praticamente alcun impatto una volta arrivati ai titoli di coda, che si lasciano alle spalle solo una mesta alzata di spalle, qualche sorriso oppure un urlo invece che ulteriori spunti di riflessione e discussione. Bad Samaritan giunge al pubblico per gentile concessione di Dean Devlin, regista che l’anno scorso ha esordito al lungometraggio dopo una lunga carriera come sceneggiatore al fianco di Roland Emmerich con il mai troppo ingiuriato Geostorm e che vede protagonista l’irlandese Robert Sheehan (Shadowhunters – Città di ossa), attore dal sufficiente carisma capace di tenere quasi in piedi il film anche quando la sceneggiatura finisce completamente fuori dai binari e smette di obbedire alla sua ridicola logica interna.

A Portland, Oregon, il giovane Sean Falco (Sheehan) tenta di guadagnarsi da vivere come fotografo freelance. Si rifiuta di essere legato a un noioso lavoro in giacca e cravatta in qualche azienda, con grande dispiacere per suo padre. Almeno ha il sostegno della fidanzata Riley (Jacqueline Byers) nel continuare a inseguire i suoi sogni.

Tuttavia, vivere in questo mondo costa denaro, e così Sean la sera è costretto a fare il parcheggiatore in un popolare ristorante assieme al suo migliore amico Derek (Carlito Olivero). Questa attività è tuttavia solo una facciata, dato che i due, a turno, prendono ‘a prestito’ le lussuose macchine che vengono lasciate loro in custodia e ripuliscono gli appartamenti dei clienti mentre questi sono seduti a tavola di oggetti che sperano non si accorgeranno mai essere spariti. Una notte, pensano di poter fare il colpo della vita quando un ricco uomo d’affari, Cale Erendreich (David Tennant), si presenta a bordo di una Maserati e gliela affida.

Quando Sean arriva però nella villa delle meraviglie, all’interno trova una ragazza legata e imbavagliata, una scoperta che ben presto metterà in grave pericolo non soltanto la sua vita, ma anche quelle delle persone a cui tiene di più.

Nella sostanza, Bad Samaritan si propone come un gioco del gatto col topo tra un ricco psicopatico con trauma infantile (che nelle intenzioni vorrebbe essere un novello Patick Bateman, o un Dexter Morgan se preferite) e un umile benefattore un po’ bricconcello, con una spruzzata di home invasion dagli echi alla Man in the dark per irretire il pubblico in cerca di emozioni horror (che non arriveranno …). Il problema però è che il tempo passato nella casa/prigione/stanza delle torture di Cale è limitatissimo, visto che quasi subito ci si sposta in una seconda location (il tutto con una facilità deliziosamente improbabile).

Questo improvviso cambiamento è sintomatico di tutto ciò che di sbagliato si trovi nella pellicola (e specialmente nello script di Brandon Boyce). A colpire in senso negativo è soprattutto l’altalenante tono generale che spazia tra generi diversi da una scena con l’altra, non aiutato da una colonna sonora ‘emozionale’ che nemmeno stessimo guardando Will Hunting – Genio Ribelle (l’immagine finale lascia basiti in questo senso) e il cui andamento erratico finisce per impedire di tenere traccia di ciò che uno qualsiasi dei personaggi stia facendo in un dato punto del film.

Le motivazioni a monte poi sfidano ogni logica, con David Tennant che sembra un super criminale che capisce tutto in anticipo e che è in grado di fare qualsiasi cosa a chiunque e in qualsiasi momento passando completamente inosservato, tanto da arrivare a distruggere la vita di Sheehan in pochi giorni, senza dimenticare che la sottotrama riguardante la ragazza sequestrata (Kerry Condon) non è mai del tutto chiarita, o comunque resa in alcun modo coinvolgente. La posta in gioco è apparentemente abbastanza alta da costringere Sean a rischiare la propria incolumità e quella dei suoi famigliari e amici, eppure la prigioniera sembra essere molto meno in pericolo dal momento in cui lui viene coinvolto.

L’attrattiva principale dell’inutilmente lungo Bad Samaritan resta così l’osservare sullo schermo le prove dei sicuramente dotati Robert Sheehan e David Tennant, le cui strade tuttavia si incrociano in modo deciso solamente nel terzo atto – peraltro il più maldestro e assurdo -, quando ormai ogni forza e speranza hanno già lasciato da tempo il posto al rimpianto. Un azzardo, considerando che alla fine dei titoli di coda l’orologio segna i 111 minuti di durata.

Per essere onesti, il 30enne irlandese, che ha dimostrato di essere una buona spalla sia nella serie Misfits che recentemente in Mute per Netflix, si ritrova al centro dell’attenzione qui senza però essere messo in grado di esprimere tutto il suo talento e senza che si provi la dovuta empatia nei suoi confronti, mentre il 47enne britannico – che da poco sembra aver scoperto il suo lato da villain (vedere la serie Jessica Jones) – opta per una interpretazione sopra le righe che lo avvicina più al Bartemius Crouch Jr. di Harry Potter che allo spavaldo Signore del Tempo di Doctor Who.

Dopo i primi trenta discreti minuti (anche tecnicamente) non si ha molto tra le mani che riesca a trascinarci concretamente nella vicenda, specie a causa della spessa patina di cliché che la permea e che non a caso sfocia in un finale assolutamente telefonato e sfortunatamente prevedibile (e risibile). Dean Devlin, che si dimostra qui incapace anche i piccoli budget, sembra un regista convinto che stesse girando qualcosa di completamente diverso dal risultato uscito dalla sala di montaggio, almeno a giudicare dal quantomeno bizzarro accompagnamento musicale e dai bruschi cambiamenti di tono.

Ennesimo caso di trailer promozionali altamente ingannevoli, che fanno credere di entrare ad assistere a un thriller teso con sfumature da torture porn e che invece regalano una blando dramma poliziesco senza guizzi. Quel Bad nel titolo in effetti avrebbe dovuto essere un indizio …

Di seguito il trailer di Bad Samaritan, al momento ancora senza una data di uscita per l’Italia: