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Voto: 7.5/10 Titolo originale: First Blood , uscita: 22-10-1982. Budget: $15,000,000. Regista: Ted Kotcheff.

Dossier | Rambo Saga: First Blood, tutto inizia nel 1982 (Parte I)

12/09/2019 recensione film di Francesco Chello

Oltre 35 anni fa, Sylvester Stallone portava nei cinema il primo film dedicato a un altro eroe problematico, un reietto con cui empatizzare simbolo delle ferite lasciate aperte dalla guerra del Vietnam

rambo stallone film 1982

Il prossimo 26 settembre arriverà nelle sale italiane Rambo – Last Blood, quinto capitolo della saga di John Rambo. Sono trascorsi ben 37 anni tra il primo sangue a questo che – almeno sulla carta (o meglio, nel titolo) – si preannuncia come l’ultimo. Un’occasione che ci è sembrata più che propizia quindi per parlare dei quattro film precedenti e ricordare le tappe di un percorso decisamente importante di un personaggio iconico ed universalmente riconosciuto.

First Blood esce nel 1982, tratto dall’omonimo romanzo di David Morrell pubblicato 10 anni prima. Un libro che attira quasi subito l’interesse del mondo cinematografico, viene opzionato più volte ma il progetto per innumerevoli motivi viene sempre rimandato, associato negli anni a una moltitudine di nomi di rilievo (in vari ruoli) come Steve McQueen, Sidney Pollack, Clint Eastwood, Michael Douglas, Kirk Douglas, Al Pacino, Robert De Niro, Nick Nolte, Burt Lancaster, Lee Marvin (che rifiuta un ruolo anche nel sequel), Gene Hackman, Ryan O’Neal, Jeff Bridges, Rock Hudson, Robert Duvall, Paul Newman, John Travolta, Kris Kristofferson e James Garner.

E sicuramente dimentico qualcuno. Addirittura si guarda al belpaese con Terence Hill e Tomas Milian, con quest’ultimo che si innamorò del libro al punto da pregare i produttori italiani di realizzarne un film, ma le difficoltà di ricostruire una credibile cittadina americana in Italia e i costi troppo alti per girare negli States fecero morire l’ambizioso progetto dell’attore cubano, al quale fu a malapena concesso di utilizzare Rambo come nome del suo personaggio in Il Giustiziere sfida la Città di Umberto Lenzi, film del 1975 in cui Milian viene doppiato da Ferruccio Amendola (che doppierà proprio Sylvester Stallone nei primi tre film dedicati a Rambo).

rambo 1982 film stallone posterUn ping pong di nomi, dicevamo, che si interrompe solo nel momento in cui i produttori Mario Kassar ed Andrew Vajna azzardano l’acquisto per 383.000 dollari dell’opzione sul libro, che in quel momento era nelle mani della Warner Bros., proponendo tramite la Carolco (la loro casa di produzione) il progetto a Sylvester Stallone, che in un primo momento sembra diffidare, salvo poi ricredersi a patto di poter mettere mano a una sceneggiatura che aveva accumulato ormai 26 versioni provvisorie prima della sua – che comunque Sly revisionerà altre sette volte prima di renderla definitiva.

Qui viene fuori lo Stallone autore, che modifica parte della storia e, soprattutto, il personaggio (a cui aggiunge il nome di battesimo John), rendendolo un ‘buono problematico’ con cui empatizzare, facendone il simbolo di una situazione complicata come quella dei veterani del Vietnam. Dopo Rocky ecco un altro perdente (di successo) che risale la china portando inevitabilmente il pubblico dalla sua parte. Rambo ha già la fascia tra i capelli e il mitico coltellaccio (disegnato e realizzato dal knifemaker Jimmy Lile, ingaggiato personalmente dall’attore), ma non è ancora sinonimo di un certo tipo di cinema d’azione, non ha ancora quella connotazione testosteronica che acquisirà dal secondo capitolo e che lo contraddistingue ancora oggi.

First Blood è, ovviamente, pregno d’azione (anche di ottimo livello, e dopo ci arrivo), ma le sue intenzioni chiaramente non sono solamente quelle. È un film dalle molteplici sfaccettature, che intende elevarsi, raccontare la storia di un uomo, mettere in risalto una condizione sociale. Una pellicola innanzitutto drammatica, un protagonista solo e sofferente nel suo trauma, una vicenda di ingiustizia, pregiudizi e intolleranza. Ma è anche un film di denuncia, che pone attenzione sulla difficile situazione dei reduci di guerra, non una guerra qualsiasi, ma una guerra che rappresenta una ferita aperta per tutto il popolo americano; i reduci del Vietnam visti come reietti, accolti con vergogna e indifferenza, con i loro traumi e le loro difficoltà di reinserimento in una società che sembra non volerli.

Affrontando temi delicati come quello del PTSD, il disturbo da stress post traumatico che colpisce spesso questi individui. C’è spazio anche per una spruzzata di thriller, con una serratissima caccia all’uomo che si trasforma in corso d’opera e vede preda e cacciatore scambiarsi i ruoli. E finanche elementi mutuati dal cinema western, come la situazione dello straniero solitario che deve fronteggiare lo sceriffo manigoldo ed i suoi uomini. Il primo Rambo è quindi un film più profondo e stratificato di quello che si possa banalmente credere. Ha una sua anima, un’intensità emotiva, sollecita riflessioni.

