Voto: 6/10 Titolo originale: Doom: Annihilation , uscita: 30-09-2019. Regista: Tony Giglio.
Doom: Annihilation | La recensione del film fanta-horror di Tony Giglio
16/10/2019 recensione film Doom: Annihilation di William Maga
A oltre 10 anni dal primo deludente tentativo cinematografico, il regista prova a rendere giustizia alla popolare saga di videogiochi, fallendo miseramente su tutta la linea
Dopo circa due decenni di tentativi di adattare i videogiochi sul grande schermo, che vanno da imperfetti ad ambiziosi a terribili (il nostro dossier), in molti sono ancora oggi, nel 2019, a dare una possibilità ad ogni nuovo progetto. D’altra parte, affidare un titolo popolare a uno studio hollywoodiano e vedere come quei personaggi e mondi prendano vita quando un nuovo team creativo li manipola dovrebbe produrre risultati entusiasmanti. Già, dovrebbe …
Essendo il secondo adattamento di Doom, questo avrebbe potuto essere un nuovo inizio sia per il franchise videoludico che per gli adattamenti cinematografici di videogames in generale. Dall’uscita del primo film del 2005 con Dwayne Johnson, la storica serie di Doom ha vissuto una miracolosa rinascita con Doom del 2016 della ID Software, che introduceva un universo maggiormente autocosciente, un’azione più veloce e un’ondata di orribile nuovi mostri da fare a brandelli. Si poteva quindi sperare che lo sceneggiatore e regista Tony Giglio (S.W.A.T. – Sotto assedio) avrebbe imparato dalle ‘mancanze’ del precedente lungometraggio, oltre a pescare a piene mani dal materiale che ha reso il reboot di tre anni fa così eccezionale.
Invece questo non è il caso di Doom: Annihilation, che nella peggiore delle ipotesi assomiglia a un film fan made (non è un caso che sia stato distribuito direttamente straight-to-vdeo), mentre nella migliore è ‘solo’ deludentemente inadeguato.
Ancora una volta, il nostro conglomerato aziendale preferito, la UAC, si diletta a giocare con una tecnologia demoniaca che non comprendono appieno. Dopo aver aperto un portale per l’Inferno, le forze del male inghiottono la struttura UAC proprio mentre un cargo spaziale per le operazioni speciali dei Marines si trova convenientemente nei paraggi. Dopo un’introduzione brevemente dimenticabile ai nostri soldati, questi entrano nella struttura per valutare – e neutralizzare – qualsiasi minaccia presente.
Se non si può assolutamente criticare Doom: Annihilation per la sua trama ‘tagliata col falcetto’, essendo la stessa alla base di ogni capitolo dell’omonimo videogioco, resta un’occasione sprecata per sperimentare con la sua intrinsecamente bizzarra impalcatura. Per lo meno, implementare l’umorismo consapevole e l’attitudine del recente riavvio della serie avrebbe potuto garantire qualche momento di leggerezza a una trama che si dispiega esattamente come ci si aspetterebbe.
A suo ulteriore scapito, Doom: Annihilation adotta un approccio da ‘lista della spesa’ riguardo l’inclusione un po’ forzosa di numerosi riferimenti alla saga originale. Abbiamo così una ricostruzione esteticamente abbastanza fedele (pur plasticosa) degli ambienti di Doom, chiavi magnetiche colorate e stazioni sanitarie, nonché armi iconiche come motoseghe, fucile a doppia canna e, naturalmente, il GGG. Eppure nulla di memorabile viene fatto con nessuno di questi iconici elementi, data la velocità con cui vengono introdotti e poi immediatamente dimenticati.
Mentre i videogiochi non hanno mai avuto un grande punto di forza nello sviluppo dei personaggi, Doom: Annihilation non tenta nemmeno di dare ai protagonisti un qualche background. Almeno il film di Andrzej Bartkowiak aveva cercato di plasmare alcune caratteristiche distintive, ma qui ci si appoggia semplicemente ai soliti stereotipi. C’è il vigliacco australiano, il tizio aggressivo a cui piacciono i calibri pesanti, la ragazza coi capelli blu, ecc. E mentre la nostra protagonista Joan Dark (Amy Manson) si ritrova ad essere la più competente del cast, nel complesso, sono comunque poche le prove memorabili.
Questo diventa un problema più significativo quando le orde di demoni iniziano a dare la caccia ai Marines, che uno dopo l’altro vengono uccisi. Non essendosi ‘affezionati’ a nessuno di loro, le loro morti non hanno alcun impatto emotivo su chi guarda. E la mancanza di una posta in gioco zittisce qualsiasi tentativo di dare intensità alla vicenda, poiché il cast è solo ‘carne da macello’ sacrificabile.
Date queste carenze narrative, si potrebbe sperare tuttavia che un adattamento R-Rated (per ‘bloody violence and language’) di un videogioco sparatutto noto per l’azione frenetica e la violenza estrema possa almeno mettere sul piatto la stessa scarica di adrenalina o senso di orrore. Ancora una volta però, purtroppo Doom: Annihilation vacilla. Non solo lo splatter è sporadico e poco gustoso, ma la maggior parte delle scene concitate è di breve durata, ostacolata da rapidi e nervosi tagli al montaggio e immersa in ambienti eccessivamente bui che cercano di mascherare i limiti del budget.
Non sarebbe poi sbagliato ritenere che un film in cui i demoni sono il nemico numero uno dovrebbe contenerne in grande abbondanza. Ma, ancora una volta, non è così. La prima metà del lungometraggio di Tony Giglio presenta solo coloni posseduti che fungono da “zombi bluastri che corrono“. Lo stesso design dei costumi e il trucco è abbastanza privo di ispirazione, con poca o nessuna variazione tra i vari soggetti.
Nella seconda metà di Doom: Annihilation finalmente viene introdotta una creatura dalla cura maggiore (sebbene in CGI), l’Imp. Non solo è un demone più imponente e minaccioso, ma la sua intricata realizzazione è decisamente più apprezzabile anche all’occhio, e il suo arrivo in scena coincide coi momenti più emozionanti e con lo spostamento in ambienti più intriganti. Solo quando la nostra eroina / final girl fa suo malgrado visita di persona all’Inferno vediamo infatti un aumento significativo del numero di demoni sullo schermo contemporaneamente (grazie al digitale ovviamente). Mostra eloquentemente dov’è stata spesa la maggior parte del budget, ma allo stesso modo rivela quanto sia inferiore la prima metà. Nonostante questo segmento dell’Inferno rappresenti la parte più divertente – e forse attesa – dell’intero film, termina ugualmente troppo velocemente, sfociando peraltro in un cliffhanger che ha dell’incredibile.
Al termine della visione di Doom: Annihilation è difficile non chiedersi cosa abbia spinto i produttori a dargli luce verde, specialmente quando non si sono messi sul piatto i milioni di dollari necessari per rendere giustizia alla fonte … Pur con tutti i suoi difetti, il primo adattamento del 2005 non lesinava in fatto di mostri e i personaggi erano se non altro almeno distinguibili, nonostante il testosterone gocciolasse da ogni poro. L’assoluta incapacità di Doom: Annihilation di tirare fuori anche un solo momento capace di lasciare il segno è probabilmente il suo più grande peccato.
Di seguito il trailer internazionale di Doom: Annihilation:
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