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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Don't Look Up , uscita: 07-12-2021. Budget: $75,000,000. Regista: Adam McKay.

Don’t Look Up: la recensione del film comedy-catastrofico di Adam McKay

23/12/2021 recensione film di Giovanni Licari

Jennifer Lawrence e Leonardo DiCaprio sono i protagonisti di un'opera per larghi tratti sagace e pungente, che si aggrappa anche al mestiere del regista per portare a casa il risultato

Leonardo DiCaprio in Don't Look Up (2021)

Cosa succederebbe se la notizia dell’imminente fine del mondo irrompesse prepotentemente nello scenario odierno, in cui i social media e gli pseudo mezzi di informazione filtrati attraverso le preferenze e le condivisioni monopolizzano il pensiero collettivo?

Abbiamo imparato a conoscere Adam McKay per le sue commedie acute e satiriche dirette con maestria e dal montaggio serrato e coinvolgente. Il talentuoso regista, reo di aver abbandonato il genere prettamente più umoristico, rappresentato da commedie grottesche e geniali nel loro essere votate all’eccesso, come Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy (2004) o Ricky Bobby – la storia di un uomo che sapeva contare fino a uno (2006), sembrava aver intrapreso la strada di una narrazione più sferzante e tagliante, contornata da una forte critica al panorama socio-economico.

Purtroppo, con Don’t Look Up – passato sottotraccia nei cinema prima della messa a catalogo su Netflix – assistiamo a un sostanziale passo indietro rispetto agli alti standard settati da pellicole del calibro di Vice – L’uomo nell’ombra (2018) e, soprattutto, La Grande Scommessa (2015).

dont' look up film poster 2021Le attese erano alte, innalzate ancora di più dalle aspettative di un tema, che risulta sempre attualissimo, trattato da un maestro della narrazione come si era dimostrato essere e, ancora di più, accompagnato da un cast stellare.

La dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) scopre per caso una meteora non ancora identificata. Ben presto l’euforia della studentessa, e del suo relatore Dott. Randall Mindy (Leonardo DiCaprio), viene però rimpiazzata dal terrore di aver appreso che il corpo celeste in meno di un anno andrà inevitabilmente ad impattare contro la Terra. I due astronomi devono allora avvertire subito il genere umano dell’imminente catastrofe, trovandosi loro malgrado a scontrarsi con i nuovi mezzi di comunicazione e le potenti industrie che cercano di ricavarci sopra.

Nei panni dei due protagonisti ci sono i premi Oscar Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, che per l’occasione hanno percepito cachet da capogiro, di rispettivamente, 30 milioni e 25 milioni di dollari (il film è costato 75 in tutto …), assicurandosi una posto d’onore nella classifica degli attori più pagati a Hollywood appena sotto allo 007 Daniel Craig, che nel 2021 ha scalzato dalla vetta Dwayne Johnson.

L’attrice 31enne tratteggia una performance molto convincente nei panni di un personaggio nevrotico e sfaccettato che ben presto diventa fonte di meme e di prese in giro, senza però mai eccedere nell’overacting o nel caricaturale. DiCaprio, invece, fa un lavoro eccelso non solo sulle espressioni e sulla mimica facciale ma, soprattutto, sul tono di voce e l’impronta timbrica (da vedere naturalmente in originale), un’interpretazione che risulta impreziosita dalla vicinanza di Mindy agli ideali ‘Green’ per i quali la superstar di Hollywood sono anni che si batte strenuamente.

Non bastasse, acconto a loro troviamo un’icona di Hollywood, Meryl Streep. Purtroppo, seppur lei sia – come sempre – brillante, il suo personaggio risulta fin troppo caricato, come una battuta che si reitera all’infinito nella speranza di farle acquisire una verve esilarante che non ha. Ottima prova anche quella offerta da Jonah Hill, che si ritrova perfettamente a suo agio in un ruolo affine a quelli per cui abbiamo imparato a conoscere, e apprezzarlo, seppur connotato da una nota odiosa che si fa solo più penosa mentre Don’t Look Up avanza.

Leonardo DiCaprio, Meryl Streep, Rob Morgan e Jennifer Lawrence in Don't Look Up (2021)Nonostante le due nomination agli Oscar per L’arte di Vincere e The Wolf of Wall Street, il 38enne risulta ancora poco noto per le sue capacità attoriali, imbrigliato nel ‘pensiero collettivo’ di un attore esclusivamente prestato a caratterizzazioni esagerate e titoli prettamente comici nonostante prodotti come la miniserie Maniac abbiano abbondantemente dimostrato la sua poliedricità.

Don’t Look Up sa così di occasione sprecata, non perché in effetti sia ‘brutto’, anzi, piuttosto perché guardando oltre al risultato effettivo, i rimpianti sono tanti. Il sarcasmo pungente tipico di Adam McKay resiste fino alla metà del secondo atto, quando le battute cominciano a perdere la carica mordace, proponendo le stesse dinamiche ancora e ancora per il resto del minutaggio e agevolando in questo modo la sensazione di non necessaria reiterazione. 

A questo punto, Don’t Look Up comincia infatti a girare su sé stesso, fino a quando non ci si chiede dove la storia voglia davvero andare a parare. Il tono, come apertamente dichiarato, è quello di una commedia che, però, utilizza la cornice del tipico disaster movie che ha monopolizzato le sale cinematografiche di fine anni ’90 / inizio Duemila, per connotarsi di afflati sagacemente critici e di dramma. Riuscendoci sì, ma solo in parte, in una porzione finale che risulta effettivamente coerente.

L’attacco ad una società che chiude gli occhi davanti a un’imminente catastrofe globale è efficace, una perfetta metafora dell’immobilismo di fronte al cambiamento climatico e allo sfruttamento delle risorse umane. Ne segue un parallelismo con una generazione di uomini e di donne perfettamente consapevoli del destino verso il quale si stanno dirigendo velocemente, l’incuria per una Terra che sta sprecando le sue risorse; la fame atavica di una classe politica capitalista che cerca di spremere fino al midollo ogni potenziale fonte di guadagno e l’informazione bigotta e sviante che si esprime attraverso il volto di figure di spicco del mondo dello spettacolo piuttosto che attraverso la voce di chi la scienza la fa e la pratica quotidianamente.

Sono tutti messaggi espliciti che arrivano chiaramente allo spettatore, volenterosi di contribuire a farci aprire gli occhi su problematiche molto più vicine alla nostra vita di tutti i giorni e sul pericolo che stiamo correndo ma che, come detto, con l’andare del film si vanno a un bel po’ a diluire.

film Don't Look Up (2021)La sceneggiatura di Don’t Look Up, curata dallo stesso Adam McKay, nonostante un’ottima idea di partenza e un prologo interessante, risulta in fin dei conti poco ispirata. Le battute diventano troppo invadenti e trasformano quella che sarebbe pure una satira ficcante (sullo stile di Il dottor Stranamore e di South Park) in una specie di parodia, finendo per alleggerire un po’ troppo le atmosfere.

La durata del film (145 minuti) si fa sentire solamente nella parte centrale in cui, appunto, le dinamiche si cominciano a reiterare, ma verso la fine del terzo atto il registro muta bruscamente. Il regista colpisce, e lo fa duro, sferrando un prepotente pugno nello stomaco di chi guarda, soffocando così le risatine, sempre meno frequenti e inversamente proporzionali alla distanza della meteora, che avevano permeato la visione fino a quel momento. Cambio di tono forse troppo tardivo, sarebbe stato meglio evitare qualche gag di troppo e spingere prima sull’acceleratore dell’amara mestizia. Peccato.

Se dal punto di vista narrativo possiamo riscontrare allora più di qualche pecca, il comparto tecnico sa convincere ben di più. La regia di Adam McKay è precisa, quadrata, quasi documentaristica, ci si riesce a intravedere l’evoluzione del percorso che aveva intrapreso da La grande scommessa e, proprio come accadeva nell’opera del 2015, il montaggio di Hank Corwin (già col regista nei suoi due precedenti film), la fa da padrone.

Il succedersi delle scene il più delle volte è efficace è visivamente spettacolare, si gioca sapientemente con le sequenze alternate, sia sul lato visivo che col sonoro. Notevoli sono i molti guizzi registici, viene facilmente in mente il frenetico e angosciante scenario urbano contrapposto alla serafica calma di una normale spesa quotidiana. Purtroppo, il tono più beffardo di Don’t Look Up non riesce a diventare mai brillante e spietato come in La grande scommessa, o neanche lontanamente cattivo e cinico come nei due capitoli di Anchorman.

In definitiva, Don’t Look Up è un film tutto sommato promosso, sebbene con delle riserve, che porta a casa quel malinconico sei e mezzo che una professoressa dà ad uno studente che lei sa perfettamente essere in grado di ottenere molto di più.

Attenzione, c’è una scena post credits.

Se volete approfondire gli aspetti scientifici del film, vi consigliamo il nostro dossier, che spiega se un evento come quello raccontato potrebbe realmente verificarsi, e in che modo.

Di seguito – sulle note di Don’t bring me down della Electric Light Orchestra – trovate il full trailer italiano di Don’t Look Up, nel catalogo di Netflix dal 24 dicembre: