Voto: 5.5/10 Titolo originale: Birds of Prey (and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn) , uscita: 05-02-2020. Budget: $75,000,000. Regista: Cathy Yan.
Birds of Prey: la recensione del film di Cathy Yan, Harley Quinn torna a far danni
19/02/2020 recensione film Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn di William Maga
Margot Robbie torna sulle scene per un irriverente racconto di emancipazione femminista, che non bada granché alla sostanza e intrattiene con un buon ritmo e un'onesta dose di violenza fumettesca
È piuttosto immediato sin dal titolo stesso, soprattutto se prendiamo in considerazione quello originale, che Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn) miri soprattutto a essere un racconto di ‘emancipazione’. Parte di un fenomeno culturale più ampio che nell’ultimo decennio ha portato ad affermare l’inclusione come valore assoluto della società Occidentale, il film vede protagonista assoluta Margot Robbie, nei panni della ex ‘signora J’, che cerca di affermare la propria indipendenza una volta tornata single, presentando ogni possibile sfumatura di femminismo post-contemporaneo.
In ciò, il nuovo film della DC / Warner potrebbe affermarsi sulla scorta del Wonder Woman di Patty Jenkins con Gal Gadot (la recensione), ma in tono assai più ‘arlecchinesco’. Come nel film del 2017, ogni aspetto della produzione di Birds of Prey- che ha potuto contare su ben 75 milioni di dollari di budget -, è dominato dal gentil sesso, che occupa pressoché tutte le posizioni più rilevanti dietro e davanti alla macchina presa: la regista è Cathy Yan (According to My Mother), la sceneggiatrice che ha adattato i fumetti di Charles Dixon e Gary Frank (con risultati alterni) è Christina Hodson (Shut In), mentre tutte le eroine messe in campo sono donne e includono, oltre a Morgot Robbie, Mary Elizabeth Winstead (Helena Bertinelli / Cacciatrice), Jurnee Smollett-Bell (Dinah Lance / Black Canary), la giovane Ella Jay Basco (Cassandra Cain) e Rosie Perez (il detective Renee Montoya).
All’opposto, la gran parte delle figure maschili – eccetto forse il Roman Sionis / Maschera Nera incarnato da un eccentrico Ewan McGregor – costituiscono un mero contrappeso finalizzato più che altro a far esaltare ulteriormente le gesta e la solidarietà femminili. Il copione intero di Birds of Prey, d’altra parte, è una lunga dichiarazione – senza soluzione di continuità – di indipendenza della donna, a volte anche edificante (il finale sul pontile), altre radente la retorica più ingenua e da cliché (il rapporto disparitario tra colleghi nella polizia).
Il risultato? Di sicuro, non un capolavoro in termini d’intreccio o di dialoghi (l’eccessiva ridondanza e semplificazione del messaggio attanaglia d’altra parte il cinema americano di questi tempi), ma non si può dire che non sia in qualche modo divertente.
Basta solo staccare per un paio d’ore il cervello e lasciarsi cullare dalla cascata di scazzottate improbabili e battute camp. Per chi se lo chiedesse, non c’è alcun intento moralistico / moraleggiante (e, se c’è, non è certamente uno dei più edificanti …). Anzi, il motto di Cathy Yan (e Margot Robbie) è soltanto un generico ‘Bad girls just want to have fun‘.
Se dovessimo perciò riassumere l’essenza di Birds of Prey in poche parole, potremmo definirla ‘una battaglia tra i sessi’ in versione supereroistica, oppure, se preferite, la crisi post-rottura di una delle più matte badgirls di tutta Gotham City. Infatti, nonostante a volte si abbia la sensazione di essere in una dimensione decisamente lontana, siamo proprio nella città di Batman e del commissario Gordon, benché di loro non ci sia più la minima traccia.
Per essere più precisi, gli eventi, narrati da Harley Quinn in prima persona e rompendo la quarta parete, alla Deadpool (di cui cerca evidentemente di replicare anche lo spirito irriverente), sono di poco successivi alla missione senza speranze al centro del bistrattatissimo Suicide Squad (le cose da sapere sul film).
Se ricordate, dopo che la squadra di supercriminali – composta da Deadshot (Will Smith), Capitan Boomerang (Jai Courtney), El Diablo (Jay Hernandez), Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje) e Slipknot (Adam Beach), oltre alla fu Harleen Quinzel – assoldati dall’agente governativo Amanda Waller (Viola Davis) riesce a sgominare i piani dei meta-umani, Harley Quinn viene scortata nuovamente alla sua cella, salvo esser presto fatta evadere dal Joker (Jared Leto). In tutto ciò, Batman sembra scomparso, dunque ogni casa sembra finalmente andare per il verso giusto … finché la povera Harley si ritrova senza spiegazioni mollata dal suo amato puddin.
Questo il sintetico preambolo a Birds of Prey, che ci viene mostrato in una sequenza animata (che omaggia apertamente il fumetto e anche il primo costume di Harley Quinn rosso, nero e bianco) a riassumere le infelici avventure romantiche della nostra (anti)eroina policroma e tatuata. La troviamo quindi a cercare di affogare la disperazione nell’alcol, nelle droghe e, soprattutto, nelle risse.
E le pene d’amore non sono nemmeno il suo problema principale: a quanto pare, negli anni si è fatta parecchi nemici poco raccomandabili e, ora che non è più protetta dal Joker, in molti cercano vendetta a suon di pugni o pallottole. Primo tra tutti Black Mask, che già assapora la gioia di poterla finalmente scuoiare libero da ogni timore.
Un esercito di pazzi sanguinari che le danno la caccia e un supercattivo sadico che la vuole morta, queste sono indubbiamente le perfette premesse per quello che si rivela subito un turbine di eventi e di risse senza fine (e senza troppe pretese); ancor più, se all’insieme si aggiungono una piccola ladra che ha inconsapevolmente rubato alla malavita un gioiello di enorme valore, una misteriosa vendicatrice dotata di balestra e una cantante / autista con una “voce che uccide”.
Va sottolineato, il maggior pregio di Birds of Pray è la sua estrema leggerezza. Il ritmo è tenuto sempre piuttosto alto e non si perde mai troppo tempo in riflessioni o scene lacrimevoli. Tutto è preso invece con una certa irriverenza e con un umorismo da female buddy movie elementare e sguaiato forse, demenziale addirittura a tratti, ma che tra alti e bassi ha i suoi momenti riusciti.
Oltre a ciò, è presente una discreta dose di violenza, perlopiù gratuita e fummetesca (che insieme al linguaggio colorito ha comunque fatto guadagnare al film l’R-Rated) e alcune sequenze ipercinetiche e quasi ipnotiche, come ad esempio il forsennato scontro corpo a corpo con uno squadrone di nemici all’interno di un’attrazione del vecchio Luna Park diroccato di Gotham, coreografato non a caso da Chad Stahelski (John Wick).
Alcuni appunteranno che la trama sia sfilacciata, che proceda a singhiozzi e non sia minimamente plausibile neppure per un secondo, oppure che le scene d’azione siano al limite del metafisico e davvero poco poco credibili perfino per un cinecomic fantasioso e sopra le righe come vuole essere Birds of Prey.
Perfino il già citato Deadpool, che ci pare – con le dovute differenze – uno dei diretti punti di riferimento di questo film della DC, era meno improbabile nelle sequenze in cui il Mercenario Chiacchierone affrontava stuoli di avversari armati fino ai denti.
In Birds of Prey, durante un assalto solitario alla centrale di polizia o nell’ennesima lotta ravvicinata con ogni mezzo possibile (mazze, balestre, accette …), l’avversario di turno – sia esso criminale o poliziotto – sembra più che altro un fantoccio cartoonesco da pestare, nemmeno fossimo nella mitica serie di Batman con Adam West. Non conta quanto sia grosso o armato, la sua capacità di rispondere agli attacchi di una qualsiasi delle eroine è sempre praticamente nulla, nemmeno quando i nemici sono in numero decisamente superiore e assai più armati.
D’altra parte, bisogna pur far esaltare le doti straordinarie delle intrepide e improbabili protagoniste e, come più volte ci è chiarito nello svolgimento, nessun uomo può mettersi impunemente sulla loro strada. In tal senso, un’eccentrica e perfettamente calata nel ruolo Margot Robbie è il cuore e il motore dell’intero film, reggendo pressoché da sola tutto il peso di Birds of Prey, tra citazioni di Marilyn Monroe (che pare più Lady Gaga) e tentativi di adattarsi a una vita ‘normale’, tra doveri da sorella maggiore e di ‘mamma’ di una iena; il physique du rôle non le manca, e aiuta molto.
Molto meno d’effetto, invece, sono purtroppo le sue compagne di disavventura, stereotipate al massimo e caratterizzate svogliatamente da una sceneggiatura che non fa nulla per renderle memorabili (Mary Elizabeth Winstead, in particolare, non sembra proprio a suo agio in un ruolo che dovrebbe essere quasi comico).
Se vi rimanesse qualche dubbio sulla possibilità di rivedere la vostra villain favorita, oltre che nel già annunciato Suicide Squad 2, il finale di Birds of Prey lascia alla DC la strada aperta per possibili sviluppi ‘solisti’ futuri, sia per l’improbabile team di eroine, sia per la pazzerella Harley Quinn, che ormai non ha più bisogno di alcun Joker per mettere a ferro e fuoco impunita Gotham City.
Di seguito il trailer italiano di Birds of Prey, nei nostri cinema dal 6 febbraio:
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