Ed il bello è che riesce a fare tutto questo abbinandoci, appunto, l’intrattenimento di un tipico film d’azione, azione che non viene dimenticata ma anzi esaltata; veicolata da una emotività che tende ad intensificarsi, è un crescendo, non manca nulla dagli inseguimenti (spettacolare quello fuoristrada) ai corpo a corpo, sparatorie ed esplosioni, gente che si fa male ed una cittadina messa a ferro e fuoco da un unico uomo.

Brian Dennehy in Rambo (1982)Quell’uomo è John Rambo, character che Sylvester Stallone si cuce addosso in fase di scrittura, calandocisi alla perfezione nel momento in cui passa davanti alla macchina da presa. Sly viene dal successo planetario di Rocky del 1976 a cui aveva già dato due sequel, ma anziché sentirsi appagato cerca (e trova) un secondo personaggio cinematograficamente storico, che gli porterà ancora una volta gloria e fama oltre che l’amore incondizionato del pubblico. La star si presenta, come di consueto, carica e motivata, in perfetta forma.

Dal punto di vista fisico il progetto è impegnativo, Rambo viene sottoposto a una serie di momenti piuttosto probanti a cui Stallone non si sottrae, mettendoci la faccia (ed il corpo). Si ferisce, si sporca le mani, lotta coi ratti, chiede come da abitudine di realizzare i suoi stunt, spingendosi al limite da perfezionista maniacale. Ma la sua non è solo una prova di forza, Sylvester Stallone è attore vero ed il suo primo Rambo fa venire fuori un’interpretazione intelligente e di spessore. Con un personaggio del genere avrebbe potuto cadere facilmente nell’overacting, specie se quel ruolo te lo sei scritto da solo, avere la tentazione di eccedere per far risaltare alcuni aspetti; sullo schermo appare tutt’altro.

John Rambo è estremamente taciturno, per gran parte del film le sue battute si contano sulle dita di una mano (ma colpiscono praticamente sempre il bersaglio), mentre è il suo linguaggio non verbale a fare la differenza – adoro la scena delle impronte digitali, il volto perfetto con quegli occhi tristi contrapposti ai tratti decisi di una faccia da duro. Il protagonista pondera ogni sguardo, ogni gesto, parte stranito, poi osserva, incamera, infine esplode prima nelle violenza poi nelle emozioni. Pochi dialoghi fino al toccante sfogo finale, in cui viene fuori tutta la sofferenza del personaggio e la denuncia della situazione.

Una storia del genere per funzionare ha bisogno dei giusti comprimari. A cominciare dallo sceriffo Teasle, interpretato da un ottimo Brian Dennehy, talmente ottuso e intollerante da poter ambire al ruolo di Ministro degli Interni del nostro paese. Passando per Jack Starrett, nel ruolo di un vice se possibile ancora più spregevole al punto da meritarsi ogni centimetro del masso su cui si schianta (unica vittima di tutto il film), e un giovane David Caruso nei panni del novellino quasi affascinato da John Rambo. Per chiudere in bellezza con Richard Crenna, che col suo Colonnello Trautman porta sul grande schermo un personaggio a metà tra una figura paterna ed una sorta di Dottor Frankenstein che tenta di salvare il suo ‘mostro’, gettando le basi per un rapporto che ritornerà in due dei tre film successivi.

Trautman si presenta con un paio di frasi a sensazione, si scontra con Teasle e il suo ostracismo, affronta la situazione con l’apparente distacco tipico dei militari fino al sopracitato sfogo di Rambo in cui i suoi occhi lasciano trasparire una quasi impercettibile commozione, per quello che rappresenta l’unico barlume di rapporto umano che resta al protagonista e che fungerà da gancio a due sequel – che, tra l’altro, non avrebbero mai visto la luce se nel final cut avessero scelto il finale alternativo in cui Rambo muore proprio per mano di Trautman.

Richard Crenna rambo 1982 filmLa regia di Ted Kotcheff è ispirata. Apice mai più raggiunto in una carriera piuttosto normale. Il regista canadese, scelto dopo averne sondati altri, tra cui quel George Miller reduce dal successo di Mad Max (il nostro dossier), riesce a enfatizzare infatti il dramma, le emozioni, il cambio di tono, mentre con sagacia valorizza le validissime sequenze d’azione, offrendo un repertorio completo con svariati momenti da ricordare.

Penso alla fuga clamorosa dalla centrale di polizia con un Sylvester Stallone rabbioso, talmente in parte da colpire realmente Alf Humphreys rompendogli il naso, unico attore che nel resto del film non utilizzerà trucco per mostrare i segni sul volto. E ancora, il già menzionato inseguimento fuoristrada, il tuffo sugli alberi, la scena dell’elicottero, il bosco che ospita la guerriglia, il falò cittadino.

Il tutto impreziosito da splendide quanto minacciose location naturali (il parco naturale di Golden Ears e il lago Pitt Meadows), dalla fotografia di Andrew Lazlo e da uno score musicale di Jerry Goldsmith destinato a lasciare il segno. Una curiosità: Ted Kotcheff e Stallone avrebbero dovuto lavorare di nuovo insieme a uno script di David Webb Peoples che anni dopo sarà invece utilizzato da Paul W.S. Anderson nel suo Soldier con Kurt Russell.

First Blood fa il suo esordio nelle sale americane il 22 ottobre del 1982, per poi godere di una distribuzione internazionale che include l’uscita italiana a dicembre dello stesso anno. Incassa 125 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget da 15 milioni. Un grande successo che porta inevitabilmente a un sequel, battendo una strada sicura già percorsa da Rocky.

Di seguito la clip originale con la sequenza della fuga di John Rambo dalla stazione di polizia: