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Voto: 8/10 Titolo originale: Pitch Black , uscita: 18-02-2000. Budget: $23,000,000. Regista: David Twohy.

Recensione story | Pitch Black di David Twohy

20/04/2020 recensione film di William Maga

Nel 2000, Vin Diesel e Radha Mitchell erano i protagonisti di quello che sarebbe diventato un piccolo cult della sci-fi, nonché il primo capitolo della saga dell'antieroe galattico Richard B. Riddick

Nel febbraio del 2000, il mondo cominciò a familiarizzare davvero con l’allora 32enne Vin Diesel. Improvvisamente, questo attore in gran parte sconosciuto, i cui unici crediti significativi nel curriculum erano una particina in Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg e alcuni lavori di doppiaggio, tra cui la versione animata di Il Gigante di Ferro (nei panni del personaggio del titolo), si ritrovava infatti nel palinsesto dei cinema americani con ben due film, usciti lo stesso giorno. Si trattava del thriller 1 km da Wall Street di Ben Younger e del fantascientifico Pitch Black (o The Chronicles of Riddick: Pitch Black) due titoli in grado di dare un’idea della gamma recitativa dell’attore. Nel primo, era un ragazzo normale e con un lavoro regolare. Nel secondo, entrava invece in piena ‘modalità Arnold Schwarzenegger‘, flettendo i suoi muscoli, grugnendo e pronunciando occasionale sentenze a effetto. Non si trattava di un ruolo particolarmente impegnativo, ma Mark Sinclair lo gestisce coi giusti aplomb e physique du rôle. E pensare che, inizialmente, la parte era stata pensata per una donna

Pitch Black di David Twohy poster 2000Pitch Black può essere tranquillamente visto come una versione elegante e raffinata di quel tipo di ‘creature features spaziali’ resi popolari dalla saga di Alien. nei suoi momenti migliori (che sono parecchi), il film intrattiene e diverte come ci si aspetterebbe. Sul versante negativo, ci sono sequenze in cui vari personaggi – in gran parte anonimi – vagano nel buio più totale (comprensibile, visto il titolo …) e fanno cose incredibilmente stupide mentre vengono inseguiti e cacciati da misteriose creature aliene molto affamate. Mentre vengono catturati uno dopo l’altro, come in un tipico slasher, l’unica domanda che ronza in testa allo spettatore è chi sarà il prossimo.

Va ricordato che l’ultima volta che lo sceneggiatore e regista David Twohy si era avventurato nei territori della fantascienza, il risultato era stato il sorprendentemente intelligente e coinvolgente The Arrival (1996), nel quale metteva in atto un’infestazione aliena sulla Terra. Per la maggior parte dei 105 minuti di Pitch Black, il regista americano – che amplia qui un’idea che aveva avuto per Alien³ – replica il medesimo livello di attenzione a questa sceneggiatura. La mezz’ora iniziale, che descrive in dettaglio l’atterraggio di un’astronave su uno sterile pianeta deserto e arroventato, è particolarmente intrigante.

Una volta che la prima creatura fa la sua comparsa, le cose diventano un po’ più ‘classiche’ dal punto di vista della trama, ma il livello di suspense e tensione invece aumenta. Per riempire i punti morti tra un attacco e l’altro, lo spettatore deve però assistere a una serie di conflitti interpersonali già visti altrove e, solo per coloro che sono infastiditi da questo genere di cose, la cosiddetta “scienza” del film adotta alcune violazioni impossibili delle tradizionali leggi della fisica.

Siamo nel 2578 e Pitch Black inizia con un incidente, un atterraggio di fortuna molto violento che lascia la maggior parte dell’equipaggio e dei passeggeri a bordo morti. Tra i pochi sopravvissuti ci sono Fry (Radha Mitchell), il pilota; Johns (Cole Hauser), un ufficiale di polizia; Richard B. Riddick (Diesel), un pericolosissimo assassino che viene trasportato pesantemente incatenato; e Inam, un religioso (Keith David). Il pianeta è una terra desolata e apparentemente priva di vita – un paesaggio desertico (il Sud dell’Autralia, la medesima location di Mad Max oltre la sfera del tuono) che si perde a dismisura in cui tre soli alti nel cielo assicurano che non ci sarà mai la notte, e forse nemmeno l’acqua.

Radha Mitchell in Pitch Black (2000)Poco dopo il duro impatto, Riddick scappa, ma, mentre i sopravvissuti lo cercano, anche loro si ritrovano cacciati – da una specie aliena che evita la luce del giorno ma è letale nel buio. Presto, con la consapevolezza che quel mondo sta per essere immerso nel ‘nero pece’ per una sfortunata eclissi totale (esattamente dopo 59 minuti), tutti quanti devono imparare a fidarsi di Riddick, che può vedere nell’oscurità grazie ai suoi particolari occhi, se vogliono sopravvivere. Nel frattempo, non è chiaro se l’obiettivo principale di Riddick sia l’autoconservazione o la redenzione.

In generale, la recitazione del cast di Pitch Black – che è stato girato in circa 60 giorni con un budget di 23 milioni di dollari – è solida, anche se in gran parte poco sorprendente, dato che la maggior parte degli attori coinvolti ricade senza grossi sforzi nei ruoli stereotipati di personaggi stravaganti che in pratica stanno soltanto aspettando di diventare il prossimo pasto degli essere extraterrestri (ma qualche sorpresa – specie riguarda che si salverà la pelle alla fine della carneficina – non manca).

Naturalmente, a spiccare sono proprio Vin Diesel, che coglie come meglio non avrebbe potuto l’opportunità di ritagliarsi un posto di rilievo tra gli antieroi più cool del cinema di fantascienza, e Radha Mitchell , che interpreta in modo convincente una donna tosta, che si ritrova suo malgrado in una situazione emotivamente in conflitto. C’è inevitabilmente un po’ della Ripley di Sigourney Weaver in Fry, ma questa non si tratta di una copia spudorata. Anche per l’attrice australiana, al tempo nota soprattutto per i suoi lavori nella scena indie (Amore e altre catastrofi, High Art), Pitch Black è stata l’opportunità per essere notata da Hollywood e da un pubblico più ampio, tanto che, in effetti, di lì a poco la sua carriera sarebbe decollata, specie nel ‘genere’

Pitch Black di David TwohyCome si diceva inizialmente, Pitch Black ha un aspetto stiloso. Le sequenze all’aperto, sono fotografate da David Eggby (Interceptor) in modo da risultare praticamente monocromatiche ed enfatizzare in tal modo il potere di prosciugamento del colore da parte dei tre soli.

Dopo che si è verificata l’eclissi invece, a rimanere impresse sono le sequenze davvero inquietanti dei mostri che si ‘affezionano’ particolarmente al gruppetto di protagonisti, che riescono a tenerli parzialmente a bada agitando delle pile fluorescenti in grado di respingerle e accecarle, disorientandole. Immagini realizzate attraverso la CGI, come il pianeta circondato da anelli che scivola attraverso il cielo per oscurare il sole sono altrettanto d’impatto.

Elementi visivi molto forti di questo tipo vanno così a completare adeguatamente la sceneggiatura scritta con passione da David Twohy (con Jim e Ken Wheat), che sfocia in un’escursione nel fanta-horror solido e costantemente coinvolgente, che, nonostante gli incassi non eccelsi (circa 55 milioni di dollari globalmente) ha dato il là a una delle pochissime saghe sci-fi viste negli ultimi 30 anni. E non è certo una cosa da poco.

Di seguito la scena in cui le creature alieni escono dalle loro tane di Pitch Black: