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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Red Heat , uscita: 17-06-1988. Budget: $29,000,000. Regista: Walter Hill.

La recensione concisa: Danko di Walter Hill

17/12/2020 recensione film di Marco Tedesco

Nel 1988, Arnold Schwarzenegger e Jim Belushi erano la strana coppia in un action thriller che cavalcava l'onda della Perestrojka

danko arnold film

Forse non tutti lo sanno, ma per un soffio l’edizione italiana di Danko (Red Heat) non ha mandato al macero una delle battute più divertenti del film uscito sulla fine del 1988. Quella in cui il roccioso sbirro sovietico, parlando di pistole con il collega di Chicago fissato con la Magnum dell’ispettore Callaghan, sbuffa ingenuo: “E chi è Callaghan?”. Nella prima copia stampata si parlava infatti di un certo “Harry Latrina” (e nessuno ovviamente rideva …), traduzione in ampia libertà dì “Dirty Harry”: appunto, Callaghan.

Danko.jpgQuanto al film, saprete già tutto; che l’ex Conan – nonché Terminator – Arnold Schwarzenegger indossa qui i panni di un poliziotto moscovita in trasferta negli States per recuperare un pericoloso criminale georgiano (Ed O’Ross); che per la prima volta il Cremlino aveva permesso a una troupe hollywoodiana di girare sulla Piazza Rossa (dopo aver vagliato attentamente la sceneggiatura); che Danko batté al botteghino il ‘confratello’ Rambo III (peraltro, stessa produzione: la Carolco Pictures)m azzeccando furbescamente il tema della Perestrojka.

Già qualche anno prima il cinema a stelle e strisce aveva portato sul grande schermo un esponente delle forze dell’ordine ‘rosso’ (il William Hurt di Gorky Park) dal volto umano, ma è chiaro che la presenza di un eroe ‘mascelloso’ e ingombrante come quella dell’attore austriaco cambiava un po’ la faccenda: l’incontro-scontro tra i due poliziotti non è altro che un pretesto alla moda per sviluppare la solita potenza di fuoco, tra inseguimenti al fulmicotone e regolamenti di conti sempre più fantasiosi e sanguinosi (si duella anche a colpi di autobus).

Tutto come da manuale, dunque, anche se da un regista ‘freddo’ ma vigoroso come Walter Hill, già reduce dal non proprio memorabile Ricercati: ufficialmente morti, sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più. Francamente, sebbene col tempo sia divenuto un piccolo ‘classico’ (specie grazie ai noleggi e ai passaggi televisivi), è difficile rintracciare in Danko – che raccolse meno del previsto al box office e fu surclassato in patria addirittura da I Gemelli – la suggestione notturna de I Guerrieri della notte (la recensione) o la miscela scanzonata di 48 ore e pare che nel progetto originario ci fosse più spazio per i conflitti di carattere e di cultura, ma che l’arrivo di Arnold Schwarzenegger (pagato ben 8 milioni di dollari e costretto a perdere qualche chilo di muscoli) abbia finito con il far deragliare tutto verso la burletta, in un mare di freddure più o meno a segno.

belushi danko filmUn esempio in tal senso: cosa volete che dica l’impenetrabile Ivan Danko scoprendo che la tv della sua camera d’albergo trasmette un film porno? “Capitalismo”, naturalmente. E non ci viene risparmiata nemmeno la solita tiritera sui politici che, a Mosca così come a Washington, tramano per nascondere al popolo i traffici più loschi.

Per fortuna, Walter Hill restava un grande compositore di immagini: anche se il suo cinema mostrava segni di regressione all’azione pura, fragorosa e irreale (se possono essere considerati dei ‘difetti’ in senso stretto), l’antico talento che lo aveva fatto affermare ogni tanto rispunta fuori anche in questo film, regalando inattese finezze.

Tagli di luce, cromatismi inconsueti, montaggi frenetici. Troppo poco? Forse, ma è tutto quello che resta da fare quando la sceneggiatura – scritta dal regista assieme ad Harry Kleiner e Troy Kennedy Martin – offre al pubblico personaggi (le loro motivazioni, le loro psicologie) che latitano e un intreccio straconsumato.

Arnold Schwarzenegger, pure coproduttore, indossa con la mutria del caso la divisa squadrata dello sbirro sovietico che vuole difendere l’amata patria dai “veleni dell’Occidente” (sorride solo una volta e non parla mai di donne, ispirandosi, a quanto pare, alla Greta Garbo di Ninotchka); Jim Belushi, all’opposto, è il detective cialtrone e sboccato che se ne infischia dell’ideologia, che sta dalla parte della gente comune facendo scattare plausi morali. La vita vera è un’altra cosa: proprio per questo ci si diverte, alla faccia del qualunquismo e della salsa di pomodoro rosso sangue.

Di seguito un paio di scene di Danko: