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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Dawn of the Dead , uscita: 19-03-2004. Budget: $26,000,000. Regista: Zack Snyder.

Dossier: L’alba dei morti viventi del 2004, prove di carriera per Snyder e Gunn

24/10/2024 recensione film di Marco Tedesco

Già nella rivisitazione del classico di Romero, il regista e lo sceneggiatore mostravano tutte le tematiche e le dinamiche che avrebbero caratterizzato i loro lavori successivi

Ving Rhames e Sarah Polley in L'alba dei morti viventi (2004) film

I primi anni 2000 hanno segnato un punto di svolta importante per il cinema degli zombi. Durante quel periodo, infatti, il sottogenere ha brulicato di numerose proposte, spesso di bassa qualità. Questo cambiò con l’uscita di 28 giorni dopo di Danny Boyle nel 2002, che, pur non essendo tecnicamente uno zombie movie, riuscì a catturare l’immaginazione dei fan.

Quel film portava sullo schermo una rappresentazione di un mondo devastato da un’infezione virale che trasformava gli esseri umani in creature simili a zombi, senza mai usare esplicitamente il termine. Nonostante ciò, 28 giorni dopo divenne immediatamente un titolo di culto.

Ebbe un enorme successo, sia di critica che al botteghino, dimostrando che esisteva ancora un pubblico entusiasta e pronto ad accogliere nuove interpretazioni intelligenti del genere che George A. Romero aveva creato con La notte dei morti viventi nel lontano 1968. Romero aveva posto le basi per i film di zombi così come li conosciamo ancora oggi, con un’attenzione non solo agli effetti visivi, ma anche ai sottotesti politici e sociali che accompagnano la trama.

L'alba dei morti viventi (2004) zack snyderDue anni dopo, nel 2004, il regista Zack Snyder e lo sceneggiatore James Gunn collaborarono al remake di L’alba dei morti viventi (Dawn of the dead, in Italia uscito come Zombi), proprio di Romero. Questo rifacimento non solo trasformò le carriere di Snyder e Gunn, ma stabilì un nuovo standard qualitativo per gli zombie movie.

Il film, prodotto con un budget relativamente contenuto di 26 milioni di dollari, ottenne un grande successo commerciale, incassando 100 milioni globalmente. Anche se prendeva il titolo dall’omonimo classico del 1978, L’alba dei morti viventi di Zack Snyder si distinse per il fatto che, pur rispettando il concetto base dell’opera originale, percorse una strada creativa completamente nuova.

Il successo di L’alba dei morti viventi di Snyder non solo lo consacrò come un regista da tenere d’occhio a Hollywood, ma mise anche in luce la maturità crescente di Jams Gunn come sceneggiatore, portandolo lontano dai suoi primi lavori per la Troma Entertainment.

Entrambi seguirono da lì percorsi di carriera separati, ma paradossalmente le loro strade avrebbero continuato a intersecarsi in modo simbolico. Sia Snyder che Gunn, infatti, si dedicarono successivamente a film di supereroi, col primo che si sarebbe avventurato nell’universo DC Comics con Watchmen e la sua trilogia della Justice League, mentre l’altro avrebbe avuto un successo enorme con Guardiani della Galassia per i Marvel Studios.

Curiosamente, dopo aver trascorso un decennio a lavorare per la DC, tra alti e bassi, Zack Snyder ha poi lasciato l’universo cinematografico DC per tornare al genere zombi nel 2021 con Army of the Dead, prodotto da Netflix. Parallelamente, Gunn, insieme al produttore Peter Safran, è stato nominato co-presidente e co-CEO dei DC Studios, prendendo il posto vacante lasciato proprio da Snyder e assumendo la responsabilità di supervisionare i futuri progetti legati ai personaggi della DC Comics.

Nonostante i percorsi diversi, L’alba dei morti viventi riflette molti dei tratti creativi che entrambi i registi hanno portato avanti nei loro lavori successivi.

Dal punto di vista narrativo, Snyder e Gunn condividono l’interesse nel raccontare storie di personaggi eterogenei che si uniscono per formare famiglie disfunzionali, un tema che emerge chiaramente in L’alba dei morti viventi.

L'alba dei morti viventi (2004) filmFin dall’inizio del film, vediamo come l’apocalisse zombi costringa personaggi diversi tra loro a collaborare. La protagonista Ana Clark (interpretata da Sarah Polley), che perde il marito nelle prime fasi del film, si ritrova a formare un gruppo con altri sopravvissuti che trovano rifugio in un centro commerciale.

Tra loro ci sono il poliziotto Kenneth Hall (Ving Rhames), il commesso Michael (Jake Weber) e la coppia formata da Andre (Mekhi Phifer) e sua moglie incinta, Luda (Inna Korobkina).

Le dinamiche tra i personaggi sono spesso conflittuali, ma con il passare del tempo imparano a gestirsi reciprocamente, un elemento che Snyder esplorerà anche in Batman v Superman: Dawn of Justice e Army of the Dead, mentre Gunn lo riprende nei suoi Guardiani della Galassia, Peacemaker e The Suicide Squad.

Dal punto di vista visivo, sia Snyder che Gunn hanno un amore dichiarato per il gore e le sequenze d’azione credibili. In L’alba dei morti viventi, i momenti in cui gli zombi vengono abbattuti sono estremamente grafici, e le scene d’azione sono incorniciate con un realismo crudo.

I due creatori condividono anche l’approccio innovativo alla rappresentazione dei non morti, ridisegnando il modo in cui si muovono e attaccano. Nel film, vediamo zombi che si radunano all’esterno del centro commerciale e che alla fine assaltano l’edificio in massa. Questo approccio creativo ai cliché sugli zombi è uno dei motivi per cui il remake di Snyder funziona così bene. Non si limita a seguire le regole stabilite dai film precedenti, ma crea nuove dinamiche che sorprendono lo spettatore (sebbene la paternità degli zombi ‘veloci’ sia riconducibile a Incubo sulla città contaminata del 1980 e Il ritorno dei morti viventi del 1985).

Zack Snyder ha portato questo approccio di successo anche nei suoi lavori successivi, consolidando la sua reputazione come regista in grado di creare visioni epiche e su vasta scala. Come in L’alba dei morti viventi, non ha paura di usare effetti visivi per raggiungere le dimensioni desiderate, traducendo meticolosamente i suoi storyboard sullo schermo. Questo stile visivo lo ha accompagnato in film come Sucker Punch, Watchmen e nel più recente dittico di Rebel Moon.

Gunn, dopo L’alba dei morti viventi, ha invece preferito lavorare su film più indipendenti e artigianali come Slither e Super, dove gli effetti in camera sono rimasti la sua opzione principale. Tuttavia, con il successo della trilogia dei Guardiani della Galassia, anche Gunn ha ampliato il suo approccio alla costruzione di mondi immaginifici, utilizzando sempre più effetti visivi per aggiungere portata e profondità alle sue storie.

Ving Rhames e Sarah Polley in L'alba dei morti viventi (2004)Un altro aspetto memorabile di L’alba dei morti viventi è il lavoro sui personaggi. Nonostante la violenza e i non morti, ogni volto lascia un segno, e il pubblico ha il tempo di conoscerli, il che rende più significativo il loro destino. Quando i protagonisti affrontano la morte o il successo, lo spettatore si sente coinvolto emotivamente.

Questo elemento di connessione tra i personaggi e il pubblico è una caratteristica che Gunn ha mantenuto nei suoi film, su tutti in Guardiani della Galassia, dove la masnada di antieroi senza arte né part trova una redenzione attraverso le giuste dinamiche di gruppo.

Snyder, al contrario, tende a esplorare il lato oscuro dell’umanità, che si tratti di eroi o di villain. Nei suoi cinecomic per la DC, come Watchmen, l’esplorazione della natura ambigua dei supereroi è centrale. Anche Batman e Superman in Batman v Superman sono figure che lottano con il lato oscuro del potere.

Questo approccio si riscontra già nei personaggi di L’alba dei morti viventi, come Michael Shaunessy (Weber) e Steve Markus (Ty Burrell), che rappresentano in particolare la fragilità e le ambiguità morali dell’essere umano in situazioni estreme.

In sintesi, L’alba dei morti viventi del 2004 non solo ha rinnovato il genere zombi, ma ha anche messo in luce le capacità creative di Zack Snyder e James Gunn, due cineasti che avrebbero continuato a lasciare un segno indelebile nel mondo del cinema contemporaneo, portando con sé i tratti distintivi di questo progetto in tutte le loro opere future.

Di seguito trovate una scena di L’alba dei morti viventi: