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Voto: 6/10 Titolo originale: Candyman , uscita: 25-08-2021. Budget: $25,000,000. Regista: Nia DaCosta.

Candyman 2021: la recensione del film horror di Nia DaCosta

27/08/2021 recensione film di Gioia Majuna

Yahya Abdul-Mateen II è il protagonista di un 'sequel spirituale' del classico del 1992, calcando la mano sulla satira sociale ma senza dimenticare la suspense

candyman 2021 film Yahya Abdul-Mateen II

Il sequel Candyman – arrivato decisamente in sordina nei nostri cinema in un giorno di fine agosto – è un horror sull’ipocrisia, nel mondo dell’arte, nelle forze dell’ordine, nella società stessa. Basandosi sull’originale del 1992, che raccontava la storia di un uomo di colore con un uncino al posto della mano, il film diretto ora dalla relativamente sconosciuta Nia DaCosta (Little Woods) è sia pungentemente satirico che pregno di elegante suspense, illustrando come i concetti di razza e di classe sociale ancora tormentino la vita moderna (specialmente negli USA).

Prodotto e co-sceneggiato da Jordan Peele, e caratterizzato da un’incredibile performance dal 35enne Yahya Abdul-Mateen II (Aquaman), Candyman possiede un’inconfondibile rabbia incorporata nei suoi spaventi, descrivendo in modo persuasivo come gli afroamericani si sentano traumatizzati da un paese che li tratta come ‘mostri’.

Annunciato come un seguito diretto (e ‘spirituale’ …) del classico di Bernard Rose, ignora gli eventi di due modesti capitoli di metà-fine anni ’90 che avevano ampliato la storia del boogeyman, avvalendosi dell’astro nascente Yahya Abdul-Mateen II per fare appeal sul pubblico più giovane, anche se i suoi due punti di forza principali sono – probabilmente – la familiarità dei fan del genere col movie maniac del titolo titolare e il coinvolgimento di Jordan Peele nel progetto.

candyman film horror 2021 posterAnthony (Abdul-Mateen II) è un promettente pittore di Chicago che è rimasto in ‘stallo creativo’ per anni nonostante l’incoraggiamento (e il sostegno finanziario) della sua ragazza, la gallerista Brianna (Teyonah Parris). Sperando di fare appello al buon cuore dei ‘benefattori bianchi’, che bramano il realismo in associazione alle opere d’arte che trattano la povertà, l’uomo decide di basare il suo prossimo lavoro sul Cabrini Green, un progetto di edilizia urbana notoriamente sottofinanziato che un tempo ha ospitato famiglie povere nere lasciate essenzialmente sole a badare a se stesse nonostante le promesse iniziali.

Durante le sue ricerche, Anthony ascolta le storie di un residente di lunga data, William (Colman Domingo), incentrate su una figura mitica conosciuta come Candyman, che presumibilmente attaccherebbe la gente di quel luogo qualora si azzardassero a pronunciare il suo nome cinque volte davanti ad uno specchio. Incurante, Anthony fa proprio questo, scatenando – naturalmente – un incubo per il quale non è preparato.

Il film di Bernard Rose del ’92, ispirato alla storia The forbidden di Clive Barker, si era rivelato una disamina imperfetta del tema del razzismo, con Candyman inteso a rappresentare il dolore incarnato delle comunità nere emarginate. Nia DaCosta, che ha scritto la sceneggiatura con Jordan Peele e Win Rosenfeld, dà a quel commento sociale un taglio più netto, in gran parte concentrando la storia su personaggi di colore, in contrasto con la studentessa laureata bianco (interpretata allora da da Virginia Madsen).

Intrigantemente, la regista sceglie di ‘rimescolare le carte’ della vicenda già nota, a partire dal fatto che il Cabrini Green è stato demolito da tempo, il che consente ai benestanti Anthony e Brianna di vivere in un costoso condominio ubicato nella stessa zona, ignari del conflitto economico che una volta assediava quel quartiere. I tentativi di Anthony di sfruttare a suo vantaggio il triste passato della zona sono così presentati come amaramente ironici: è infatti più che felice di capitalizzare la percezione degli altri di appartenere a questo rude background se farà sembrare la sua arte più ‘autentica’.

Tuttavia, questo è solamente uno strato dell’astuta sceneggiatura di Candyman, che drammatizza anche in modo penetrante le brutalità della polizia e affonda il colpo nella pretenziosità del mondo dell’arte, illustrando costantemente le disuguaglianze tra chi è al potere e chi è alla sua mercé. Le ansie di Anthony sono vividamente illustrate – accentuate dalle lenti del direttore della fotografia John Guleserian e dalla colonna sonora silenziosamente snervante di Robert Aiki Aubrey Lowe – ma quando una puntura d’ape sulla sua mano destra diventa infetta, il film cambia marcia.

Per coloro che hanno visto il primo Candyman, la presenza delle api può significare solo una cosa – che il boogeyman armato di uncino è nelle vicinanze – e Tony Todd riprende il ruolo, col tipico sguardo ancora minacciosamente glaciale. Nia DaCosta non esagera (anzi …) nella ‘spettacolarità’ delle uccisioni, ma è abbastanza efficace nel selezionare i dettagli giusti, scegliendo i momenti più significativi per lanciare sullo schermo un po’ di gore a suggerire i letali talenti dell’ ‘uomo dei dolci’.

candyman film horror 2021Come detto, Yahya Abdul-Mateen II garantisce una meravigliosa complessità ad Anthony, che è così affamato di successo da arrivare a compromettere i suoi princìpi. L’infezione da puntura d’ape che inizia a viaggiare lungo il suo braccio offre a Candyman l’opportunità di regalare squarci di body horror, ma rappresenta anche un’elegante metafora del senso di colpa che prova per la sua grossolana ‘svendita creativa’. L’attore è sufficientemente simpatetico, pur senza farci dimenticare che, in un certo senso, il caos scatenato dal boogeyman è destinato a diventare la punizione di Anthony.

Eppure, le perplessità del film circa i comportamenti del suo protagonista non possono essere paragonate alla debole visione dei liberali bianchi “illuminati” che consentono a progetti di edilizia abitativa come il Cabrini Green di suppurare mentre loro vivono lontano e senza problemi. È in un certo senso deludente che il messaggio di Candyman si faccia decisamente pesante verso la fine, sforzandosi di fornire un ultimo colpo di scena, oltre a spiegare alcuni dei misteri dietro alle azioni del ‘mostro’.

In ogni caso, anche se il Cabrini Green non c’è più, il peso di questo villain di ‘seconda fascia’ resta: in questo sequel che cavalca saggiamente (furbescamente?) le tensioni del presente, è un promemoria delle politiche razziste passate, che letteralmente perseguita coloro che fingono che quei problemi non siano invece ancora molto presenti.

Di seguito trovate il trailer italiano di Candyman, nei nostri cinema dal 26 agosto: