4/10 su 7 voti. Titolo originale: Isabelle, uscita: 12-09-2019. Regista: Rob Heydon.
Isabelle – L’Ultima Evocazione | La recensione dell’horror con Adam Brody
14/06/2019 recensione film di Sabrina Crivelli
Amanda Crew affianca l'attore nello scombinato thriller soprannaturale incentrato sui postumi di una gravidanza difficile diretto da Robert Heydon

Lo stanco filone della possessione demoniaca devia parzialmente dal canone generando ora Isabelle – L’Ultima Evocazione, pasticciata discendenza che mischia maternità dolorosa, inquietante vicinato e presenze oscure, senza approfondire né motivare alcuno degli elementi alla base. Robert Heydon, che dirige da una sceneggiatura di Donald Martin (Milton’s Secret), ha una ventennale carriera alle spalle nella produzione, nel fund management e nella distribuzione. Inoltre, è fondatore del Lazarus Effects, studio d’animazione e specializzato in effetti speciali che rappresenta una risorsa non indifferente quando si gira un film dell’orrore. Tuttavia, ciò non si nota affatto nella direzione del lungometraggio, forse anche perché dietro alla macchina da presa non ha poi tanta pratica, potendo contare giusto su un paio di episodi della docu-serie “Electric Playground”, sui video musicali di Ninjatune Recordings Zen TV e sul drama del 2011 Ecstasy. Va sottolineato che, invece, non si è mai cimentato nel genere horror … e purtroppo si vede.
Così, dando uno sguardo a Isabelle – L’Ultima Evocazione, fin dalla sua apertura, dai ritmi, dalla carenza di atmosfere e di una reale tensione, se ne percepiscono i problemi, che poi vanno peggiorando sempre più durane il minutaggio.
Protagonista è una coppia, Larissa (Amanda Crew) e Matt Kane (Adam Brody), che si è appena trasferita in una bellissima, enorme villa. Lei è incinta, lui è un avvocato di successo e stanno per diventare genitori. La loro felicità, tuttavia, è interrotta da un tragico evento: la giovane, dopo aver parlato con una strana vicina, d’improvviso inizia a perdere sangue e – dopo un’inutile corsa in ospedale – perde tragicamente il bambino. Distrutta dal lutto, cade in una profonda crisi depressiva, è ossessionata dall’immagine del figlio mai nato e da una donna che secondo lei la fissa ininterrottamente dal piano superiore della casa a fianco. Pian piano la psicosi aumenta e inizia a percepire odori disgustosi, rumori e le sinistre presenze. Sarà il suo fragile stato psicologico dovuto al recente trauma, o qualcosa di assai più pericoloso che si sta insinuando tra le mura domestiche?
La maternità ‘problematica’ ha ispirato nel tempo svariati film, siano essi di chiara direzione demoniaca e paranormale come il celebre Rosemery’s Baby di Roman Polanski, oppure thriller psicologici in cui la neo-genitrice subisce delle ansie del post-parto come The Lullaby di Darrel Roodt. O ancora qualcosa di sospeso tra i due, come Babadook di Jennifer Kent. In tutti questi i casi, le inquietudini e le angosce interiori si proiettano all’esterno in un perfetto crescendo, sprofondando lo spettatore nel dubbio se tutto sia reale o meno. Lo stesso non si può dire per Isabelle – L’Ultima Evocazione. Gli ingredienti classici per costruire un buon livello di suspense e di inquietudine ci sono tutti: una giovane madre reduce da un grave shock emotivo spesso sola in una spaziosa magione e un vicinato alquanto minaccioso, costituito da una signora schiva e scontrosa e da una ragazza che passa le giornate immobile alla finestra, appollaiata a spiare come la sagoma dietro alla finestra (nello stile di Psyco di Alfred Hitchcock). Tuttavia, invece che utilizzare gli strumenti a disposizione per generare un’allucinazione coinvolgente, Robert Heydon mischia una serie di singolari suggestioni, finendo solo per creare un gran pasticcio. A ciò si somma una narrazione a singhiozzo, che salta da un punto all’altro senza soluzione di continuità, o seguendo collegamenti lineari tra una scena e la seguente.
Prima c’è l’aborto, poi una manciata di sequenze che mostrano la depressione di Larissa, che non riesce a superare la perdita del figlio. Successivamente compaiono sia un prete (giusto perché ‘deve’ esserci, ma il suo ruolo è minimo) e una sorta di guida spirituale naïf, che fa allarmanti quanto sibilline profezie alla poveretta – già in preda a palese crollo psichico – sul non lasciare assolutamente entrare entità “pericolosissime”. Poi c’è la strana signora che abita nella porta accanto, la quale sta sempre chiusa dentro, non parla con nessuno e passa il tempo a pregare a uno strano altarino pieno di fotografie e di candele, sentendosi in colpa per qualche precedente misfatto. E pare pure terrorizzata (il motivo viene solo abbozzato). In ultimo, c’è la perfida Isabelle del titolo (incarnata da Zoë Belkin), la cui la backstory è lacunosa al punto tanto di non permetterci di capire bene il perché della sua condizione fisica (e non solo …). Ovviamente con l’avanzare del minutaggio viene almeno in parte chiarita la sua ambigua natura, ma sulle origini di quest’ultima, come su molto altro, la trama scricchiola parecchio.
Se il copione non ci permette quindi grandi immedesimazioni coi protagonisti, nemmeno ci sono concessi dei convenzionali balzi sulla sedia o effetti speciali particolarmente scioccanti o succosi. Non c’è sangue. E, come se non bastasse, a parte un paio di colpi di pistola sparati al nulla, qualche gorgoglio e rantolo cupo e una figura femminile un po’ gobba che si avvicina bieca fissando la povera vittima di turno o che compare qua e là, non c’è quasi nulla che susciti anche il minimo spavento nello spettatore. Nemmeno si ricorre proficuamente ai facili e abusati jumpscare mutuati dagli innumerevoli titoli della Blumhouse (che sortiscono comunque sempre il loro economico effetto).
L’unico dettaglio ‘davvero’ sovrannaturale in Isabelle sono allora gli occhi che si illuminano posticciamente di rosso laser grazie a un effetto visivo davvero dozzinale (avendo come detto Robert Heydon uno studio specializzato al suo servizio, non si capisce davvero come sia stata concepita una resa simile). In ultimo, se di possessione si parla diverse volte, non immaginatevi alcun esorcismo o altri riti religiosi affini, perché pressoché nulla del genere si verifica nei nemmeno 90 minuti complessivi.
In definitiva, questo blando thriller soprannaturale di produzione canadese sarebbe tranquillamente da relegare assieme altre decine di suoi simili tra le uscite straight-to-VOD su cui sorvolare a cuor leggero, ma Notorious Pictures ha pensato bene per qualche ragione oscura di distribuirlo nei nostri cinema dal 15 agosto.
Di seguito trovate il trailer italiano di Isabelle – L’Ultima Evocazione:
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