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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Above the Law , uscita: 08-04-1988. Budget: $7,500,000. Regista: Andrew Davis.

Dossier | Nico di Andrew Davis: Hollywood scopre il ‘master of aikidō’ Steven Seagal

03/02/2021 recensione film di Francesco Chello

Nel 1988, la futura star del cinema action debutta sul grande schermo con un film cucito su misura sul suo background e le sue capacità marziali, capace di settare gli stilemi che contraddistingueranno tutta la sua carriera

steven seagal nico 1988 film

Nico, 1988. [Attenzione, test in corso.] Dobbiamo capire se siete effettivamente lettori da Cineocchio. Se il vostro primo pensiero è andato su roba da Festival del cinema di Venezia che strugge col biopic intriso di drammone, probabilmente non siete nel posto giusto. Se invece siete stati sopraffatti dalla foga ed avete già spezzato un braccio alla prima persona che vi è capitata a tiro, beh allora scambiamoci un rei, siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Del resto, quando ultimamente in redazione è venuta fuori la sacrosanta proposta di dedicare un po’ di spazio a Steven Seagal, abbiamo iniziato a picchiarci per l’entusiasmo. Da parte mia, propormi per il compito è stato un passo naturale, anche perché a suo tempo avevo già avuto modo di rendere pubblica la mia posizione in merito; Attrition (la recensione), uno dei migliori Seagal recenti, era stato addirittura il mio secondo pezzo in assoluto per Il Cineocchio, per la serie dichiariamoci subito. Il discorso su carriera, seguaci e detrattori lo avevo già affrontato in quell’occasione, superfluo ritornarci, a coloro che immancabilmente commenteranno parlando di peso e parrucchino mi limiterò a ricordare che quel simpatico uomo paffuto è tuttora cintura nera 7° dan di aikido ed è placidamente capace di rompervi (sul serio) qualche osso.

nico film poster seagalL’idea, quindi, è di celebrare Steven Seagal andando a rispolverare il suo periodo d’oro, la fase grazie alla quale siamo diventati suoi fan fedeli al punto da continuare a seguirlo anche nei due terzi di carriera successivi caratterizzati da DVT, budget contenuti e qualità altalenante. Per rendere l’idea, mi viene da fare un parallelo con gli AC/DC, che non so se avete ascoltato gli ultimi singoli, praticamente identici a N altri brani del loro repertorio; in pratica, gli anni di Seagal sulla cresta dell’onda, sotto contratto con una major (con annessi budget e competenze tecniche di cui attorniarlo) equivalgono al periodo di Bon Scott, i vent’anni successivi sono l’epopea di Brian Johnson; i fan continuano fedeli a seguirti, tu ti affidi alla stessa formula sicura, ogni tanto tiri fuori qualcosa sopra questa media specifica, ma vuoi mettere con la forza di Bon Scott?

Comunque sia – e divagazioni a parte, dovendo iniziare un discorso relativo agli anni d’oro di Steven Seagal la scelta non poteva che ricadere su Above the Law. Nico. Del 1988, appunto. Per la validità del film, per il fatto di essere il suo esordio in assoluto, per l’introduzione di stilemi che lo accompagneranno per circa trent’anni di carriera. Per l’impatto eclatante che ebbe sul genere di appartenenza, per il merito di aver introdotto una disciplina come l’aikido nel cinema con una freschezza e uno stile inedito assolutamente impattanti.

Come intro per un discorso Steven Seagal potrei utilizzare argomentazioni in qualche modo simili a quelle che scelsi per Jean-Claude Van Damme a suo tempo (vedi approfondimento su Senza esclusione di colpi). Non tanto per similitudini dirette tra i due, anzi, a dirla tutta, io non ho mai voluto fare un paragone tra loro dal punto di vista marziale; per fare esempi random, JCVD può avere punti di contatto con un Gary Daniels, mentre Steven Seagal può averne con uno Jeff Speakman, se avete colto il punto. Due personaggi estremamente diversi per carattere, stile, disciplina sportiva, background, preparazione attoriale e scelte di carriera, ma che condividono un aspetto cinematograficamente fondamentale. L’impatto dirompente e innovativo che entrambi ebbero sul cinema action a sfondo marziale sul finire degli anni ’80.

Forse non è una coincidenza che, quasi subito, tra i due sia scattata una rivalità che qualcuno credeva strumentale (come quella tra Stallone e Schwarzenegger, in realtà grandi amici), mentre era vera, viscerale, fondata su un’antipatia a pelle reciproca; la miccia è da rintracciare in una lite che i due ebbero in occasione di una festa quando dopo svariate provocazioni – plausibilmente una variante marziale della gara a chi ce l’ha più lungo – arrivarono quasi alle mani (secondo qualcuno senza il quasi) e da allora non perdono occasione per punzecchiarsi a distanza e, fondamentalmente, odiarsi. Di base, tra i due non c’è stima, in particolare da parte di Steven Seagal, che ha sempre messo in discussione le virtù sportive (ed eventuale curriculum sul campo) di Jean-Claude Van Damme.

nico film 1988 sharon stoneA beneficiare di questa faida tutti quelli che, esattamente come me, scelsero di non scegliere, quanto piuttosto di essere fan di entrambi; io, ad esempio, ero un ragazzino in fotta col cinema d’azione e di botte, di quelli talmente famelici da guardare pure Il Ragazzo dal Kimono d’Oro ed il suo colpo del drago (avete provato a rivederlo oggi? Non fatelo!), inutile dire come accolsi a braccia apertissime l’arrivo di una doppia bomba che aveva del clamoroso, una manna dal cielo, senza considerare poi la conseguente nascita di un sottobosco di produzioni a basso costo di emuli ed epigoni di ogni sorta (e molti nomi interessanti), che finì per fare solo bene agli appassionati del genere.

Ma facciamo un passo indietro per capire, in breve, il percorso che ha portato Steven Seagal ad avere la sua grande occasione nel mondo del cinema. Steven Frederic Seagal nasce nel 1952 a Lasing (Michigan, Stati Uniti), suo padre era un insegnante figlio di immigrati ebrei russi mentre sua madre un tecnico ospedaliero di origine calabrese (oltre che olandese, inglese e tedesca). A cinque anni il trasferimento in California dove, prima dei sette anni, sboccia l’amore per le arti marziali. Nel corso del tempo viene seguito da maestri del calibro di Fumio Demura (tra le altre cose, controfigura di Pat Morita nel primo, terzo e quarto Karate Kid) per quanto riguarda il karate, mentre Harry Ishisaka lo guida nell’aikido.

Il talento marziale è chiaro fin da subito, partecipa a molteplici competizioni e conquista presto diverse cinture (come la nera di karate, aikido e kenjutsu). Dopo gli studi universitari, nel 1971 decide di trasferirsi in Giappone per seguire la fidanzata (e futura moglie, la prima di quattro) Miyako Fujitani andando a vivere con la famiglia di lei proprietaria di una scuola di aikido, diventando il primo straniero a gestire un dojo in terra nipponica. Il periodo giapponese non è del tutto chiaro, probabilmente anche un po’ romanzato (in particolare in alcuni racconti dal sapore leggendario), ma quello che è certo è che per Steven Seagal si tratta di una importantissima fase di formazione sia personale che professionale.

Tornato negli Stati Uniti apre una scuola di aikido a cui seguono le primissime esperienze nello showbusiness, inizialmente dietro le quinte; nel 1982 come martial artist coordinator in L’Ultima Sfida (The Challenge, di John Frankenheimer) e nel 1983 nel bondiano apocrifo Mai dire Mai (Never Say Never Again, di Irvin Kershner), in cui ricopre il ruolo (non accreditato) di martial arts instructor di Sean Connery a cui rompe un polso durante una sessione di training. Nel frattempo diventa anche bodyguard, come ad esempio di Kelly LeBrock (che sposa nel 1987 e con cui reciterà in Hard to Kill / Duro da Uccidere nel 1990), mentre fa conoscenza dell’agente (e pezzo grosso di Hollywood) Michael Ovitz, suo allievo, colui che intravede le potenzialità on screen di Steven Seagal consigliandogli di tentare la strada da attore nel pieno del boom degli action movies.

nico film 1988 pam grierA questo punto, Steven registra un video dimostrativo che arriva agli uomini della Warner Bros., i quali chiedono di assistere ad un’esibizione live che li lascia esterrefatti. Lo step successivo è di quelli eclatanti: la major gli propone un contratto multifilm da protagonista. Entrare nello stardome dalla porta principale, senza alcuna esperienza attoriale, una di quelle cose quasi inspiegabili che non succedono certo tutti i giorni – penso allo stesso Jean-Claude Van Damme, ad esempio, che aveva dovuto sudarsi le prime chances importanti, oppure a Scott Adkins che ancora oggi non ha avuto la dovuta considerazione da parte della Hollywood che conta.

D’altronde la Warner, in diversi momenti della sua storia, si era mostrata attenta a un certo tipo di cinema, come nel 1973 quando co-produsse I 3 dell’Operazione Drago (Enter the Dragon) con un mito come Bruce Lee, riprendendone il filo col figlio Brandon nel 1991 con Resa dei Conti a Little Tokyo (la recensione), senza contare che lo studio in quegli anni aveva avuto modo di fare da distributore per alcuni titoli della Cannon grazie ai quali aveva potuto tastare il terreno (e relativo pubblico di riferimento).

Il ‘pacchetto regalo’ della Warner non si limita al contratto pluriennale, ma comprende un esordio confezionato a puntino: 7 milioni e mezzo di dollari di budget, un cast di contorno che comprende nomi del calibro di Sharon Stone, Pam Grier ed Henry Silva, l’ingaggio di un regista che sa il fatto suo come Andrew Davis. Oltre alla possibilità di poter scegliere una storia di suo gradimento spulciando una pila di script che lo studio teneva da parte per Clint Eastwood. La genesi di Nico – Above the Law è cosa fatta.

Steven Seagal si lancia nel progetto con entusiasmo e, volendo, anche quella sana presunzione di chi si sente estremamente sicuro dei propri mezzi, partecipa come produttore, cura personalmente tutte le coreografie di lotta e sceglie ogni singola arma che sarà utilizzata nel film. Si prepara per la parte affiancando veri poliziotti in azione che racconteranno di malviventi più intimoriti da Seagal che dai veri rappresentanti delle forze dell’ordine. In sostanza, mette immediatamente in chiaro quella che negli anni sarà una sua prerogativa e che col tempo incrinerà i suoi rapporti con le produzioni importanti, ovvero pretendere di avere un certo controllo su tutta la fase produttiva.

E’ sempre lui che fa il nome di Andrew Davis per la regia, di cui aveva apprezzato il precedente Il Codice del Silenzio (Code of Silence, del 1985), titolo che vedeva protagonista un altro campione marziale divenuto action hero per eccellenza come Chuck Norris (ed in cui l’antagonista era proprio Henry Silva), ambientato anch’esso a Chicago e con diverse similitudini di trama. Proprio col regista, di nuovo libero dopo essere stato licenziato da L’Implacabile (The Running Man, del 1987) poco prima dell’inizio delle riprese, si mette al lavoro sul soggetto (che diventa poi sceneggiatura firmata da Steven Pressfield e Ronald Schusett – sì, quello di Alien – oltre che dallo stesso Davis), che viene pesantemente modificato per aderire alle caratteristiche volute dal protagonista, che introduce una serie di elementi biografici oltre che molteplici caratteristiche che contraddistingueranno i suoi personaggi negli anni a venire.

nico film henry silva 1988Nico Toscani, ex agente della CIA e oggi poliziotto, è il fulcro di una storia che vede un intrigo di corruzione, potere e traffico di droga; non è un caso se in molti paesi (tra cui il nostro) il film sia conosciuto proprio (e semplicemente) come Nico. Fin dalle battute iniziali è evidente l’influenza di Steven Seagal e la necessità di introdurre sé stesso al pubblico attraverso la delineazione del suo personaggio. Nel prologo è sua la voce fuori campo che racconta le proprie origini in prima persona (lo riascolteremo in chiusura, prima dei titoli di coda), un tratteggio molto vicino agli eventi che hanno caratterizzato la sua vita reale, sullo scorrere di vere fotografie d’infanzia dell’attore.

E ancora, Seagal / Nico che effettua una dimostrazione di aikido con tanto di spiegazione in giapponese fluente. I parenti italiani, il farsi volere bene (e rispettare) da poliziotti e malavitosi, il feeling con la comunità latina. Insomma, il modo più diretto e immediato per presentarsi a quello che diventerà rapidamente il suo pubblico. Un film al servizio del suo protagonista che, dal canto suo, non delude le aspettative ma, anzi, coglie l’occasione nel migliore dei modi. Steven ha 36 anni, fisico asciutto, presenza che sfrutta il suo metro e 93 centimetri di altezza, buona forma. Non si fa pregare per iniziare a menare le mani, è evidente che non vede l’ora. Gli avversari stesi non si contano, ci sono almeno tre o quattro risse uno vs tutti in cui quei tutti si fanno veramente molto male, tra vetri rotti, mani mozzate, arti spezzati e teste fracassate.

Dal bar (in cui compare anche Michael Rooker) al vicoletto, dal duello di spada (in cui si serve di suoi allievi come stuntmen antagonisti) all’attentato scampato in cui spara ad uno dei killer solo per spaventare gli altri. Una dose di violenza che setterà nuovi standard per il genere, in quel momento inusuale anche per un film di arti marziali, che a dirla tutta subì anche qualche taglio per evitare una censura più severa. Senza dimenticare una predilezione per le armi da fuoco, con più di una sparatoria da segnalare – inclusa la scoppiettante retata che si conclude con un inseguimento automobilistico in cui si segnala Steven Seagal appeso al tetto dell’automobile che sfonda il finestrino con un cazzotto e tenta di strozzare il malcapitato malvivente.

Sul versante attoriale l’esordiente Seagal, lo sappiamo, non è scioltissimo, dondola la testa quando vuole fare il duro e incrocia le braccia quando non sa cosa fare (abitudine che si porterà praticamente per sempre), così come la corsa è contraddistinta da una strana postura che ritornerà in qualche titolo successivo (almeno finché non ha smesso di correre nei suoi film …), eppure ha quella sorta di carisma arrogante, la personalità (e l’autostima) necessaria a compensare le sbavature, una sua personalissima formula con cui riesce a trovare efficacia e credibilità nel personaggio oltre che presa sullo spettatore.

steven seagal nico 1988La storia di fondo di Nico ha quel minimo di intreccio necessario a far funzionare un prodotto di questo tipo, trovando il tempo per includere una frecciatina neanche tanto velata alla corruzione ed i traffici illeciti della CIA. A suo favore gioca avere un villain con la faccia più che giusta come quella del veterano Henry Silva, che certi ruoli li portava a casa a occhi chiusi; il suo Zagon è un figlio di puttana che non si fa scrupoli di fronte agli interessi e che trova piacere nella tortura e nel sadismo. Showdown finale tra lui e Nico di quelli brevi ma intensi, sia off screen, con Silva che fortuitamente rompe il naso a Seagal che passa tutta la notte col ghiaccio per evitare il formarsi del tipico occhio nero e poter tornare sul set la mattina successiva come se niente fosse, sia su pellicola, con Nico che a favore di camera spezza brutalmente prima il braccio e poi il collo a Zagon.

Al fianco del protagonista due bellezze diverse tra loro, i tratti delicati di Sharon Stone per il ruolo di Sara, moglie di Nico dal pianto facile, quelli più aggressivi di Pam Grier nei panni di Delores Jackson (in italiano viene chiamata erroneamente Dolores) collega dagli abiti sgargianti e dal carattere deciso. Daniel Faraldo è il malavitoso Tony Salvano, che inizialmente non aveva convinto Andrew Davis il quale temeva fosse troppo basso per intimidire Steven Seagal che, presente al provino, chiese a Faraldo di provare a spaventarlo, con quest’ultimo che a quel punto prese una sedia e tentò di spaccarla sulla sua schiena, ottenendo la parte seduta stante.

Nel cast anche Ron Dean e Joseph F. Kosala, che col regista avevano già lavorato nel sopracitato Il Codice del Silenzio, per poi ripetersi in occasione di Il Fuggitivo (The Fugitive, 1993) e Reazione a Catena (Chain Reaction, 1996). Andrew Davis si conferma un regista perfettamente a suo agio col genere con Nico, trova puntualmente il modo di valorizzare lo stile (e le botte) del suo protagonista, così come l’occhio per coordinare l’azione di più ampio respiro; una collaborazione fruttuosa quella con Steven Seagal, che porterà ad un fortunato bis quattro anni dopo con Trappola in Alto Mare (Under Siege) che si rivelerà un incredibile successo al boxoffice, maggior incasso in carriera per l’attore statunitense.

L’aikido è protagonista quanto il suo esecutore, una disciplina che sfrutta l’inerzia e il peso corporeo dell’avversario da utilizzare nei propri colpi, blocchi e prese capaci di neutralizzarlo (in maniera spesso dolorosa). Un’arte e uno stile praticamente unici, che anziché ricercare la spettacolarità nel gesto muscolare e/o acrobatico, trova la sua forza ed efficacia cinematografica nella sensazione constante di letalità, nella tecnica e nella coordinazione, nelle sue esecuzioni così rapide da indurti a ricorrere a rewind e slow motion per poterle gustare a pieno. Caratteristica che, bisogna dire, quest’arte marziale conserva tuttora, a prescindere dalla qualità altalenante dei film e nonostante uno Steven Seagal panciuto (a volte pigro e / o controfigurato per altre scene), ma ancora capacissimo di menare le mani come solo lui sa fare. E che necessita di sparring partner adeguati, vista anche la sua fama di ‘matto’ che negli anni ha collezionato problemi di vario tipo con stuntmen usciti malconci dal suo trattamento.

nico film 1988 steven seagalA conti fatti, come dicevo anche in apertura, l’importanza di Nico è da riscontrare anche nella creazione degli stilemi, dei trademark e di un canovaccio che Steven Seagal riprenderà nei successivi trent’anni, apportando la minima variazione sul tema di volta in volta. Personaggio di legge dal passato militare, estremamente skillato e praticamente invulnerabile (è già tanto che in Nico lo si veda sanguinare, rarità dei primi anni), alle prese con qualche complotto che prevede possibilmente cospirazioni e corruzione in ambito politico / governativo, in modo da suggerire qualche accenno di riflessione in omaggio all’intrattenimento da combattimento. Prodotti e personaggi facilmente intercambiabili, in cui la struttura portante resta fondamentalmente la stessa così come il sentimento che anima il suo protagonista.

Girato tra l’aprile e il giugno del 1987, Above the Law fa il suo esordio nei cinema statunitensi nell’aprile del 1988 (l’8 in limited release, dal 22 quella completa), per poi iniziare una distribuzione internazionale che farà tappa in Italia il successivo 19 agosto. Un buon successo commerciale, considerando che soltanto in patria riuscì ad incassare quasi il triplo del suo budget, arrivando a sfiorare i 19 milioni di dollari di incasso. Dopo l’uscita di Nico, l’aikido ebbe un vero e proprio boom praticamente in tutto il mondo, lo stesso dojo di Steven Seagal (in difficoltà prima delle riprese) fece registrare il sold out in tutte le sue classi. La carriera di Steven Seagal stava spiccando il volo, piantando le fondamenta di quella fan base capace di seguire con fedeltà, per oltre trent’anni, il suo Master of Aikido.

Di seguito trovate una scena di Nico: