Titolo originale: El hoyo , uscita: 08-11-2019. Budget: $1,203,235. Regista: Galder Gaztelu-Urrutia.
Il Buco: spieghiamo il finale e il film di Galder Gaztelu-Urrutia (su Netflix)
22/03/2020 news di Redazione Il Cineocchio
Cosa rappresenta la bambina? Che significato ha il Don Chisciotte? Qual è il messaggio di fondo del regista?
Il Buco (El Hoyo) è un film diretto dall’esordiente Galder Gaztelu-Urrutia distribuito in esclusiva da Netflix che ci porta dentro una prigione ‘a torre’ in cui i detenuti vengono quotidianamente alimentati attraverso una piattaforma che scende gradualmente dall’alto e si ferma per 2 minuti, imbastita di cibarie che spesso e volentieri riempiono solo le pance di quelli che stanno soltanto nei primi livelli, condannando quelli più sotto alla fame e a gesti estremi (la recensione).
Scritto da David Desola e Pedro Rivero, il fanta-horror segue Goreng (Iván Massagué) dal suo primo giorno all’interno di questa struttura impossibile, conosciuta ufficialmente come Vertical Self-Management Center, ma più colloquialmente indicata come ‘La Fossa’ dai suoi ospiti. Goreng è rinchiuso con Trimigasi (Zorion Eguileor), un uomo dal fare sospetto che prova a spiegargli come funzionino le cose da quelle parti.
Sostanzialmente, le aspettative sono semplici: se i due ‘abitanti’ di ogni livello mangiassero solamente ciò di cui hanno davvero bisogno, ci sarebbe abbastanza cibo per tutti. Sfortunatamente, però, prevalgono l’avidità e la ghiottoneria di chi sta in alto. Una situazione spinta all’esasperazione dal fatto che, una volta al mese, i detenuti finiscono in livelli ‘casuali’, con quelli prima in basso che potrebbero ritrovarsi più su e viceversa. Il resto lo saprete scoprirete vedendo Il Buco (o lo saprete già, se siete giunti fin qua in cerca di lumi).
La spiegazione di Il Buco e di cosa rappresenta
Galder Gaztelu-Urrutia dissemina Il Buco di un certo numero di metafore, la maggior parte delle quali ruota attorno alla Fossa. In primo luogo, funge da atto d’accusa contro le gerarchie capitalistiche. Similmente a quanto visto in film come Snowpiercer e Hunger Games, lo status quo della prigione verticale riflette il mondo reale. Se è vero che non esistono miliardari all’interno della Fossa, ci sono versioni rappresentate visivamente delle differenze di classe: i ricchi ai primi livelli e i poveri a quelli inferiori.
E l’idea della ridistribuzione della ricchezza è prevedibilmente derisa da coloro che stanno sopra (anche se temporaneamente). Se termini come “mangiate i ricchi” sono ampiamente usati nel mondo anglosassone, la sceneggiatura di David Desola e Pedro Rivero esplora in modo più enfatico il modo in cui i poveri sono costretti – letteralmente e figuratamente – a combattere e mangiarsi l’un l’altro soltanto per poter sopravvivere. Raggiungere i ricchi è un sogno irrealizzabile, a meno che i personaggi stessi non siano passati a un livello superiore.
Sfortunatamente, come dimostrato dal flagrante disprezzo di Trimigasi per coloro che stanno sotto di lui e dagli insulti meschini a quelli di sopra, ritrovarsi a vivere per un mese a un livello superiore della Fossa non porta con se alcun senso di compassione per quelli ai livelli inferiori. Anzi, di solito genera un senso egoistico di privilegio e la possibilità di defecare – letteralmente e figurativamente – su quelli ora meno fortunati. Tutti quanti sono a un mese di distanza dal poter diventare ‘ricchi’. Sebbene Il Buco non chiarisca mai quali siano le intenzioni dell’amministrazione della prigione, non è difficile immaginare che stiano tentando di dimostrare proprio tale punto.
Come frequentemente affermato dai miliardari del mondo reale, se ne fosse data la possibilità alle persone di classe inferiore, queste sarebbero avide e corrotte almeno quanto vengono percepite le persone di rango superiore. Come Goreng in seguito nota attraverso il romanzo che si è portato in cella, ad esempio, l’eccessiva ricchezza non si accumula attraverso la generosità ma spesso a spese degli altri. Pertanto, il protagonista ritiene che il sistema debba cambiare nel suo complesso. Tematiche simili sono state recentemente esplorati in film come il premio Oscar Parasite di Bong Joon-ho (la recensione), sebbene Il Buco le spinga a distanze più estreme e grottesche.
Inoltre, c’è un alone religioso che ammanta Il Buco e, in questo senso, la prigionia sempre più straziante di Goreng assume un nuovo valore. Dopotutto, un altro nome con cui si può chiamare l’Inferno è Fossa … Con i suoi livelli apparentemente infiniti, ognuno più selvaggio e depravato del precedente, è facile mettere in parallelo il viaggio di Goreng con quello di Dante nella Divina Commedia.
Quando incontra Imoguiri (Antonia San Juan), che in precedenza aveva lavorato per l’amministrazione, Goreng è convinto che ci siano 200 livelli, ma alla conclusione del film ne vengono rivelati 333, ovvero la metà del celebre 666. E il livello Zero, di conseguenza, può essere visto come una proiezione del Paradiso, con una persona che supervisiona la creazione del cibo in un modo quasi simile a quello di Dio.
Perché la bambina è il vero ‘messaggio’
Il tentativo iniziale di Goreng di ‘sistemare le cose’ nella Fossa è di tipo incrementale al fianco di Imoguiri. Dopo che i suoi ripetuti e falliti tentativi di convincere quelli al piano inferiore di mangiare una razione preparata e di preparare a loro volta una razione per quelli del livello successivo, Goreng è costretto a usare le maniere forti. Minacciando di ‘contaminare’ il cibo se non lo ascoltano, il protagonista costringe gli abitanti di sotto ad adeguarsi. Sfortunatamente, come osserva Goreng, non riesce ad influenzare i livelli superiori – da dove il cambiamento dovrebbe davvero iniziare – e quindi per dare il là alla ‘rivoluzione’.
La possibilità di un cambiamento più drammatico arriva poi sulla scia della morte di Imoguiri. Condividendo ora la cella con Baharat (Emilio Buale Coka), Goreng si rende conto che salire (come Baharat prova a fare con la sua corda) non è la risposta. Piuttosto, ritiene che debbano lavorare insieme, nonostante i loro alterchi, e partire per un viaggio verso il basso. Salendo sulla piattaforma, scortano il cibo e impongono a tutti di prendere solo la loro parte. Allo stesso modo, intendono preservare completamente un unico alimento per renderlo un messaggio per coloro che preparano i pasti.
Quando finalmente giungono al livello 333, tuttavia, Goreng e Baharat sono scioccati nel trovare lì una ragazzina che ci vive da sola, la figlia che Miharu stava cercando da sempre e che forse non mai esistita. Sebbene l’amministrazione abbia mentito sul fatto che nessuno sotto i 16 anni fosse rinchiuso nella Fossa, quando Goreng la vede, è la conferma definitiva che quel sistema sia ‘guasto’.
La bambina senza nome al servizio del messaggio di Goreng e Baharat funziona allo stesso modo a tutti i livelli tematici e metaforici della Fossa. Come rappresentazione della speranza per il futuro e dell’innocenza, la bambina al Livello 333 offre il messaggio perfetto per coloro che stanno al livello Zero e all’amministrazione che qualcosa DEVE cambiare. La sua misera esistenza, giustapposta alla convinzione che i bimbi siano simbolo di fiducia e ottimismo per eccellenza, riflette benissimo poi anche la convinzione che i più piccoli siano spesso le vittime più danneggiate delle lotte di classe.
Perché Goreng resta giù (e l’importanza del suo libro)
Il concetto di rassegnarsi al proprio destino – la consapevolezza di aver peccato – si lega saldamente a Goreng prima della fine di Il Buco. Nonostante mantenga molta più umanità rispetto alla maggior parte degli altri inquilini della Fossa, l’uomo deve fare affidamento su alcuni metodi estremi per sopravvivere. Non solo ricorre all’assassinio di Trimigasi dopo essere stato salvato da Miharu, ma consuma volentieri la sua carne per sostenersi.
Dopo il suicidio di Imoguiri, mangia parti anche di lei per superare un altro mese ai livelli inferiori. Allo stesso modo, lui e Baharat uccidono senza pensarci due volte un certo numero di persone nel loro viaggio attraverso i livelli per far rispettare le loro regole di razionamento e preservare il loro messaggio. Di conseguenza, è comprensibile che rinunci al suo posto sulla piattaforma e consenta alla ragazza di tornar su da sola.
Dopo tutto quello che ha fatto, Goreng sente chiaramente che non c’è più posto per lui nel mondo. Curiosamente (o forse no …), il nome Goreng in inglese si traduce con “friggere“. In questo modo, tornando all’allegoria che la Fossa sia l’Inferno, lui sceglie consapevolmente di rimanere sul fondo e di “friggere” per i suoi peccati. Le ragioni per rimanere radicato nella Fossa risiedono anche nella lettura scelta. Autorizzato a portare un oggetto con sé durante la prigionia volontaria, Goreng opta per una copia del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Proprio come il cavaliere errante del libro, Goreng serve la comunità piuttosto che se stesso.
Per quanto vorrebbe risalire con la ragazzina e quindi essere portatore del messaggio, sa che non è necessario. Con la mente ormai più o meno a pezzi, Goreng segue l’esempio di un certo numero di personaggi e figure storiche donchisciottesche – lasciandosi ‘dimenticare’ nella storia e semplicemente facendo sì che il messaggio per cui ha tanto sofferto e si è battuto arrivi al mondo parlando da solo.
In un altro parallelo religioso, Goreng è spesso indicato come un messia. È quindi appropriato in tal senso che si sacrifichi in modo tale che la moltitudine di peccati commessi nella Fossa possano aver fine.
Cosa significa davvero il finale di Il Buco
La decisione di Goreng di saltar giù dalla piattaforma è in gran parte dovuta all’apparizione di Trimigasi. Dopo averlo ucciso, Goreng viene ripetutamente perseguitato dal suo compagno di cella e spesso si ritrova ossessionato anche da Imoguiri e Baharat dopo la loro morte. Costoro si manifestano nei sogni e nelle visioni allucinatorie del risveglio, e tutti quanti fungono non solo da guida, ma anche da rappresentazioni dei demoni sempre più pressanti di Goreng.
Sebbene stia vivendo circostanze straordinarie, Goreng si sente meritevole della sua colpa. Ecco perché sceglie di rimanere ai livelli inferiori della Fossa e di camminare letteralmente al fianco di Trimigasi per morire nell’oscurità, mentre la ragazza si innalza simbolicamente verso la luce dietro di lui.
Le azioni di Goreng gli hanno garantito una visione ‘senza pregiudizi’ di tutto ciò che Trimigasi e gli altri hanno commesso. Avendo lui fatto lo stesso, il protagonista diventa una rappresentazione del sistema che vuole spezzare. È un simbolo di un vecchio modo di esistere e in aperto contrasto con tutto ciò che la ragazzina rappresenta. Con questa consapevolezza, qualunque cosa accadrà dopo sa che è quello che gli spetta. Il Buco si conclude tragicamente, ma con una decisione che è perfettamente compensata da un senso di speranza per il resto del mondo.
Di seguito il trailer internazionale di Il Buco, nel catalogo Netflix dal 20 marzo:
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Fonte: SR