Dossier: Il Corvo 2, 3 e 4, i tre sequel che maltrattano O’Barr e Proyas
21/08/2024 news di Redazione Il Cineocchio
Esempi lampanti di come l'ostinazione sciatta di Hollywood di capitalizzare a tutti i costi sul successo di un film generi facilmente mostri
Il Corvo (The Crow), film del 1994 diretto da Alex Proyas e basato sul fumetto omonimo di James O’Barr del 1989, è diventato prestissimo un classico del cinema gotico e d’azione, noto tanto per la sua atmosfera oscura quanto per la tragica morte del protagonista, Brandon Lee, avvenuta durante le riprese. Questo successo ha portato alla produzione di diversi sequel (o pseudo remake …) che hanno cercato, con alterne fortune, di replicarne il fascino e l’impatto.
Queste ‘nuove versioni’, Il Corvo 2 (The Crow: City of Angels) del 1996, Il Corvo 3 – Salvation del 2000 e Il Corvo – Preghiera maledetta (Wicked Prayer) del 2005, hanno seguito nuove storie e personaggi, mantenendo il tema centrale della vendetta ultraterrena, ma ciascuno con risultati diversi in termini di critica, pubblico e connessioni dirette col fumetto originale.
Il Corvo 2
Segue la storia di Ash Corven (interpretato da Vincent Pérez), un meccanico che, insieme al figlio, viene brutalmente ucciso da una banda di criminali a Los Angeles. Come Eric Draven nel primo film, Ash ritorna dal mondo dei morti guidato dal corvo per vendicare la sua morte e quella del figlio. Si concentra sulla sua lotta contro il signore del crimine Judah Earl (Richard Brooks), che controlla la città con il terrore.
Venne scritto da David S. Goyer – che da lì a poco avrebbe scritto Dark City e Blade – e diretto da Tim Pope, un regista principalmente conosciuto per il suo lavoro nei videoclip musicali, in particolare coi Cure. La scelta di Pope segnò un tentativo di infondere al sequel una forte estetica visiva, nella speranza di replicare il successo stilistico del capostipite. Tuttavia, Pope aveva scarsa esperienza nella direzione di lungometraggi, e ciò influenzò la ricezione complessiva del suo capitolo.
Il francese Vincent Pérez fu scelto per il ruolo del protagonista Ash Corven, una scelta che rifletteva un certo desiderio di mantenere un’aura esotica e drammatica intorno al personaggio del Corvo. Il cast includeva anche Mia Kirshner nel ruolo di Sarah, il personaggio che funge da collegamento con il primo film, e la rockstar Iggy Pop, nei panni di uno dei membri della banda di Judah Earl.
Il Corvo 2 riprende molte delle tematiche centrali del primo film, in particolare il tema della vendetta e della redenzione attraverso la sofferenza. La città, come nel precedente capitolo, è rappresentata come un luogo decadente e corrotto, dominato dalla criminalità e dalla disperazione. Tuttavia, questo sequel cerca di enfatizzare maggiormente l’elemento ultraterreno, quasi mistico, del corvo, con un’estetica visiva che prova di superare la già intensa atmosfera gotica dell’originale.
Le influenze di Il Corvo 2 derivano principalmente dal tentativo di amplificare le qualità visive e sensoriali del classico del 1994, con un’attenzione particolare all’uso del colore, della luce e della musica per creare un’esperienza immersiva. Tuttavia, la decisione di ridurre drasticamente la durata, su insistenza della Dimension Films, ha portato a un prodotto finale che molti hanno considerato superficiale e privo della profondità emotiva del suo predecessore.
Rispetto all’opera di James O’Barr, Il Corvo 2 si distacca poi ulteriormente dalla storia di Eric Draven. Mentre il primo film, pur con le sue libertà narrative, riuscì a catturare l’essenza del dolore e della vendetta che permeano le pagine del fumetto, il sequel appare più come un’imitazione stilistica che come un vero successore spirituale. James O’Barr ha avuto un coinvolgimento molto limitato nella produzione, e ciò si riflette nella mancanza di connessione emotiva e tematica col capostipite.
Fu accolto freddamente sia dalla critica che dal pubblico. Le recensioni sottolinearono la mancanza di originalità e l’incapacità del film di sviluppare una storia convincente che potesse competere con il pathos del primo capitolo. Molti critici considerarono Vincent Pérez una scelta inadatta per il ruolo principale, ritenendo che non fosse riuscito a trasmettere la stessa intensità emotiva di Brandon Lee. Anche l’intervento dello studio, che tagliò molte scene per renderlo più simile al primo, fu criticato per averne ridotto la coerenza e l’impatto finale.
Al botteghino, Il Corvo 2 incassò molto meno rispetto al primo film, guadagnando solo una frazione del successo commerciale che aveva accompagnato il debutto della saga. Il flop finanziario portò a un drastico ridimensionamento delle aspettative per eventuali ulteriori seguiti, ponendo fine alla possibilità di continuare con grandi budget o una distribuzione cinematografica su larga scala.
Il Corvo 3 – Salvation
Introduce un nuovo protagonista, Alex Corvis (interpretato da Eric Mabius), un giovane ingiustamente condannato a morte per l’omicidio della sua fidanzata. Dopo essere stato giustiziato, Alex viene riportato in vita dal corvo per scoprire la verità e vendicarsi dei veri responsabili, che si rivelano essere poliziotti corrotti coinvolti in una cospirazione più ampia.
Il terzo capitolo è diretto da Bharat Nalluri, regista britannico con una carriera che all’epoca era ancora agli inizi (e che non avrebbe fatta grande strada). La scelta di Nalluri rifletteva lo sforzo di infondere nuova linfa al franchise con un nome giovane e ambizioso. Tuttavia, il budget ridotto e le limitazioni imposte dalla produzione gli resero difficile elevare il film oltre gli standard medi del direct-to-video.
Eric Mabius, al tempo emergente, fu scelto per il ruolo di Alex Corvis. Kirsten Dunst, che interpretava Erin, la sorella della fidanzata uccisa di Alex, era invece già affermata, grazie alla partecipazione a Intervista col vampiro e Piccole donne. La sua presenza portò una certa visibilità a Il Corvo 3, ma non fu sufficiente a salvarlo dalle sue debolezze strutturali.
Questo terzo capitolo cerca di differenziarsi dai suoi predecessori introducendo un elemento investigativo alla trama, con Alex che cerca di scoprire la verità dietro il complotto che ha portato alla sua condanna. Questo cambio di tono aggiunge un livello di mistero e suspense che mancava nei film precedenti. Tuttavia, il tema centrale della vendetta rimane immutato, sebbene affrontato con una prospettiva leggermente diversa.
Le influenze sono meno radicate nell’estetica gotica pura e più orientate verso il thriller poliziesco. L’ambientazione e la rappresentazione della corruzione e dell’ingiustizia sistemica richiamano più il noir urbano che il gotico decadente, sebbene rimangano presenti alcuni elementi stilistici tipici della saga.
Con Salvation, il distacco dal fumetto diventa ancora più marcato. Mentre il capostipite cercava di mantenere una certa fedeltà alle tematiche del dolore personale e della redenzione attraverso la vendetta, e il Corvo 2 tentava almeno di mantenere un’estetica visiva coerente, questo sequel si allontana ulteriormente dalla visione di James O’Barr.
Il lavoro di O’Barr, con la sua rappresentazione cruda e poetica della sofferenza, non trova infatti un corrispettivo efficace in Salvation, che si concentra più sulla risoluzione di un giallo che sulla profondità emotiva del protagonista.
Il Corvo 3 – Salvation fu distribuito principalmente per il mercato home video, con una limitata uscita cinematografica in alcuni paesi. La critica lo accolse in modo tiepido, lodando l’intenzione di esplorare nuove direzioni narrative, ma criticando la debolezza della sceneggiatura e della regia. Molti recensori lo trovarono inferiore ai suoi predecessori, pur riconoscendo un certo sforzo nel cercare di rinnovare il franchise.
Il pubblico reagì in modo simile, con il film che passò in gran parte inosservato. Sebbene alcuni fan della saga abbiano apprezzato la performance di Eric Mabius e il tentativo di introdurre nuovi elementi alla formula classica, Salvation non riuscì a rivitalizzare l’interesse per il franchise.
Il Corvo – Preghiera maledetta
Segue la storia di Jimmy Cuervo (interpretato da Edward Furlong), un ex detenuto che vive in una piccola città mineraria del deserto americano. Jimmy e la sua fidanzata Lily vengono brutalmente uccisi da una setta satanica guidata da Luc Crash (David Boreanaz) e Lola Byrne (Tara Reid). Jimmy viene riportato in vita dal corvo per vendicarsi della setta e impedire loro di evocare un antico demone.
Il quarto film è diretto da Lance Mungia, un regista allora relativamente sconosciuto che aveva diretto Six-String Samurai (1998), un cult indipendente che si era fatto notare per il suo stile bizzarro. La scelta di Mungia indicava la volontà di portare un tocco personale e alternativo alla saga, ma il budget estremamente ridotto e le difficoltà di produzione limitarono gravemente il suo potenziale.
Il cast includeva Edward Furlong, che all’epoca cercava di rilanciare la sua carriera dopo il successo giovanile con Terminator 2: Il giorno del giudizio. Attore con un passato turbolento e una presenza fisica e mentale segnata da anni difficili, rifletteva forse il desiderio di presentare un Corvo più vulnerabile e tormentato. Tuttavia, la sua performance fu generalmente mal accolta, con molti che la giudicarono inadeguata e priva della forza necessaria per il ruolo.
David Boreanaz e Tara Reid, noti principalmente per i loro ruoli in serie TV e film mainstream, portarono un certo grado di notorietà al progetto, ma non riuscirono a sollevarne la qualità complessiva.
Preghiera maledetta cerca di combinare le tematiche tradizionali del Corvo con elementi di occultismo e mitologia satanica, creando una storia che si allontana dalle radici gotiche e urbane della saga. Il tema della vendetta è naturalmente ancora presente, ma viene sovraccaricato da una narrativa confusa e mal gestita che cerca di esplorare concetti mistici senza una chiara direzione.
Le influenze di Preghiera maledetta sembrano derivare più da horror di serie B che dalle atmosfere malinconiche del capostipite. Il maldestro tentativo di mescolare il realismo crudo con elementi sovrannaturali esagerati non riesce a trovare un equilibrio, risultando in un film che manca di coerenza stilistica e narrativa.
Con questo quarto capitolo, il legame con il fumetto di James O’Barr è praticamente inesistente. Preghiera maledetta si allontana completamente dalla visione originale di O’Barr, introducendo una storia e un’ambientazione che non hanno alcun collegamento con il dolore personale e la ricerca di redenzione che caratterizzano l’opera disegnata.
Preghiera Maledetta appare piuttosto come un esperimento disperato per mantenere in vita un franchise ormai privo della sua anima, sfruttando il nome del franchise per attirare un pubblico che ormai aveva decisamente perso interesse.
Il Corvo: Preghiera maledetta fu accolto come il punto più basso della saga. La critica fu spietata, sottolineando ogni aspetto del film, dalla regia alla recitazione, dalla sceneggiatura agli effetti speciali. La performance di Edward Furlong fu considerata debole e inadeguata, mentre il resto del cast fu giudicato altrettanto malamente. Venne a tutti gli effetti paragonato a una produzione di serie B, priva di qualsiasi delle qualità che avevano reso il primo capitolo un fenomeno di massa.
Dal punto di vista commerciale, Preghiera maledetta fu un disastro. Distribuito direttamente in home video negli Stati Uniti e con una limitata distribuzione internazionale, il film incassò pochissimo e fu rapidamente dimenticato. Il flop segnò la fine del franchise cinematografico de Il Corvo, almeno fino ai tentativi di reboot che si sono susseguiti negli anni successivi fino a oggi.
Tirando le somme, Il Corvo 2, 3 e 4 rappresentano l’iniziativa fallita di Hollywood capitalizzare sul successo di un cult, senza riuscire a catturarne l’essenza. Le influenze e le tematiche che resero il capostipite di Alex Proyas un successo furono progressivamente abbandonate in favore di un approccio più superficiale e auspicabilmente commerciale, con risultati però disastrosi sia dal punto di vista critico che monetario.
Nonostante i disgraziati sequel / rifacimenti, Il Corvo continua a essere un simbolo di un certo tipo di cinema d’azione e gotico degli anni ’90, e la sua influenza può essere vista in numerosi film e serie TV successive che hanno cercato di replicare la sua atmosfera oscura e la sua estetica visiva.
Il trailer internazionale di Il Crovo 2:
© Riproduzione riservata