Voto: 7/10 Titolo originale: ゴールデンカムイ , uscita: 19-01-2024. Regista: Shigeaki Kubo.
Golden Kamuy: la recensione del film live-action di Shigeaki Kubo (su Netflix)
24/05/2024 recensione film Golden Kamui di Gioia Majuna
Il manga di Satoru Noda arriva in TV in un adattamento efficace, capace di riflettere non banalmente su temi scottanti e attuali
I film di guerra sono sempre stati utilizzati per generare sentimenti nazionalisti, in modo che il pubblico non guardi alle conseguenze dannose dello spargimento di sangue e non voti per il partito al potere che apparentemente ha portato il Paese a nuove sanguinose vette di gloria.
La maggior parte di questi film si sforza di ricreare le scene di battaglia e di inscenare i momenti più strappalacrime della storia del cinema, costringendo così le persone più lucide a dire: “Beh, la regia era davvero buona”. E finiscono per fare un sacco di soldi, rendendolo così il genere di riferimento per successi garantiti al botteghino e per una propaganda efficace.
Ma c’è un leggero vento di cambiamento (più che altro una brezza …) in cui i registi guardano oltre la carneficina e lo sciovinismo. Michael Bay ha messo in luce la patetica condizione dei veterani di guerra in Ambulance. Park Chan-wook ha adattato Il Simpatizzante per parlare dell’impatto della guerra del Vietnam sul popolo vietnamita (la recensione). E ora, dal Giappone, ecco il live action di Golden Kamuy (o Kamui).
Diretto da Shigeaki Kubo, scritto da Tsutomu Kuroiwa e basato sulla omonima serie manga di Satoru Noda, si apre nel 1904 al 203 di Meter Hill, in Cina, per introdurre il protagonista, Saichi Sugimoto, che sta combattendo nella guerra russo-giapponese. La narrazione salta bruscamente in avanti di due anni per mostrare ‘L’immortale’ Sugimoto che cammina da solo nel paesaggio innevato del Giappone e controlla i corsi d’acqua alla ricerca dell’oro che spera di vendere per sbarcare il lunario.
È allora che si imbatte in un vagabondo che, casualmente, inizia a parlargli del presunto oro degli Ainu, rubato da un sanguinario assassino di nome Noppera-Bo e nascosto da qualche parte nell’Hokkaido. Mentre scontava la sua pena nella prigione di Abashiri, il criminale tatuò le coordinate del suo tesoro sui corpi di circa 24 detenuti e disse loro che chiunque lo avesse trovato ne avrebbe avuto la metà. Armato di questa conoscenza, Sugimoto si mette così alla ricerca dei furfanti e dell’oro e finisce – ovviamente – in un mare di guai.
Premessa. Chi scrive non ha letto il manga né guardato la relativa serie animata. Golden Kamuy – che conserva ampiamente la sua natura ‘sopra le righe’ originaria – si apre su una grande scena di guerra, ma presto la narrazione si orienta sul tema di come il governo tratta i veterani e li spinge ad adottare misure disperate per rimanere a galla. E questo è un aspetto molto interessante.
Quando poi evidenzia il collegamento diretto tra la nostalgia per la dittatura militare e le richieste di forme più moderne di autocrazia, colpisce ulteriormente. E non appena inizia a parlare dell’erosione delle culture indigene e dell’accaparramento delle terre da parte delle autorità governative, si eleva ben oltre il semplice intrattenimento cartoonesco di facciata.
Tsutomu Kuroiwa infarcisce la sceneggiatura di Golden Kamuy di momenti di leggerezza e azione. Tuttavia, il modo in cui fa i conti con l’orribile passato del suo Paese, riflettendo sul ciclo infinito di genocidi e guerre a cui gli esseri umani partecipano, nonostante siano consapevoli della finitezza della vita, fa riflettere.
L’aspetto visivo e le atmosfere sono coinvolgenti. Dal primo all’ultimo fotogramma, veniamo trasportati nel Giappone del 900. La nitidezza della fotografia, i colori, l’efficienza del montaggio, il sound design, la colonna sonora, i costumi, il trucco, tutto è stato orchestrato abilmente da Shigeaki Kubo. La CGI e i VFX sono di livello importante per una produzione a medio / basso budget.
Potete prendere una qualsiasi scena in cui compaiono un orso e il lupo e vi chiederete se siano stati usato animali veri o finti. Tuttavia, è probabile che la maggior parte della neve del film sia vera, soprattutto nelle sequenze all’aperto. E questo rende le sequenze d’azione ancora più impressionanti. Costruire scenografie complesse in ambienti controllati è comunque estremamente difficile. Farlo su qualcosa di imprevedibile e ingombrante come la neve richiede grande perizia. In particolare, il combattimento con la carrozza dei cavalli è un’esperienza che vale quasi da sola le oltre 2 ore di visione di Golden Kamuy.
Le uniche due lamentele che si possono sollevare riguardano i problemi di ritmo e i costumi, che raramente riflettono la quantità di danni che vengono inflitti ai personaggi (l’origine fumettesca emerge prepotente in questo caso).
Per quanto riguarda le interpretazioni, tutti i protagonisti se la cavano bene. La miscela di stoicismo, sentimentalismo, follia e amore sfrenato per il cibo di Kento Yamazaki deliziosa. Anna Yamada emana sincerità e gentilezza, rendendo Asirpa un personaggio che deve ricorrere alla violenza a causa del mondo in cui vive.
Yuma Yamoto è esilarante, riuscendo a tradurre con agilità la comicità slapstick tipica del manga e dell’anime. Nonostante il poco tempo trascorso sullo schermo, Gordon Maeda è di grande impatto. Shuntaro Yanagi è spaventoso, ma in modo divertente. Hiroshi Tamaki ruba senza dubbio la scena. È facile sottovalutare il potere delle sopracciglia finché non vengono coperte mentre si recita in un lungometraggio. È quindi affascinante vederlo quindi esprimere tanta cattiveria indossando una vistosa copertura di porcellana sulla fronte. Hiroshi Tachi sembra invece che sia uscito da una pagina disegnata.
Insomma, Golden Kamuy è educativo, divertente, ricco di azione e allo stesso tempo capace di affrontare con delicatezza temi come l’imperialismo, la cultura indigena, le conseguenze della guerra e altro ancora.
Dimostra come l’arte e l’intrattenimento possano essere usati per centrare il discorso sulle cose che contano, in modo che almeno alcune persone possano essere motivate a essere migliori di quello che il mondo vuole che siano.
Ah si, il messaggio importante che non era passato in fase pubblicitaria – e che il cliffhanger conclusivo esplicita – è che si tratta soltanto del primo di un numero imprecisato di capitoli cinematografici a venire.
Di seguito trovate il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Golden Kamuy, su Netflix dal 19 maggio:
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