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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Demolition Man , uscita: 08-10-1993. Budget: $57,000,000. Regista: Marco Brambilla.

Dossier | Demolition Man di Marco Brambilla: come ti sovverto i dogmi dell’action anni ’80

19/07/2020 recensione film di William Maga

Nel 1993 il John Spartan di Sylvester Stallone veniva scongelato in un futuro 'assurdo' per dare di nuovo la caccia al folle Wesley Snipes, in giro a seminare anarchia

sylvester stallone demolition man film 1993

Al di fuori dell’affettuosa sicurezza garantita dalle saghe di Rocky e Rambo, durante la sua prima parte di carriera Sylvester Stallone ha vissuto fortune alterne. Alcuni dei suoi film possono dirsi pienamente riusciti, pur non avendo sfondato al botteghino (vedi I falchi della notte del 1981), mentre altri si sono rivelati flop di pubblico e anche di critica – su tutti le sconsiderate incursioni della star nella commedia, con Oscar – Un fidanzato per due figlie (1991) e Fermati, o mamma spara (1992).

In effetti, l’intera carriera dell’attore oggi 74enne è parimenti costellata di successi e disastri. Per capirsi, nel 1987 Over The Top venne praticamente ignorato, ma Rambo III – uscito l’anno successivo (la recensione) – riuscì a più che triplicare il suo budget, così come pure Cliffhanger nel 1993 incassò benissimo a pochi mesi dalla tremenda pellicola con l’anziana Estelle Getty.

Demolition Man poster 1993Demolition Man, che è uscì nelle sale proprio nello stesso anno di Cliffhanger, sembrò uscire sconfitto dallo scontro diretto. Le sue recensioni furono relativamente contrastanti e finì per incassare meno. Eppure il film diretto dall’esordiente Marco Brambilla, una miscela di fantascienza (è ambientato nei giorni seguenti al 20 novembre del 2032 …), umorismo e azione, è in fin dei conti uno dei titoli più intelligenti nella filmografia di Sylvester  Stallone – molto di più di quanto la maggior parte della stampa gli riconobbe all’epoca – e, si direbbe, sia invecchiato meglio della maggior parte dei suoi più grandi successi degli stessi anni.

Cerchiamo allora di rimettere al posto che si merita il film con questo approfondimento restrospettivo da un futuro che non si è realizzato.

Te ne pentirai per tutto il resto della tua vita … più o meno due secondi!

Demolition Man ci presenta John Spartan, il tipico individuo duro e tutto muscoli interpretato altre volte sul grande schermo da Sly, tranne per il fatto che in questa occasione indossa un basco per qualche motivo. Poliziotto integerrimo della Los Angeles del 1996, è noto per causare ‘distruzione’ nella sua ricerca dei criminali. Uno di questi è Simon Phoenix (Wesley Snipes), un ‘agente del caos’ non dissimile dal Joker e imprendibile arci nemesi di Spartan.

All’inizio del film, Phoenix prende in ostaggio molte persone, rinchiudendole in un magazzino imbottito di esplosivo. Dopo aver scansionato l’edificio e averlo trovato vuoto, Spartan entra, scatena il baccano da cui deriva il suo soprannome – e il titolo del film – e arresta Phoenix – solamente per scoprire poco dopo che, mentre il magazzino sta crollando alle sue spalle, gli ostaggi erano in effetti all’interno da qualche parte. Sia Spartan che Phoenix vengono così condannati per quelle morti e inviati a una crioprigione, dove vengono congelati e lasciati in stato di semi-coscienza a scontare una lunga pena. Trentasei anni dopo, Phoenix viene però improvvisamente scongelato per un incontro per la sua possibile libertà sulla parola e, grazie alle sue abilità nelle arti marziali e nell’uso creativo di una penna, fugge rapidamente verso la libertà.

All’aperto, Simon Phoenix si ritrova con sua sorpresa in una metropoli del futuro – San Angeles – ora così priva di criminalità che le forze di polizia hanno completamente dimenticato come affrontare la violenza fisica. Col gioioso sorriso di un bambino dentro a un parco giochi, il maniaco dai capelli ossigenati intraprende quindi immediatamente una nuova campagna di devastazione, con un solo obiettivo: Edgar Friendly (Denis Leary), il leader di un movimento clandestino. Con gli sbirri indifesi contro i metodi del criminale, l’ingenua e nostalgica tenente Lenina Huxley (Sandra Bullock) ha allora la brillante idea di scongelare John Spartan per affrontare il problema.

Nigel Hawthorne in Demolition Man (1993)A differenza di Simon Phoenix, che tratta la pacifica utopia di San Angeles come un griefer in un MMOG, Spartan è invece perplesso e a piuttosto a disagio in questo mondo del futuro che non riconosce come suo. Alcol, caffeina e altri ‘stimolanti’ sono vietati per legge. Ogni parolaccia si traduce in multe immediate distribuite da irriducibili distributori automatici di foglietti nominali. Anche andare in bagno non implica l’uso della tradizionale carta igienica, ma un processo misteriosamente tecnico chiamato “le tre conchigliette”.

A parte Huxley, che lo considera un eroe dei tempi passati, Spartan è considerato un ‘dinosauro’, una reliquia barbara di un’epoca passata. Tuttavia, l’uomo dimostra presto di essere l’unico in grado di prevedere cosa farà Spartan, e arriva rapidamente a capire i motivi della sua fuga; il sovrano incontrastato di San Angeles, il dottor Raymond Cocteau (Nigel Hawthorne), lo ha infatti fatto scongelare per assassinare Edgar Friendly, che rappresenta l’ultimo baluardo di opposizione rimasto al suo potere assoluto e allo stile di vita imposto alla popolazione.

Il terreno è quindi pronto per lo scontro finale tra Spartan e il suo gruppetto di entusiasti poliziotti, e Phoenix, che ha fatto irruzione in un museo facendo incetta di armi da fuoco e ha rilasciato il resto dei criminali congelati della città.

Ci vuole un pazzo per beccare un pazzo! 

Demolition Man ha subìto diversi cambiamenti prima di approdare sul grande schermo. Inizialmente fu offerto a Jean-Claude Van Damme e Steven Seagal e intendeva incentrarsi su un tipo di azione sci-fi alla Universal Soldier (col campione belga e Dolph Lundgren, del 1992). Sfortunatamente, sia JCVD che il collega di Lansing si rifiutarono – comprensibilmente – di interpretare il cattivo del film. Quando invece Sylvester Stallone salì a bordo, chiese a Jackie Chan di interpretare Simon Phoenix, ma l’attore cinese, preoccupato dalla risposta dei suoi moltissimi estimatori in patria alla sua interpretazione di uno psicopatica, declinò l’offerta.

wesley snipes in Demolition Man (1993)La sceneggiatura, nel frattempo, passò attraverso numerose bozze. Tre sceneggiatori sono stati accreditati nel film finito – Daniel Waters, Robert Reneau e Peter M. Lenkov – ma l’autore dello script effettivamente girato, Jonathan Lemkin, è rimasto misteriosamente fuori.

La presenza di tutti queste teste e l’intenzione originaria di avere Jean-Claude  Van Damme e Steven Seagal come protagonisti suggerisce che inizialmente l’idea dello studio era probabilmente quella di realizzare un action molto più ‘standard’ di quello diretto da Marco Brambilla. In effetti, la seconda bozza di Peter M. Lenkov, datata 1989, assomiglia ben poco alla sceneggiatura usata per le riprese, e si notano soprattutto l’assenza dei nomi strani e del bizzarro umorismo che abbiamo imparato a conoscere nel 1993.

In ogni caso, per quanto concerne la versione più ‘stravagante’ di Demolition Man rielaborata dai successivi sceneggiatori, Wesley Snipes è stata una scelta piuttosto ispirata per il ruolo di Simon Phoenix, ed è difficile immaginare JCVD, Steven Seagal o persino Jackie Chan interpretare il villain col medesimo mix di umorismo, presenza fisica e follia. L’attore, reduce da Passenger 57 – Terrore ad alta quota, sembra chiaramente essersi divertito, sebbene costretto a conciarsi da buffone e il copione gli rifili molte gag alla ‘Simon Says’.

Allo stesso modo, nei panni del bell’addormetato, Sylvester Stallone si può considerare altrettanto ben scelto, e Demolition Man è  una delle migliori vetrine per il suo stile di recitazione vagamente malinconico già presente nel primo Rambo. Sly è sempre riuscito a garantire ai suoi antieroi un fascino che altri colleghi del cinema d’azione non hanno saputo/voluto/potuto, e il suo perpetuo stupore per il mondo irriconoscibile che lo circonda dona al film di Marco Brambilla la giusta dose di emozione necessarie.

Bob Gunton in Demolition Man (1993)Demolition Man fa inoltre svariate allusioni ad alcune famose opere di fantascienza, da Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley a Il risveglio del dormiente di HG Wells. La sua rappresentazione di una metropoli americana post-disastro che si è ‘spostata’ verso il pacifismo e relativo rammollimento generale è poi estremamente divertente e funge da versione rovesciata di RoboCop. Nel classico di Paul Verhoeven del 1987, la Detroit del futuro si era infatti trasformata in un agglomerato di violenza brutale dominato dalle corporazioni e da obnubilanti trasmissioni televisive.

La San Angeles di Demolition Man è certo una città più ordinata, ma è anche un luogo in cui l’estrema correttezza politica, la salute e la sicurezza vengono portate agli estremi più ridicoli e assurdi – in cui il contatto fisico (anche di tipo sessuale) è stato accantonato e tutti quanti parlano per frasi fatte e jingle progettati specificamente per evitare di causare qualunque tipo di offesa. (“Fumare non è salutare, e qualsiasi cosa non sia salutare è cattiva e quindi illegale. Alcol, caffeina, sport violenti, carne…”)

È un futuro che sembra la proiezione di un incubo delle fasce più fascistoidi della società americana, in cui le armi sono state messe fuori legge e gli uomini sono diventati troppo effeminati per difendersi da soli. Potreste essere indotti a pensare, quindi, che Demolition Man sia stato inteso come un avvertimento di come potrebbe essere un futuro sotto il dominio dei Democratici, ma sembra piuttosto essere una satira molto ironica su quei film d’azione hollywoodiani che negli anni ’80 e ’90 facevano del machismo una condizione essenziale.

All’inizio degli anni ’90, l’industria di Hollywood aveva capito chiaramente che l’uomo d’azione muscoloso e senza bisogno di chiedere mai, che aveva dominato al botteghino nel decennio precedente, era in declino. Arnold Schwarzenegger per primo aveva cercato di rinverdire la sua carriera e rimettersi in gioco con Last Action Hero, uscito nell’estate del 1993. Ironicamente, però, dimostrò soltanto che le star dell’action non erano più il cavallo vincente di una volta (il film di John McTiernan incassò appena 137 milioni di dollari su un budget di 85, completamente messo in  ombra da Jurassic Park).

La satira presente in Demolition Man inerente le pellicole d’azione è molto più sottile e, di conseguenza, meno imbarazzante. È insolito vedere un eroe d’azione così dolorosamente fuori dal suo elemento e trasportato a forza in una situazione in cui viene trattato con disprezzo piuttosto che con adulazione. In una scena chiave, John Spartan dice persino a Lenina Huxley, la sua unica adorante fan: “Qui non siamo nel Far West, okay? E poi il Far West era tutta una leggenda. Non è mai divertente uccidere la gente… beh, qualche volta sì, ma non quando di tratta di persone che cercano qualcosa da mangiare!”.

Sandra Bullock e Sylvester Stallone in Demolition Man (1993)In questo strano nuovo mondo, anche John Spartan sembra mettere in dubbio il vecchio adagio “l’uso della forza è giusto (e doveroso)” che permea praticamente ogni film d’azione anni ’80.

C’è un nuovo califfo in città

A parte alcuni aspetti bizzarri, Demolition Man rimane comunque un film d’azione, magari più simpatico del dovuto, ma certo non mancano esplosioni, inseguimenti in auto e sparatorie infinite.

È un peccato, quindi, che il regista Marco Brambilla – scaraventato in questo film da 57 milioni di dollari di budget – non riesca a esaltare appieno queste sequenze; Demolition Man è un film dall’aspetto complessivamente interessante, ma le scene di violenza sono stranamente carenti di energia. È il tipo di film in cui i personaggi sparano colpi su colpi l’uno contro l’altro, ma il senso di pericolo è in qualche modo ‘fuori posto’.

Di conseguenza, le scene d’azione finiscono per sembrare una distrazione dalla commedia con il ‘pesce fuor d’acqua’ Sly, o dai momenti in cui Wesley Snipes riesce ad esercitare il suo carisma con gli occhi spiritati piuttosto che colpendo chi gli capita a tiro. È in questi attimi che Demolition Man rasenta l’eccellenza. Da una visita imbarazzante al Taco Bell / Pizza Hut (ora divenuto un ristorante di alta cucina, avendo trionfato nelle “guerre dei franchising”) alla scena molto poco sexy del tentato amplesso tra Sylvester Stallone e Sandra Bullock (un’altra parodia del cinema action, poiché le scene di sesso erano un requisito ‘legale’ del genere negli anni ’80), Demolition Man dimostra che il protagonista si potesse trovare a suo agio anche in ruoli meno rocciosi.

In effetti, le performance del cast di Demolition Man sono per lo più memorabili e divertenti. La nemmeno 30enne Sandra Bullock è deliziosa nei panni della svampita e impacciata Lenina Huxley, che colleziona cimeli del XX secolo e canticchia giuliva jingle pubblicitari. Il despota di Nigel Hawthorne è forse il meno minaccioso e più ‘famigliare’ della storia, ma si adegua precisamente alla visione kitsch di questo futuro prossimo, fatto di kimono giapponesi, ombrellini e brutti cappelli (l’attore britannico, nella sua autobiografia, avrebbe però rivelato di non essere particolarmente fiero del ruolo, assunto sostanzialmente per aiutare a garantire i fondi necessari per il suo La pazzia di Re Giorgio del 1994). L’accigliato Jesse Ventura (Predator) è in agguato anche qui da qualche parte, sebbene la velocità della sua scena di combattimento con Sly obbliga a stare più che attenti.

demolition man film 1993L’accoglienza da parte della stampa per Demolition Man non fu particolarmente gentile, soprattutto a causa della campagna marketing che lo precedette, che lo avevano ‘venduto’ come un action duro e puro e non come a una sorta di parodia (gli incassi globali arrivarono ad appena 58 milioni di dollari). Per fare un esempio concreto in tal senso, diversi critici americani lo tacciarono di essere un film incoerente, con scene d’azione prive del morso necessario che registi del calibro di John McTiernan, Paul Verhoeven o John Woo avrebbero saputo imprimergli.

Così com’è, Demolition Man non è forse il miglior fanta-action degli anni ’90, ma è facilmente uno dei più spiritosi e divertenti. Dopotutto, riesce a costringere Sylvester Stallone a sedersi e lavorare a maglia per alleviare lo stress …

Ah si, se qualcuno volesse saperne di più sull’origine dell’idea delle tre conchiglie, ci ha pensato lo sceneggiatore Daniel Waters a far luce sull’annosa questione, mentre Marco Brambilla ha risposto una volta in merito alla loro funzione.

Di seguito il primo incontro tra Phoenix e i poliziotti in Demolition Man:

Fonte: DofG