Voto: 4/10 Titolo originale: Escape the Undertaker , uscita: 05-10-2021. Regista: Ben Simms.
In Fuga da Undertaker | La recensione del film interattivo di Ben Simms (su Netflix)
07/10/2021 recensione film In fuga da Undertaker di Marco Tedesco
Il noto campione di wrestling è al centro di un prodotto povero di budget e di spaventi, un'operazione raffazzonata che non rende giustizia al suo mito
In Fuga da Undertaker (Escape the Undertaker) spera – almeno sulla carta – di riuscire a coinvolgere contemporaneamente il folto fandom del wrestling e quello dell’horror in una nuova avventura interattiva casalinga griffata Netflix, che arriva a ben tre anni dall’interessante esperimento di Bandersnatch (la recensione). È una ‘nicchia’ che richiede attenzione (e soddisfazione): non è uno scherzo, il diagramma di Venn che include “appassionati del wrestling” e “amanti del cinema del terrore” copre un massiccio campione demografico in giro per il mondo, addirittura superiore a quello che molti si aspetterebbero.
Anche in Italia – dove il wrestling ha avuto negli anni alti e bassi televisivi, scatenando ogni volta accese polemiche per la sua ‘cattiva influenza’ sulla mente dei più giovani – quanti ragazzi sono cresciuti seguendo le spettacolari gesta sul ring dei vari Hulk Hogan, André the Giant, Yokozuna, Eddie Guerrero, Rey Mysterio o John Cena? E chi non ha ben impresse nella mente le lugubri apparizioni, con tanto di bara in legno al seguito, del ‘becchino’ Mark William Calaway, alias The Undertaker, che per 30 anni ha sfidato avversari di ogni dimensione? Roba capace di segnare l’immaginario collettivo indelebilmente.
Ebbene, se vi riconoscete nella descrizione qui sopra, In Fuga da Undertaker potrebbe rivelarsi una cocente delusione.
La premessa è semplice. Le superstar più calde della WWE, i New Day (Big E, Kofi Kingston e Xavier Woods), suonano il campanello della villa di Undertaker alla ricerca della sua onnipotente urna. Undertaker non ama i visitatori – stranamente – e ha deciso di mantenere al sicuro il suo mistico totem, proteggendolo con ‘guardiani’ spaventosi, quindi sfida i New Day ad addentrarsi nella sua minacciosa dimora e a girovagare in cerca del tesoro.
Gli spettatori controllano le scelte del trio di impavidi lottatori, che si ritrovano presto immersi in spettrali nebbie violacee o circondati da presenze sinistre, il tutto mentre il padrone di casa siede in una stanza dietro ai monitor di sorveglianza e controlla quello che succede, mangiando panini alla mortadella su pane bianco e senza condimenti – l’evento più spaventoso di tutto In Fuga da Undertaker.
Negli ultimi tempi, il marchio Netflix sembrava essere garanzia di budget esagerati e di libertà creative illimitate, che – tuttavia – non descrivono affatto In Fuga da Undertaker. Quesya produzione sembra infatti aver potuto contare sul corrispettivo di una settimana di affitto di un Airbnb di Los Angeles, con pochissimi lavori di ristrutturazione al di fuori di alcune luci a LED viola intenso e di qualche macchina del fumo: una povertà così anti spettacolare da rovinare già da sola quello che avrebbe potuto (dovuto?) essere l’intrigante ambientazione gotica collegata all’iconica figura di Mark Calaway.
La continuità dei costumi non può nemmeno lontanamente tenere il passo con la ‘situazione dei capelli’ di Undertaker, tra cambi di parrucca e tute col cappuccio, mentre i macabri orpelli che “minacciano” l’anima di Big E o che mistificano Xavier non potrebbero essere meno spaventosi o fantasiosi di così. È sempre il frutto dell’orrore che spunta dal ramo più basso – tarantole, claustrofobia e, uh, nient’altro – quello che il regista Ben Simms si sforza di raccogliere.
Nessuna delle imposizioni o delle personificazioni diaboliche di The Undertaker, un tempo messe in mostra a bordo ring, trova il suo equivalente cinematografico.
Ma soffermiamoci allora sui New Day, i cui talenti acrobatici e l’entusiasmo dato dal credere ciecamente nel “potere della positività” sono la luce che contrasta l’oscurità del ‘becchino’. Sono eroicamente carismatici, e riescono a non finire al tappeto velocemente tra le risate del pubblico. Tuttavia, l’espediente dell’interattività separa continuamente tre attori che sono più vivaci ed esilaranti quando si rimproverano l’un l’altro. Xavier Woods (Austin Watson) arrostisce gli stereotipi dell’horror su una fiamma che non farebbe nemmeno dorare un marshmallow, ma almeno esemplifica In Fuga da Undertaker nella sua forma più divertente: un wrestler professionista si fa beffe dei classici cliché del genere, poi si mette a strillare quando detta stupidità gli si ritorce contro.
I progetti interattivi sono tanto interessanti quanto rischiosi, e un singolo playthrough non supererà i 30 minuti. È un divertissement in miniatura fatto di spaventi degni di una domenica sera estiva di Italia1 e di sequenze di lotta nel terzo atto così poco brillanti che non incentivano gli spettatori a desiderare ardentemente un secondo round per provare gli altri ‘effetti farfalla’ previsti. Nessuna scelta può scrollare la sensazione che WWE e Netflix abbiano messo in piedi una collaborazione dell’ultimo minuto a costo zero in vista di Halloween.
Ben Simms nasconde qua e là alcuni nostalgici richiami canonici, che si tratti del cameo postumo del manager di lunga data Paul Bearer o del nome “Isaac Yankem” (il dentista psicopatico di Glenn Jacobs prima di Kane), ma In Fuga da Undertaker non fa mai altro se non rimandare a qualcosa che è sepolto a due metri da questo cumulo informe di inespressive ispirazioni horror.
Una miriade di fattori deludenti affliggono questo specchietto per allodole fan del wrestling e dell’horror, fino all’insistenza da parte della WWE sul fatto che i loro contenuti rimangano “adatti alle famiglie”, almeno in una certa misura. In Fuga da Undertaker appare così come una imitazione dei prestigiosi marchi che ha riunito e, peggio, non soddisfa le sue ambizioni interattive.
Sia i fan dell’horror che quelli del wrestling non hanno motivo di girovagare per le stanze da Luna Park della ‘Undertaker mansion’ più di una volta o di guardare il tentativo dei New Day di vendere spaventi che non sono neanche lontanamente terrificanti – non potranno turbare neppure il pubblico più giovane, se non che dovrebbero, perché l’horror ‘di evasione’ è un concetto importante. Ci si domanda davvero quale possa essere l’obiettivo di un film del genere, al di là del coinvolgimento degli abbonati.
Aspettatevi un prodottino approssimativo a cui manca anche il più basilare afflato di spirito di Halloween, il che è un peccato data la ricca mitologia che Undertaker aveva da offrire a Netflix. Forse lo capiranno e raddrizzeranno il tiro per il 2022, garantendo al gigantesco ‘becchino’ la redenzione interattiva che si addice a una leggenda del wrestling. O forse no, e passeranno altri tre anni prima di un nuovo film-game.
Di seguito trovate il trailer internazionale di In Fuga da Undertaker, nel catalogo di Netflix dal 5 ottobre:
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