Voto: 6/10 Titolo originale: Le Dernier Mercenaire , uscita: 30-07-2021. Regista: David Charhon.
L’ultimo Mercenario | La recensione del film di David Charhon con JCVD (per Netflix)
31/07/2021 recensione film L'ultimo mercenario di Francesco Chello
Commedia (non brillantissima) e azione non sono completamente bilanciati in questa produzione francese, che quanto meno può contare sull’apporto divertito dell’attore belga che si divide tra calci e autoironia
A partire dal 30 luglio, in contemporanea internazionale, la library di Netflix può contare sulla distribuzione esclusiva de L’Ultimo Mercenario (The Last Mercenary), l’ultima fatica di Jean-Claude Van Damme, diretta e scritta da David Charhon (Due agenti molto speciali). Non so quanta attesa ci fosse da parte del pubblico generalista, di sicuro c’era curiosità da parte di chi segue l’iconico attore belga. Ok, io da fan sarei stato curioso a prescindere, ma c’erano anche diverse ragioni – magari più oggettive – per esserlo con cognizione di causa.
Come ad esempio venire da due film riusciti come Lukas/The Bouncer (la recensione) del 2018 e We Die Young (la recensione) del 2019. Oppure il mettersi alla prova col disimpegno di una action comedy, a dimostrazione di una voglia di sperimentarsi che fa il paio con una serenità d’animo ritrovata. E ancora, la prima volta in un prodotto targato (anche se da distributore esclusivo) Netflix, piattaforma che oggigiorno garantisce una visibilità – e, per certi versi, una dignità – differente da quella che può offrire la nicchia del DTV. Prima volta su Netflix, ma non su un colosso dei servizi streaming, vista la mini serie Jean-Claude Van Johnson di Amazon Prime Video con cui, manco a farlo apposta, condivide il tono leggero e l’autoironia.
Un po’ a malincuore, devo dire che L’Ultimo Mercenario, produzione francese girata in lingua, si rivela al di sotto delle aspettative e dell’idea che mi ero fatto durante la fase promozionale, nonché un passo indietro rispetto ai due precedenti lavori di Van Damme che citavo un paio di righe fa. Il motivo non è certamente la scelta del genere di appartenenza, onestamente esplicita fin dai trailer, quanto per il modo in cui viene portato in scena. L’action comedy può sembrare una formula poco impegnativa ma, in realtà, deve rispettare degli equilibri fragilissimi per risultare effettivamente efficace. Mescolare due generi che hanno criteri e pubblico differenti, cercando di soddisfare entrambi i versanti.
L’Ultimo Mercenario questo non lo fa, o almeno non lo fa nel modo giusto. A cominciare dalla commedia, la parte predominante, che non ha quella brillantezza che invece crede di avere; siamo nel buffo un po’ goffo, per fortuna non si cade nella comicità molesta ma il risultato, pur strappando qualche sorriso, non riesce mai a divertire realmente di gusto. In particolare, l’incisività umoristica va a farsi benedire con alcuni personaggi di contorno, come il ‘bad boy’ che scimmiotta Scarface (che da omaggio si trasforma presto in teatrino inutilmente insistito) passando per alcune gag loffie come quella del tizio che va in giro in mutande sul monopattino e dopo, ancora lui, con la bocca storta per un cazzotto.
Va un po’ meglio sul versante dell’azione, quanto meno nella messinscena non memorabile ma efficiente, perché poi ci sarebbe da lamentarsi sul dosaggio di una ‘quota action’ inferiore al dovuto – su due piedi, mi vengono in mente l’inseguimento con l’auto da scuola guida ed almeno due risse – specie in considerazione di una durata di 110 minuti (di cui 9 di titoli di coda …) più lunga del necessario.
L’aspetto migliore de L’Ultimo Mercenario è il motivo per cui gli si può concedere almeno una visione. Mi riferisco, naturalmente, a Jean-Claude Van Damme. E, giuro sul Kumite, non faccio questa affermazione perché sono fazioso o di parte.
Come dicevo, il belga è in una fase di completa maturazione e ritrovata serenità dopo qualche anno di burrasca. E questo sullo schermo si nota. In un ruolo differente dagli standard che gli hanno dato il grande successo e che, anzi, gli permette di giocare proprio con quegli standard con intelligente autoironia. La riscoperta di una vena attoriale che come lo aveva portato a interpretazioni drammatiche ed intensità motiva, così (come in questo caso) lo spinge ad avventurarsi nella leggerezza della commedia. JCVD si diverte a citare sé stesso e non solo, entra in scena in una epic split volutamente sopra le righe, sorride davanti ad un poster di Senza Esclusione di Colpi e balla divertito la folle dance di Kickboxer, in un flashback porta i capelli alla Rambo, imita le voci manco fosse Terminator e tira un nutpunch in stile Johnny Cage, il personaggio di Mortal Kombat ispirato proprio a lui.
E riesce a infilarci un discorso vagamente autoreferenziale nel mezzo di uno sfogo nel quale parla di analogie tra le missioni e la vita reale in cui fai del tuo meglio con quello hai, nonostante gli errori che compi sul tuo cammino. Il suo volto è diventato una maschera di rughe ed esperienza, sorrisi e malinconia, e ti offre quella sensazione che oggi come oggi potrebbe prestarsi a qualsiasi interpretazione con la sicurezza di un veterano, privo di ansia da prestazione o patemi di successo. Il modo in cui Jean-Claude Van Damme si mette in gioco (ed evidentemente prova soddisfazione a farlo) in L’ultimo Mercenario diventa merito e – appunto – motivo di visione. Sfodera travestimenti in serie, ha una strana tinta di capelli ma dal punto di vista fisico si presenta tonico e asciutto, non particolarmente grosso ma bello tirato; la cosa piacevole è ritrovarlo in almeno due o tre macro sequenze di lotta con grinta e voglia di tirare ancora un po’ di calci e pugni alla sua maniera, nel complesso ci mette del suo e fa piacere, così come vedergli esibire determinati colpi.
A voler fare la punta al calcio, bisogna anche dire che talvolta si nota (o quanto meno si percepisce) l’utilizzo di una controfigura per determinati movimenti, così come è evidente che in certi frangenti di L’ultimo Mercenario si opti per un montaggio studiato e inquadrature mirate (di spalle, col cappello, con la parrucca), a cominciare da una seconda split che non viene mostrata in un’unica ripresa – giusto per fare un esempio banale.
Per dire, rimanendo in ambito di lotta e corpo a corpo, in Lukas – che, per inciso, considero il miglior Van Damme recente e tra i migliori della sua carriera – lo avevo visto sfruttato in maniera più funzionale (e senza aiuti), complice anche uno stile sporco e realistico più aderente anagraficamente.
Nel complesso, L’Ultimo Mercenario è un film non completamente riuscito, specie per quanto riguarda l’aspetto comedy, che non solo non funziona come dovrebbe ma prevale sulla dose di azione auspicabile, una visione in qualche modo passabile per l’impostazione generale che offre un taglio sufficientemente professionale, in cui le sequenze movimentate non sono tante e non bucano lo schermo ma divertono, anche perché affidate a un JCVD che il suo compito lo assolve a prescindere dal contesto e si proclama motivo d’interesse principale.
Per certi versi, lo consiglierei principalmente ai completisti dell’attore belga, per altri – paradossalmente – potrebbe creare meno resistenze al fruitore occasionale privo di particolari aspettative.
Di seguito trovate il trailer internazionale di L’ultimo Mercenario, nel catalogo di Netflix il 30 luglio:
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