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Voto: 5/10 Titolo originale: Vikingulven , uscita: 18-11-2022. Regista: Stig Svendsen.

Lupo Vichingo: la recensione del film di licantropi norvegese di Stig Svendsen (su Netflix)

04/02/2023 recensione film di William Maga

Il regista torna dietro alla mdp per un horror derivativo e senza una precisa direzione, modesto in ogni aspetto

lupo vichingo film 2023

Nel nuovo horror ‘del venerdì sera’ di Netflix, il norvegese Lupo Vichingo (Vikingulven), una pacifica cittadina viene terrorizzata dopo la scoperta che un antico lupo mannaro razzolerebbe nelle foreste di Nybu. Togliendo subito il dente (ma il trailer già lo anticipava), la creatura soprannaturale al centro del film non ha un aspetto troppo diverso da quello di un normale lupo, ma possiede una maggiore ferocia e – soprattutto – la sete per il sangue umano.

Anche senza quest’ultima ‘novità’, Lupo Vichingo non riesce a sembrare qualcosa di diverso dall’ennesima variazione vuota e derivativa delle meccaniche tipiche del sottogenere. Non bastasse, quasi ogni mossa tentata dal regista Stig Svendsen (Elevator) è prevedibile e riesce a creare un’esperienza visiva di 90 minuti scarsi appena accettabile, il che non può che risultare assai deludente data la ricchezza delle leggende norvegesi (il mitologico Fenrir per primo).

viking wolf film 2022 horror posterThale (Elli Rhiannon) si è recentemente trasferita a Nybu da Oslo con la sua famiglia. Sua madre, Liv Berg (Liv Mjones), è un vice nel corpo di polizia locale e ha da poco sposato Arthur (Vidar Magnussen). Thale è molto legata alla sorella minore, Jenny, ma ha difficoltà ad ambientarsi con i ragazzi del posto. In ogni caso, viene invitata da Jonas (Sjur Brean) a una festa notturna.

La notte si trasforma però presto in un incubo quando un presunto lupo attacca Elin, la ragazza di Jonas, e la trascina nel folto dei boschi. Eppure, al momento del ritrovamento del suo corpo, il medico legale non riesce a collegare i segni del morso a un lupo.

William del ‘Centro di Ricerche Veterinarie della Norvegia’ assiste al caso e ritiene che la creatura sia un licantropo. Lars Brodin, un cacciatore amputato, arriva così in città, sostenendo le stesse cose. Inoltre, avverte Liv che deve assicurarsi che il “veleno” della creatura non si diffonda.

Al momento dei titoli di testa di Lupo Vichingo, le aspettative forse già altine degli abbonati vengono ulteriormente stuzzicate dal montaggio, salvo essere ampiamente deluse quando si scopre che gli orrori lì descritti non si realizzano mai veramente durante lo svolgimento seguente.

È questo uno dei maggiori problemi di Lupo Vichingo. Il suo punto di forza è – come auspicabile – la feroce e misteriosa creatura del titolo, ma non si va quasi mai oltre la supposizione superficiale che si tratti di un lupo mannaro per suscitare un qualche interesse. Non viene mai nemmeno spiegato chiaramente allo spettatore come agisca, cosa possa ucciderlo e che ‘impatto’ ha su coloro che morde.

La narrazione è completamente priva di una direzione e non sembra avere uno ‘scopo’. La struttura in tre atti di Lupo Vichingo è molto povera e oltretutto non si nota nemmeno un nesso causale tra il prologo e il culmine del film.

Tutto ciò che accade in Lupo Vichingo sembra assolutamente ‘casuale’. Lars Brodin viene introdotto all’improvviso e svolge un ruolo drasticamente limitato nella caccia al lupo mannaro, in contrasto con le aspettative suscitate all’inizio. Questa mancanza di continuità nuoce gravemente alla nostra capacità di entrare in contatto con i personaggi – o di appassionarci – alla resa dei conti tra madre efiglia, che è stata trascurata e non si concretizza mai.

In effetti, non assistiamo ad alcuna comunicazione tra loro due o anche tra gli altri membri della famiglia durante Lupo Vichingo. Come possiamo noi spettatori ricavarne tensione o delle conclusioni se non vediamo nulla sullo schermo? Lasciarci alla nostr immaginazione nel tentativo di approfondire dettagli così importanti è piuttosto controproducente.

viking wolf film horror 2023 I dialoghi mancano di convinzione e i personaggi sono tratteggiati in modo approssimativo. Alla fine, la storia va dritta come un treno senza guardarsi indietro, mentre si avvia pigramente alla conclusione.

Come accennato, Lupo Vichingo racchiude tutti i cliché raccolti nell’apposita lista stilata mentre i titoli coi licantropi hanno continuato a moltiplicarsi negli anni. Il regista e il suo co-sceneggiatore Espen Aukan (reduce dal recente, e altrettanto poco inventivo, Troll) sembrano però averli incorporati tutti senza fare dopo un passo indietro per vedere se avessero un senso compiuto nell’insieme.

Ed è così che Stig Svendsen prova allora a metterci una pezza assieme al direttore della fotografia, che illumina Lupo Vichingo di luce soffusa e punta sugli splendidi paesaggi naturali della Norvegia per appagare il nostro sguardo. Cionondimeno, le scene mancano di personalità per essere interessanti.

È comprensibile che l’idea centrale abbia ‘bisogno’ dell’oscurità per manifestarsi (o forse c’entra la dubbia CGI della creatura ….). Tuttavia, anche con questa consapevolezza, gli sforzi tecnici per rendere il risultato finale più presentabile non raggiunge la sufficienza. La recitazione generale ha troppo poco spazio all’interno del quadro e – allo stesso tempo – il cast non ha grandi colpe per essersi ‘sforzati’ a metà. Il guaio è che gli attori non ricevono alcun sostegno tangibile dalla sceneggiatura.

Insomma, se dovessimo rappresentare Lupo Vichingo in un grafico, sarebbe una linea piatta e completamente ferma. Infatti, il worldbuilding, l’introduzione dei personaggi e gli eventi più significativi non viaggiano su alti e bassi. Nel complesso, ci troviamo davanti a un prodottino da streaming privo di ispirazione. Per molti non sarà certo una sorpresa, ma sperare ogni volta non nuoce. O forse si …

Di seguito trovate il trailer internazionale di Lupo vichingo, in esclusiva nel catalogo di Netflix dal 3 febbraio: