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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Terrore nello spazio , uscita: 15-09-1965. Regista: Mario Bava.

Dossier | Terrore nello Spazio di Mario Bava: il fanta-horror all’italiana che fa scuola a Hollywood

01/12/2020 recensione film di Francesco Chello

Nel 1965, il regista portava al cinema un film di fantascienza artigianale e oscuro, capace di influenzare - in modo più o meno riconosciuto - i lavori successivi di Ridley Scott e John Carpenter

Terrore nello spazio (1965)

Il cinema di fantascienza in Italia, è risaputo, non ha quella che si potrebbe definire una grandissima tradizione. Sono pochi, poi, i titoli nostrani di questo genere ad aver meritato il titolo di cult. Uno dei questi è senza ombra di dubbio Terrore nello Spazio – disponibile al momento anche su Amazon Prime Video in una bella edizione restaurata – piccolo tesoro da riscoprire che non a caso fu inserito nella rassegna ‘Storia segreta del Cinema Italiano’ in occasione della Mostra del Cinema di Venezia del 2005, a cui è seguita la sua distribuzione italiana in DVD (attualmente fuori catalogo e di difficile reperibilità).

Terrorenellospazio.jpgTerrore nello Spazio segna anche una rara incursione nel mondo dello sci-fi dell’indimenticato Mario Bava, che si conferma maestro lasciando il segno anche in questo filone, un re Mida del cinema di genere capace di trasformare in oro tutto – o quasi – quello che ha toccato. Oltre che, come di consueto per quasi tutti i titoli del regista, aver lasciato alle generazioni successive un’importante eredità sia in quanto a tecnica cinematografica, capace d’influenzare gran parte dei suoi successori, che per quanto riguarda il film stesso, vera e propria fonte d’ispirazione – e di plagio, in alcuni casi – di tantissimi titoli negli anni a venire.

Basti pensare ad un cult come Alien – sebbene sia Ridley Scott, il regista, che Dan O’Bannon, lo sceneggiatore, abbiano sempre negato questa ipotesi – fino ad arrivare ai più recenti Pitch Black di David Twohy, e, soprattutto, Fantasmi da Marte di John Carpenter, il maestro di genere della generazione seguente a quella di Mario Bava.

Il punto di forza di Terrore nello Spazio è la suggestiva atmosfera che l’avvolge dall’inizio alla fine, mista alla tensione in crescita costante dovuta al mistero e relativo pericolo a cui vanno incontro i malcapitati astronauti. A questo mix vincente, quindi, contribuiscono una sceneggiatura semplice ma efficace, una serie di notevoli trovate registiche, affascinanti scenografie e ambientazioni, costumi pittoreschi ed effetti speciali ingegnosi, adeguate musiche ed effetti sonori.

Lo script, a cui misero mano lo stesso Mrio Bava, lo scrittore Alberto Bevilacqua, il critico Callisto Cosulich e gli sceneggiatori/registi spagnoli Antonio Romàn e Rafael J. Salvia, è tratto da un racconto di Renato Pestriniero dal titolo Una Notte di 21 Ore, pubblicato a suo tempo su Interplanet. L’idea di base è intrigante, sebbene moderatamente influenzata da titoli celebri come La Cosa da un Altro Mondo.

Come nella sua intera filmografia, Mario Bava fa di necessità virtù. Mezzi più che risicati gli forniscono una nuova occasione per mettere in mostra il suo straordinario talento visivo, la sua eccezionale inventiva. Il film, che definire low budget sarebbe riduttivo, diventa nelle sue mani un grande titolo della fantascienza tutta. E così due grandi rocce di plastica prese in prestito da un altro set a Cinecittà e spostate di inquadratura in inquadratura diventano lo scenario di un pianeta misterioso, minaccioso e inospitale. Il tutto grazie ad un sapiente gioco di inquadrature, immagini riflesse, un ‘magico’ montaggio, illusori mascherini, un furbesco fumo a getto continuo ed una fotografia dai colori molto intensi.

Evi Marandi, Mario Morales e Ivan Rassimov in Terrore nello spazio (1965)Il resto lo fa lo stile di Mario Bava, caratterizzato da carrellate lente, piani sequenza e zoomate rapidissime. Per l’astronave viene realizzato un unico modellino, mentre i suoi interni vengono ricreati in un teatro di posa, la plancia di comando stracolma di lucine colorate di cui s’ignorano le funzioni dona quel non so che di sofisticato e futuristico all’apparecchio, come del resto delle semplici tute da sommozzatore leggermente modificate e dei caschi da motociclista diventano abilmente le pittoresche uniformi degli astronauti (costumi realizzati in soli venti giorni), mentre fasci di luce fungeranno da laser dei fucili.

Il quadro di Terrore nello Spazio è completato dall’utilizzo delle miniature, sia per il pianeta che per gli esterni dell’astronave, mescolate alle sequenze live action attraverso la tecnica di Schüfftan – utilizzando uno specchio biriflettente posto a quarantacinque gradi rispetto alla macchina da presa.

Alcune trovate di Terrore nello Spazio sono innovative e impattanti; come non citare l’inquietante scena della resurrezione tanto semplice nella sua realizzazione – una botola in metallo, del cellophane ed un intelligente slow motion – quanto forte nel suo impatto visivo, utile a rappresentare una sorta di seconda nascita per i posseduti, oppure il ritrovamento dell’astronave aliena con tanto di presenza di enormi scheletri di misteriosi umanoidi (di nuovo, chi ha detto Alien?). Di livello anche il comparto trucco ed effetti speciali curati soprattutto dallo stesso Mario Bava con cui collaborò, in qualità di model maker, anche Carlo Rambaldi, le ferite sui volti ed i corpi dei resuscitati hanno una resa convincente.

Il regista, è noto, aveva una grande passione per la realizzazione degli effetti speciali. Aveva appreso molto dal padre Eugenio, direttore della fotografia, scenografo e scultore all’alba del cinema italiano; la manipolazione delle immagini, inoltre, caratterizzò il Maestro fin dagli esordi quando ebbe una significativa esperienza, durante la Seconda Guerra Mondiale, presso l’istituto Luce dove manipolava filmati di propaganda creando successi fasulli dell’esercito italiano tra i quali un attacco a Malta in realtà mai avvenuto. Terrore nello Spazio segna anche la nascita della terza generazione cinematografica dei Bava: fa il suo esordio, come assistente al regista, il figlio di Mario, Lamberto, che però non sarà mai all’altezza del talento paterno.

Terrore nello spazio (1965) bavaIl cast internazionale copre bene la quota attoriale. Nei panni del protagonista troviamo l’americano Barry Sullivan (Terremoto), piuttosto convincente nel ruolo di capitano della nave spaziale, che in seguito ammise di essersi commosso per l’emozione durante la sessione di doppiaggio di fronte alla qualità visiva dell’opera; il suo personaggio è l’unico ad avere un minimo di caratterizzazione, gli altri appaiono piuttosto schematici ma comunque funzionali alla vicenda.

Al suo fianco la brasiliana Norma Bengell (Io Non Perdono … uccido), l’italiana Evi Marandi (Tototruffa ‘62), lo spagnolo Ángel Aranda (Il Giustiziere Sfida la Polizia) e l’italiano naturalizzato Ivan Rassimov, qui alla sua prima apparizione sul grande schermo in vista di una fulgida carriera nel nostro cinema di genere.

Molto singolare la fase produttiva di Terrore nello Spazio, durante le riprese ogni interprete recitava le sue battute nella propria lingua nativa, spesso capendo a malapena – o, talvolta, proprio per niente – quelle degli altri attori. Tutto in funzione di una release internazionale: il film fu distribuito, doppiato in inglese, anche negli USA dalla American International Picture con il titolo Planet of the Vampires – spesso in double bill con La Morte dall’Occhio di Cristallo – per poi diventare, nella versione televisiva, The Demon Planet.

Degno di nota il finale dalla forte connotazione negativa, così come il colpo di scena relativo al cambio di destinazione dell’astronave, con perentoria frase di chiusura pronunciata dal protagonista.

Mario Bava ha reso questo film imperdibile per gli appassionati fantahorror e non, così come chi studia o s’interessa di tecnica cinematografica, magari pur non apprezzando il filone, non potrà fare a meno di concedergli una visione ed apprezzarne i meriti. Un’opera povera di mezzi ma pregna di talento, di un fascino duraturo. Una rappresentazione della fantascienza visivamente vigorosa, un cult simbolo dei giorni di gloria che furono – e che, ahinoi, non tornarono – del nostro cinema di genere.

Di seguito il trailer internazionale di Terrore nello Spazio: