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Voto: 6.5/10 Titolo originale: La Bête , uscita: 07-02-2024. Regista: Bertrand Bonello.

La bête (The Beast): la recensione del film fanta-storico di Bertrand Bonello

23/09/2023 recensione film di William Maga

Léa Seydoux e George MacKay sono al centro di un'opera che filosofeggia con rigore sul presente dell'umanità

la bete the beast film bonello Léa Seydoux e George MacKay

Il timore che il cinema francese abbia perso il suo tocco più audace può essere fugato da un fatto curioso: quest’anno la Francia ha prodotto non uno, ma ben due quasi-adattamenti sperimentali dello stesso racconto di Henry James. La novella del 1903 La bestia nella giungla ha infatti ispirato prima l’omonimo film di Patric Chiha (The Beast in the Jungle / La Bête dans la jungle), reimmaginato per la scena notturna parigina di fine XX secolo, e ora l’ibrido retrofuturista La bête (The Beast) di Bertrand Bonello, che, se non altro, è ancora più stravagante nel mettere in scena la sua collisione tra thriller, futurismo distopico e cinema d’epoca elegantemente montato.

In linea con l’approccio sempre interrogativo di uno degli autori francesi più intelligentemente provocatori, La bête (The Beast) ci lascia perplessi sulla figura nel tappeto – per citare un’altra storia di Henry James – ma attirerà il pubblico cerebralmente ricettivo con il suo audace mix di elementi di genere e temi scottanti (Intelligenza Artificiale, cultura incel, stato dell’anima nell’era digitale).

Inutile poi dire che l’affascinante coppia formata da Léa Seydoux (Spectre) e George MacKay (1917) aumenterà ulteriormente il fascino di questa esplorazione senza compromessi.

the beast - La bête (2023) posterLa storia di Henry James, con le sue raffinate ironie psicologiche, parla di un rapporto tra due persone: una donna e l’uomo che la prende in confidenza, dicendole che tutta la sua vita si sta dirigendo verso un’epifania fatale che rimane inafferrabile finché non è troppo tardi.

Con dialoghi in francese e inglese, il film di Bertrand Bonello (Il pornografo) aggiunge un’inversione di genere: qui è la donna (Seydoux) ad aspettare che il suo destino le piombi addosso, come una bestia. Ma un’altra bestia sembra essere in agguato in questa storia: l’ombra della morte, come suggerisce un preludio in cui Lea Seydoux, nei panni di un’attrice dei giorni nostri, viene ripresa mentre esegue un’inquadratura in greenscreen che culmina in una tempesta di disintegrazione di pixel.

L’azione salta quindi bruscamente all’inizio del XX secolo e a una serata parigina in cui la mondana Gabrielle (Seydoux), sposata, incontra Louis (MacKay), un inglese che ha già incontrato in precedenza e a cui ha confidato le sue preoccupazioni per l’incombente momento della verità.

I due si avvicinano e i loro destini si legano indissolubilmente durante una devastante alluvione (una catastrofe che in realtà travolse Parigi nel 1910). Si tratta di uno straordinario episodio di forte drammaticità, un contrasto sorprendente con la compostezza introspettiva di ciò che li ha preceduti e un’anomalia sorprendente nel lavoro di un regista che normalmente non si associa a sequenze di spettacolare pericolo.

Nel frattempo, in un futuro prossimo dell’umanità – e, dato il modo in cui si intrecciano le vite parallele, “nel frattempo” sembra il termine più appropriato – i mali della società sono stati risolti dall’I.A., e le emozioni umane sono considerate un difetto correggibile. Nel migliore dei mondi huxleyani, la futura Gabrielle si sottopone a un processo di esplorazione delle sue vite passate.

Una di queste è situata nella Los Angeles del 2014, dove è un’attrice francese che lotta per farsi strada a Hollywood mentre abita in una lussuosa residenza per un proprietario molto poco simpatico. Questa parte di La bête (The Beast) esplora alcuni classici espedienti per l’europea isolata a Los Angeles, con un effetto divertente: in un locale notturno, Gabrielle viene scartata da alcune alte ragazze del posto perché non è abbastanza affascinante (dopotutto, stiamo parlando di Léa Seydoux …). Inoltre, viene perseguitata da un giovane californiano (ancora MacKay) che, rivolgendosi direttamente alla telecamera dell’iPhone, espone lamentele amareggiate e misogine tipiche della ‘cultura incel’.

la bete the beast film bonello 2023Ognuno dei tre filoni di La bête (The Beast) ha i suoi difetti e le sue virtù drammatiche. Ma la cosa più intrigante è il modo in cui le storie si intrecciano, sia nell’intercalare della montatrice Anita Roth che nello stabilire paralleli visivi (il nightclub di Los Angeles ha il suo doppio in una discoteca del futuro specializzata in serate pop retrò, con un’ulteriore inquietante eco di Shining).

Il film può sembrare, a volte, un richiamo troppo acuto ad alcuni temi chiave della contemporaneità come spunti di discussione, ma il regista è sempre stato in sintonia con le aree più spinose dello Zeitgeist socio-filosofico; come in Nocturama del 2016, che mescolava il terrorismo con il consumismo alla moda.

La bête (The Beast) riprende i temi del suo ultimo film, Coma, un saggio di finzione sulla gioventù contemporanea e sull’io digitale – in particolare, in un filone mock-horror che coinvolge il contatto di Gabrielle con una medium online (Elina Löwensohn).

L’eleganza della fotografia di Josée Deshaies e il design di Katia Wyszkop forniscono una vetrina iper-luccicante per il contenuto intellettuale del film. La coppia di protagonisti si cala elegantemente nei diversi personaggi, con l’imperiosa sicurezza fin de siècle di Seydoux che contrasta con il suo nervoso isolamento da outsider a Los Angeles, e con George MacKay che si adatta perfettamente all’ambiente dei salotti d’epoca, per poi scoppiare di angoscia compressa nel ruolo del volubile avatar del XXI secolo di Louis.

Da segnalare anche un cameo di Guslagie Malanda – una presenza così imponente ed enigmatica in Saint Omer di Alice Diop – nel ruolo della compagna-amante umanoide del futuro di Gabrielle.

Di seguito trovate una clip di La bête (The Beast), la cui data di uscita in Italia non è ancora nota: