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Voto: 7/10 Titolo originale: Delicatessen , uscita: 17-04-1991. Budget: $4,000,000. Regista: Jean-Pierre Jeunet.

La recensione concisa | Delicatessen di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro

20/12/2021 recensione film di William Maga

Nel 1991 Jean-Claude Dreyfus e Dominique Pinon erano i protagonisti dell'esordio fanta-grottesco della coppia di autori

delicatessen film 1991

Che cosa aveva fatto in Francia sul finire del 1991, e aveva fatto anche in Italia agli inizi dell’anno successivo, la fortuna di Delicatessen? Il titolo macabro-ironico, la vocazione ‘fumettara’ dei suoi autori, l’efficacia dei trailer passati in TV nei mesi precedenti l’uscita, la voglia di cattiveria dopo tanta melassa sentimentale? Chissà. Certo, si trattava di un film piuttosto inconsueto, capace di stagliarsi nel panorama, tutto sommato consolatorio, del cinema al tempo di moda, sfoderando una cifra stilistica quantomeno originale.

Alla prima visione si sghignazza di gusto, e magari si vorrebbe addirittura divertirsi di più, ma la premiata ditta Jean-Pierre Jeunet & Marc Caro (il primo pubblicitario e animatore, il secondo disegnatore umoristico) si ferma ogni volta appena un attimo prima, forse per confondere il messaggio o forse per spiazzare gli appassionati.

Delicatessen.jpgIn ogni caso, le ‘delicatessen’ del titolo sono i brandelli di carne umana che il macellaio massacratore Clapet (Jean-Claude Dreyfus) rifila agli inquilini del suo palazzo. Immerso tra le brume minacciose di una periferia parigina affamata dalla guerra, il caseggiato non incute affatto paura però al clown disoccupato Louison (Dominique Pinon, ispiratosi apertamente a James Cagney), che porta dentro quel microcosmo allucinato un po’ di buon umore.

Pizzicando la sua sega musicale (uno strumento capace di soavi sonorità) intreccia duetti squisiti con la giovane violoncellista figlia del macellaio, mentre gli altri condomini continuano a darsi da fare. Una sfigatissima moglie che pare uscita da un fumetto di Alan Ford prova inutilmente a suicidarsi; due pazzoidi costruiscono in cantina scatole rotonde che muggiscono; un vecchio signore vive murato con le sue rane e lumache alle quali ha dato nomi mitologici; una vamp burrosa che se la fa volentieri con il macellaio, eccetera eccetera.

Sarà l’amore, come sempre, a mettere in crisi l’equilibrio stravolto di quella comunità. Infuriato con il clown, perché gli ha sedotto la figlia (Marie-Laure Dougnac), il norcino antropofago ingaggia allora una battaglia sanguinaria che pensava di vincere in un battibaleno. Ma non ha fatto i conti, il cattivo, con l’agile furbizia dell’avversario e – soprattutto – con la demenziale infiltrazione dei ‘Trogloditi’ (una setta di resistenza vegetariana che agisce underground).

Fedeli al motto ‘Personne n’invente jamais rien‘, Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro rovesciano su Delicatessen – il loro film d’esordio (avrebbe portato a casa quattro premi César pochi mesi dopo) – quintali di citazioni e di ammicamenti: il tratto grafico di Tex Avery sposa così le scenografie care ad Alexandre Trauner, l’omaggio al cinema francese d’anteguerra (Alba tragica di Marcel Carné su tutti) si mischia all’amore per il Terry Gilliam di Brazil e l’Orson Welles di L’Infernale Quinlan, dentro un gioco intellettuale che può far gridare al miracolo oppure lasciare indifferenti.

Illuminato da una luce giallo-arancione che esalta la dimensione carnale e fantastica della storia, Delicatessen appare come un horror grottesco di Paul Bartel rosolato sulla graticola della vecchia cultura europea. L’effetto è curioso, il montaggio dei suoni e dei ritmi conturbante, il risvolto metaforico mai invadente. Eppure alla fine lascia uno strano sapore in bocca, come di ‘delicatessen’ troppo cariche di spezie (ma, trattandosi di carne umana, poteva forse essere altrimenti?).

Di seguito trovate il trailer internazionale di Delicatessen: