Voto: 4.5/10 Titolo originale: バトル・ロワイアルII 鎮魂歌 , uscita: 05-07-2003. Budget: $9,080,000. Regista: Kinji Fukasaku.
Dossier: Battle Royale II – Requiem di Kinji e Kenta Fukasaku, un sequel da dimenticare
23/12/2023 recensione film Battle Royale II - Requiem di Marco Tedesco
Nel 2003 arrivava nei cinema il successore del cult di inizio millennio, un'operazione vacua dall'esito disastroso
Battle Royale – se servisse ribadirlo – è un classico moderno del cinema giapponese (la nostra recensione), un’affascinante miscela di fanta-antropologia e angoscia adolescenziale, uniti insieme in un’opera satiricamente cupa e intrisa di sangue e momenti strazianti. Battle Royale II – Requiem del 2003 è, per certi versi, un sequel ‘da manuale’, che fa risaltare tutte le caratteristiche che hanno reso memorabile e scioccante il primo film, potenziandole con una ulteriore dose di violenza ancora più grottesca e aggiungendo alla ricetta alcuni colpi di scena.
Poco sorprendentemente, o forse si, non dovrebbe stupire che finisca per fallire brutalmente nel compito di provare ad essere all’altezza dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Koushun Takami uscito nei cinema nel 2000.
Tre anni dopo il catastrofico fallimento del programma ‘Battle Royale’ viene dichiarata una nuova legge antiterrorismo. Ancora una volta, una classe casuale di studenti giapponesi viene prelevata dalla loro vita quotidiana e mandata al massacro, solo che ora l’obiettivo non è uccidersi a vicenda, ma trovare e far fuori Shuya Nanahara (Tatsuya Fujiwara), il sopravvissuto di Battle Royale ora divenuto il leader del gruppo terroristico chiamato Wild Seven, impegnato in una guerra contro gli adulti. Ma quando arriverà il momento di premere il grilletto, non avranno esitazioni o si uniranno a lui?
Nella scena iniziale, Shuya Nanahara e i Wild Seven, indossando kefiah e armati di AK-47 – in pieno stile terrorista – ammettono la responsabilità del bombardamento di diversi grattacieli e dichiarano guerra a tutti i grandi, semplicemente perché sono ritenuti dei bastardi assassini.
Per dare un’idea del tono generale sopra le righe – peraltro piuttosto insipido – di Battle Royale II.
Veniamo quindi velocemente introdotti ai ‘concorrenti’ e al solito disincentivo: collari esplosivi (un concept originale …), e poi vengono sbattuti allo sbaraglio sull’isola segreta dove si trovano i Wild Seven per provare eliminarli fisicamente.
Il film ha un aspetto visivo molto familiare, mescolando stili che ricordano versioni più economiche di Fight Club, Salvate il soldato Ryan e Apocalypse Now, filtrati attraverso la lente dell’allora influentissima MTV, il tutto shakerato in un modo che tenta disperatamente di essere battleroyalesco.
Sembra infatti che ogni elemento degno di rilievo del primo film sia stato infilato nel nuovo script e ogni casella per riproporlo all’ennesima potenza di conseguenza viene spuntata, ma la somma di queste parti non arriva a produrre, nonostante lo sforzo, un lavoro di pari qualità.
Ad esempio, il ruolo dell’Insegnante è passato da Takeshi Kitano, psicoticamente impassibile, a Riki Takeuchi, maniacalmente esagerato, mentre il personaggio centrale di Shuya si è trasformato da ragazzino in lotta per la pace in, beh, un John Rambo adolescente.
Alcuni citerebbero la sfortunata morte del regista Kinji Fukasaku (cui subentrò il figlio Kenta, all’esordio dietro alla mdp) nei pressi dell’inizio delle riprese di Battle Royale II – Requiem come fonte primaria della pessima qualità del risultato finale e per la trama completamente confusa, ma il difetto più grande è il concetto di fondo. Non possiede lo stesso brivido viscerale del capostipite, in cui ogni liceale era lasciato a se stesso, uccidere o essere ucciso.
Mostrava una gamma completa di persone credibili, dai solitari palesemente egoisti, che non si fermavano davanti a nulla pur di fare a pezzi i loro avversari con qualsiasi cosa su cui potessero mettere le mani, a coloro che credevano profondamente nella vera amicizia fino al momento in cui il loro migliore amico li crivellava a colpi di Uzi.
In Battle Royale II – Requiem i protagonisti devono invece restare uniti e sostenersi a vicenda – dei minorenni contro il mondo – il che rimuove tutta la tensione e la creatività dall’azione, col film che è soffuso di toccanti momenti contemplativi, di lutto per la tragica scomparsa di coloro che sono troppo giovani per morire.
Anche il valore di mero intrattenimento di Battle Royale II – Requiem è quindi soffocato e la mancanza di sviluppo individuale dei personaggi fa sì che l’empatia dello spettatore in queste scene strazianti sia pressoché inesistente.
Piuttosto che causticamente beffardo come il suo predecessore, sembra piuttosto saccente e, peggio, ovvio. I sentimenti istintivi contro la guerra e fortemente anti-americani espressi non sono abbastanza penetranti per essere realmente interessanti.
È possibile che questa serietà sia una parodia di altri media pacifisti? Se fosse così, l’ironia sarebbe coumnque piuttosto sottile.
Se Battle Royale II – Requiem avesse subìto una ‘lobotomia cinematografica’ completa, sarebbe quasi certamente stato tollerabile, ma l’enorme volume di filosofia insipida e di recitazione pietosa da parte di tutti riesce a spingere quello che avrebbe potuto essere un sequel derivato ma divertente in un esagerato pasticcio lungo oltre due ore.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Battle Royale II – Requiem:
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