Voto: 5/10 Titolo originale: Creed III , uscita: 01-03-2023. Budget: $75,000,000. Regista: Michael B. Jordan.
Creed III: la recensione del terzo film con Adonis, dirige Michael B. Jordan
01/03/2023 recensione film Creed III di William Maga
Il protagonista si sposta anche dietro alla mdp per un sequel che prova a deviare dal classico e prevedibile percorso della saga di Rocky, senza riuscirci
Un dramma sportivo che vuole riflettere sul senso di colpa, il privilegio e l’amicizia si nasconde tra i pugni di Creed III, nuovo fristrante sequel che spreca solide interpretazioni in favore di una trama assai banale. Michael B. Jordan fa il suo debutto alla regia e interpreta ancora una volta Adonis Creed, il campione dei pesi massimi ormai ritiratosi a vita privata che deve confrontarsi con il suo passato sotto forma di un vecchio e rancoroso amico (Jonathan Majors), appena uscito di prigione.
I momenti in cui questi due attori affrontano la complicata relazione tra i loro personaggi possono financo riusltare piuttosto commoventi, ma alla fine i dettami di un tipico film della saga di Rocky iniziano a prendere piede, dando vita a un’opera che cede ai cliché e all’inevitabile scazzottata decisiva del terzo atto.
Seguendo le orme di Creed II del 2018 (la recensione), che ebbe un successo commerciale addirittura superiore al primo capitolo, Creed III riporta in scena anche Tessa Thompson, che riprende il ruolo di Bianca, la moglie di Adonis, e prova a monetizzare la presenza dell’astro nascente Jonathan Majors (al cinema anche con Ant-Man And The Wasp: Quantumania) per mantenere alti fasti della nuova saga.
Dopo il suo ritiro dalla boxe, Adonis (Jordan) si sta ora dedicando al matrimonio e alla paternità e si crogiola nella sua eredità di amato campione. Ma, un giorno, rimane sconvolto per l’improvviso incontro con Damian (Majors), un ex detenuto che è appena uscito di prigione dopo essere stato incarcerato per quasi due decenni.
Grandi amici da ragazzi – Adonis guarda a Damian come a un fratello maggiore – non si parlano da anni, il che fa sentire Adonis in colpa perché la sua celebrità nella boxe era qualcosa che anche Damian avrebbe voluto. Ritrovato, Damian chiede allora al suo amico di aiutarlo a ottenere il titolo, che pensa Adonis gli debba a causa di un segreto condiviso del loro passato.
Come regista, Michael B. Jordan produce intrattenimento esteticamente curato e dal ritmo sostenuto, ma ciò che delude è che, molto spesso, Creed III accenna a essere qualcosa di più: una storia matura e malinconica di un atleta che deve adattarsi alla sua vita post-pugilistica cercando di fare pace con i dolorosi ricordi dell’infanzia.
La sceneggiatura curata da Keegan Coogler e Zach Baylin contiene la promessa di una profondità emotiva e tematica, ma alla fine si adegua alle convenzioni del franchise di Rocky, regalando al pubblico i ‘doverosi’ montaggi alternati di sessioni di allenamento e un arco narrativo prevedibile durante il quale il protagonista può dimostrare il suo valore solamente attraverso l’eccellenza atletica.
Bianca cerca di comunicare con il marito, che è così chiuso da sembrare intrappolato dal suo passato, in particolare dalla povertà e dalla violenza che desidera dimenticare. È una svolta toccante da parte di Tessa Thompson, che in questi film è stata soprattutto costretta al ruolo di fidanzata/moglie di scarso spessore.
Ma la performance più dinamica di Creed III è quella di Jonathan Majors, che interpreta Damian come un uomo indurito e silenziosamente pericoloso, che ha perso troppi anni in prigione ed è determinato a recuperare a ogni costo il tempo perduto.
Inizialmente, il malconcio Damian è una figura profondamente simpatica, che fa rimpiangere ad Adonis di aver voltato le spalle all’amico, ma questo ex galeotto sta segretamente tramando, dando vita a un colpo di scena abbastanza facile da intuire. Una volta che Damian rivela i suoi veri scopi, però, Jonathan Majors è assolutamente convincente nei panni di un pugile feroce, il cui corpo scolpito e la cui presenza imponente si possono ammirare anche nel recente Magazine Dreams.
Creed III esamina in modo molto superficiale i dubbi di Adonis sulla sua ricchezza e la celebrità. Vede quanto poco ha Damian, ma è ancora competitivo con l’amico, temendo di aver perso il suo ‘vantaggio’ lasciando che il successo lo cambiasse.
La mascolinità stessa viene esaminata in questo sequel, con Adonis che cerca di imparare come affrontare i suoi problemi senza ricorrere alla violenza – e anche come consigliare la giovane figlia non udente Amara (Mila Davis-Kent), alle prese con una bulletta a scuola.
Adonis si è fatto un nome a suon di pugni, in parte ispirato proprio da Damian, che da piccolo era il più duro dei due, ma comincia lentamente a capire che non può contare su quell’approccio per sempre.
È un peccato, quindi, che Creed III si allontani da queste interessanti idee per concludersi col solito grande – ed assurdo – match, in cui Adonis e Damian risolvono i loro problemi, guarda un po’, prendendosi a pugni.
Michael B. Jordan filma la sequenza con un brio che ricorda i film e gli anime di arti marziali e cerca di rendere la resa dei conti il più possibile emotiva e intima, una manifestazione viscerale del conflittuale legame fraterno forgiato dai due da ragazzi. Proprio come Adonis sta considerando un nuovo percorso per se stesso, Creed III flirta allo stesso modo con l’idea di liberarsi da quei contorni così familiari che hanno definito la saga di Rocky Balboa per decenni.
Ma, alla fine, sia il pugile che il film non possono fare altro che tornare sul ring mentre la folla li acclama.
Di seguito trovate il trailer italiano di Creed III, nei cinema dal 2 marzo:
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