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Voto: 5/10 Titolo originale: Don't Worry Darling , uscita: 21-09-2022. Budget: $35,000,000. Regista: Olivia Wilde.

Don’t Worry Darling: la recensione del film fanta-horror di – e con – Olivia Wilde

21/09/2022 recensione film di Gioia Majuna

Florence Pugh, Chris Pine ed Harry Styles sono i protagonisti di un'opera assai derivativa, che depotenzia il suo messaggio molto attuale preoccupandosi più che altro dell'aspetto visivo e accontentandosi del colpo di scena

don't worry darling 2022 florence

In Don’t Worry Darling, recentemente presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, la rassicurazione del titolo cela un incubo di tipo patriarcale. La seconda fatica registica di Olivia Wilde esamina infatti la domesticità pre-femminista degli anni Cinquanta con chiari riferimenti alla satira conformista de La fabbrica delle mogli e alla paranoia di Philip K. Dick.

Con Florence Pugh e Harry Styles, che interpretano Alice e Jack, felicemente sposati, la sontuosa produzione si svolge in un’utopia senza apparente vie d’uscita in cui le libertà professate assomigliano più a una prigione, soprattutto per le donne. Si tratta di una brusca virata di genere per Olivia Wilde dopo il suo film d’esordio, la commedia adolescenziale Booksmart (2019).

Sfortunatamente, le interpretazioni convincenti e il ricco design della produzione del film saranno però probabilmente destinati a passare in secondo piano a causa del bizzarro sensazionalismo scandalistico che sta circondando la sua uscita, che eviteremo di esplorare. Ancor più deludente è il fatto che Don’t Worry Darling riesca a mantenere alta l’attenzione dello spettatore per tutta la durata, ma poi la sua bella facciata si sgretoli alla minima occhiata più attenta, rivelandone una struttura piena di buchi nella trama. Sebbene inizialmente teso e coinvolgente, né lo script di Katie Silberman (basato su una precedente sceneggiatura di Carey e Shane Van Dyke) né la regia di Olivia Wilde offrono un finale soddisfacente.

Don't Worry Darling poster film 2022Le scene iniziali sembrano uscite da un episodio di Mad Men. Un giradischi canticchia “Night Time Is the Right Time” di Ray Charles mentre tre coppie beate sorseggiano Martini e si ubriacano in modo sciatto. “Work Hard, Play Hard”: questo è il motto di Frank (Chris Pine), che ha messo in piedi questa idilliaca comunità suburbana immersa in un’isolata valle desertica.

La mattina gli uomini escono per lavorare al progetto top-secret Victory, mentre le mogli restano a casa a pulire, fare il bucato, preparare la cena e salutare i mariti alla porta con un drink in mano. Ogni tanto, le mogli assistono a una lezione di danza classica tenuta dalla gelida moglie di Frank, Shelley (Gemma Chan), che dice alle sue allieve: “Ricordate, signore, che la bellezza sta nel controllo. C’è grazia nella simmetria. Ci muoviamo come un tutt’uno”.

È un ritornello che suona come un mantra di fedele obbedienza, e la foto di Frank appesa nella scuola di danza non placa la sensazione che questo paradiso anni ’50 non sia autentico. Inoltre, la non diversità del cast non riflette affatto la realtà di quell’epoca (le minoranze asiatica e nera era tutt’altro che ben accette in certi contesti), un anacronismo che allude all’artificialità di questo mondo e all’interesse prevalente del film per il potere e il genere.

Don’t Worry Darling è tutto un secondo atto. Nel giro di pochi minuti, lo spettatore mette in dubbio la veridicità di questa patina scintillante, soprattutto dopo che Alice vede dei flash allucinatori nella sua testa, immagini di un musical di Busby Berkeley alla maniera di David Lynch (mai un buon segno …). Il film non riesce a convincerci che il suo mondo sia reale e, dopo l’inevitabile colpo di scena, c‘è poca esplorazione di ciò che sta realmente accadendo. Nel frattempo, Olivia Wilde riempie il minutaggio con un tono inquietante e con dettagli efficacemente ossessionanti. Si pensi ai cartelli della comunità che recitano: “Quello che vedi qui, quello che fai qui, quello che senti qui, lascia che rimanga qui”.

Oppure si consideri il modo in cui Frank narra gli spot televisivi e le trasmissioni radiofoniche, il modo in cui la sua azienda fornisce il cibo alla comunità e il modo in cui dichiara la sua intenzione di creare “Libertà dai regolamenti arbitrari della società”. In effetti, Frank ha una vera e propria fissa per David Miscavige (l’attuale leader di Scientolgy), come dimostrano i canti da setta alle sue feste aziendali: “Cosa stiamo facendo? Cambiamo il mondo!” e “Di chi è il mondo? Nostro!”. Ogni volta che un gruppo di uomini grida queste frasi all’unisono, sai che sei nei guai.

Olivia Wilde utilizza anche immagini raccapriccianti per il solo gusto di farlo, come quando Alice si copre occhi e orecchie con una pellicola o si ritrova schiacciata tra finestre e pareti di casa che iniziano a muoversi improvvisamente. Queste immagini non aggiungono molto al mistero, ma sono molto belle da vedere in un trailer. Per fortuna, la presenza di Florence Pugh rende l’atmosfera inquietante e ci tiene coinvolti, così come l’intensa colonna sonora di John Powell, che in entrambi i casi riportano alla mente Midsommar (2018).

don't worry darling film 2022Ben presto la situazione peggiora dopo che una vicina di casa, Margaret (KiKi Layne), alimenta i dubbi di Alice afermando alcune cose criptiche: “Perché siamo qui? Non dovremmo essere qui!”, prima di uccidersi. Tuttavia, tutti i responsabili, da Frank al suo braccio destro, il dottor Collins (Timothy Simons), insistono sul fatto che Alice non abbia davvero visto quello che pensa di aver visto.

A sua volta Alice riceve lo stesso trattamento dopo aver visto un aereo precipitare sulle colline; corre lungo terreno arido per prestare aiuto, solo per imbattersi nel quartier generale del Progetto Victory. Alice sviene e, quando si riprende, Jack cerca di dirle che nulla è mai successo. Il problema è che più Alice fa domande, più Jack la avverte che sfidare Frank e mettere in discussione la loro comunità potrebbe significare la fine della loro vita insieme.

Don’t Worry Darling potrebbe ottenere una sufficienza grazie all’attraente cast e alla splendida scenografia di Katie Byron, che ricrea l’arredamento degli anni ’50 direttamente dai cataloghi d’epoca, così come i costumi di Arianne Phillips sembrano approssimazioni glamour dello chic del dopoguerra. Harry Styles fa il suo debutto sul grande schermo con una performance capace di sfiorare il surrealismo durante un ballo dinoccolato su un palco, e Chris Pine è un Machiavelli imponente. Ma il suo personaggio non raggiunge mai la piena insidiosità, anche se è evidente che è lui a tirare le fila.

Quando Frank spia Alice che fa l’amore con Jack nella sua camera da letto, la guarda negli occhi per un momento carico di tensione che però non avrà alcun esito degno di nota. Almeno la fotografia di Matthew Libatique è fluida e luminosa, e inquadra le scene per lo più dal punto di vista di Alice, finché la sua soggettività non si spezza verso il finale.

Una volta che Dont’ Worry Darling entra in ‘modalità spiegone’, Olivia Wilde ci fornisce le informazioni necessarie per la trama mostrandoci immagini nella testa di Alice che lei non avrebbe potuto vedere. È una tattica sgraziata che confligge con quanto visto fin lì. Invece, il finale è un guazzabuglio, messo insieme in fretta e risolto in modo da sconvolgere la mente dello spettatore, ma non da farlo riflettere.

Anche se non spiegheremo nel dettaglio cosa succede in Don’t Worry Darling, diremo che non è del affatto sorprendente per chi non abbia abitato in una caverna negli ultimi 20 anni.

Don't Worry Darling (2022) filmLe allusioni più o meno consapevoli e dirette sono molto forti: si spazia da Dark City (1998) a The Truman Show (1998), passando per Matrix (1999), The Village (2004), The Island (2005), Inception (2010), Get Out (2016) e la recentissima WandaVision (2021). E l’elenco potrebbe continuare.

Nonostante la sua estrema derivatività, non si può dire che ci si annoi durante la visione Don’t Worry Darling. I problemi, come accennato sopra, cominciano però a emergere quando alcune domande assillanti iniziano ad accumularsi, riducendo l’esperienza a un puzzle con più di qualche pezzo mancante (ad esempio: che fine ha fatto l’aereo precipitato? Non lo scopriamo mai).

L’aspetto deludente è che Olivia Wilde spiega il colpo di scena come se fosse l’unica cosa da sapere. La regista esplora a malapena il sistema costruito intorno ad esso; piuttosto, l’insoddisfacente spiegazione dopo la rivelazione invita praticamente il pubblico a trovare falle nell’organizzazione.

Offrendo più domande che risposte, ma non in modo da renderlo più interessante per ciò che nasconde, Don’t Worry Darling manca di qualcosa. L’elegante regia di Olivia Wilde e la precisa padronanza dei suoi attori (lei stessa inclusa) danno vita a una produzione di alto livello. Alcuni spettatori potrebbero ignorare le carenze della storia a favore delle immagini patinate e dei suoi giovani protagonisti sulla cresta dell’onda. Ma la sceneggiatura di Katie Silberman appare più simile a un episodio concettuale di Ai confini della realtà che a uno con implicazioni morali di Black Mirror.

È una fredda narrazione su uomini che cercano di controllare le donne, un tema decisamente saliente di questi tempi. Tuttavia, Don’t Worry Darling è anche convinto della sua intelligenza, anche troppo, visto che Philip Dick scriveva concetti molto simili in Tempo fuor di sesto già più di mezzo secolo fa. Proprio quando il film identifica le origini e il ciclo di abusi e manipolazione sul lavoro, si ha l’impressione che Olivia Wilde abbia ormai chiarito il suo punto di vista, per cui tutte le domande aperte e i dettagli non chiariti non hanno importanza. In definitiva, siamo davanti a un’opera promettente, ma l’incapacità di svilupparne una mitologia più completa priva i suoi personaggi e i suoi temi del loro vero potenziale.

Di seguito trovate il full trailer italiano di Don’t Worry Darling, nei nostri cinema dal 22 settembre: