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Titolo originale: The Vast of Night , uscita: 01-06-2019. Regista: Andrew Patterson.

L’immensità della notte (The Vast of Night) | Recensione del film di Andrew Patterson

02/11/2020 recensione film di William Maga

Jake Horowitz e Sierra McCormick sono i protagonisti di un'opera rétro e briosa, ispirata a serie classiche come Ai confini della realtà, che dimostra come si possa fare fantascienza interessante anche con poco budget

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L’immensità della notte – The Vast of Night inizia con l’immagine di un set televisivo. Uno spettacolo è appena iniziato mentre la telecamera si avvicina, consentendo a tutti gli altri dettagli, eccetto l’immagine sgranata in bianco e nero, di svanire. Una voce, che suona sospettosamente simile a quella di Rod Serling, avverte: “State entrando in un regno tra il clandestino e il dimenticato, un’onda intrappolata tra i canali, il museo segreto dell’umanità, la biblioteca privata delle ombre – tutto si svolge su un palcoscenico forgiato dai misteri e si trova solo su una frequenza intrappolata tra la logica e il mito”. Il titolo del programma è ‘Paradox Theatre’. L’episodio di oggi è, appunto, “The Vast of Night”. Ormai, siamo completamente dentro alla cornice. Si espande per riempire l’intero schermo e il colore inizia a ‘sanguinare’ nelle immagini. Non stiamo più guardando la TV. Ora, stiamo vivendo la storia narrata.

TheVastofNight.jpgSia chiaro, non è il più originale dei racconti di fantascienza, e coloro che hanno visto la loro parte di Ai confini della realtà e The Outer Limits si sentiranno parecchio a casa. Tuttavia, sebbene la traiettoria narrativa possa sentirsi familiare, il percorso specifico intrapreso dal regista esordiente Andrew Patterson appare fresco. Il suo lavoro dietro alla macchina da presa è fluido, spesso si basa su lunghe riprese piuttosto che sul montaggio scattante.

I dialoghi e l’interazione dei personaggi sostituiscono l’azione inutile e lo spettacolarità superflua. Eppure, L’immensità della notte (The Vast of Night) riesce non solo a evocare le atmosfere dei due storici programmi televisivi che lo hanno palesemente ispirato, ma anche quelle di film come Incontri ravvicinati del terzo tipo. È un chiaro promemoria che le idee sono più importanti del budget nella creazione di una fantascienza avvincente. Un tempo, gli spettatori del cinema lo riconoscevano, ma decenni di effetti speciali sempre più esagerati ce lo hanno purtroppo fatto dimenticare.

I personaggi principali, Everett (Jake Horowitz) e Fay (Sierra McCormick), vengono presentati durante una sequenza lunga e pacata in cui lui le insegna scherzosamente i dettagli più minuziosi di un nuovo strumento che ha acquistato: un registratore. Lei è una studentessa di 16 anni alla Cayuga High (New Mexico) e lui è un DJ della tarda notte presso la stazione radio locale WOTW. Per guadagnare qualche dollaro extra, Fay lavora al turno serale del centralino telefonico. Mentre è in servizio lì, inizia a notare strani avvenimenti: curiosi rumori su alcune linee, chiamate interrotte, una donna in preda al panico che dice che ci sono oggetti che si librano nel cielo vicino a casa sua. Fay contatta allora Everett, che accetta di indagare. Diventa presto chiaro che, la sera della prima grande partita di basket della stagione, qualcosa di ancora più importante sta accadendo sopra le loro teste.

Anche se L’immensità della notte (The Vast of Night) prende in prestito la concezione “retrò” ormai abusata di Stranger Things, il suo stile e il suo approccio sono diversi dalla serie di Netflix. Nel film di Andrew Patterson si parla tantissimo. Prendiamo la scena in cui Everett e Faye fanno conoscenza, in cui li seguiamo mentre vagano di notte discutendo di cose che lei ha letto su possibili invenzioni future (è un’opportunità per il regista di prendere in giro le impossibili visioni futuristiche degli anni ’50).

Andrew Patterson occasionalmente consente allo schermo di diventare completamente nero, come mezzo per aumentare la suspense o aumentare l’importanza di un dialogo. E di tanto in tanto interrompe il flusso della storia tornando a immagini televisive in bianco e nero sgranate, ricordandoci che stiamo guardando un programma televisivo. Questa è una scelta stilistica che non funziona molto, tuttavia, perché ha l’effetto di trascinare lo spettatore fuori dalla storia e creare una distrazione. La maggior parte dell’azione che ritroviamo in L’immensità della notte (The Vast of Night) è probabilmente quando Fay estrae e collega i vari cavetti al centralino.

the vast of night filmIl film contiene però una sequenza tanto unica quanto stranamente poetica. Come modo per passare da Fay (che è al centralino) a Everett (che è dall’altra parte della città alla stazione radio), il regista crea un lungo e continuo carrello che inizia con Fay fuori dall’ufficio adibito ai telefoni (fumando una sigaretta), segue una strada e taglia un campo fino a raggiungere la Cayuga High School (dove la telecamera passa circa un minuto guardando la partita in corso), quindi prosegue verso la WOTW dove Everett è all’esterno (anche lui a fumare). Sì, il modo in cui è girata richiama l’attenzione sul lato tecnico e l’abilità intrinseca alla sua organizzazione, ma questo non la rende meno notevole.

Distillato nella sua essenza, L’immensità della notte (The Vast of Night) è una storia di rapimenti extraterrestri che si diverte con gli stereotipi e i cliché di un genere che ha generato prodotti di ogni tipo, dai film di serie Z a sforzi più seri come X-Files (a tal proposito, il Cayuga immaginario è quasi certamente situato nei pressi della ben nota agli ufologia Roswell). Ci dà due protagonisti capaci, la cui relazione è quella di un mentore e una studentessa (con un soffio di qualcosa di più romantico per confondere un po’ le acque) e consente alla trama di svilupparli attraverso le conversazioni che si scambiano tra di loro o con personaggi secondari come “Billy”, un interlocutore per lo spettacolo di Everett, e Mabel Blanche (Gail Cronauer), una donna anziana che sa un paio di cose su quello che sta davvero succedendo.

Poi, L’immensità della notte (The Vast of Night) offre una ricompensa a chi lo guarda e, in quel preciso momento, applica la regola d’oro del “mostra, non dire”. In definitiva, il film non funziona perché possiede qualcosa di unico o di sorprendente nella sua storia, ma perché regista e sceneggiatori hanno prestato un’attenzione così amorevole al modo in cui è stato realizzato che avanza nei suoi 90 minuti senza sforzo e con grande brio. È divertente, rétro e coinvolgente e – curiosamente – non perde niente se visto sul piccolo schermo di casa nostra.

Di seguito il trailer internazionale di L’immensità della notte – The Vast of Night, presente nel catalogo di Amazon Prime: