Voto: 5/10 Titolo originale: M3GAN , uscita: 28-12-2022. Budget: $12,000,000. Regista: Gerard Johnstone.
M3GAN: la recensione del film fanta-horror di Gerard Johnstone
04/01/2023 recensione film M3GAN di Gioia Majuna
Allison Williams è la protagonista dello sforzo produttivo di Blumhouse e James Wan, un'opera PG-13 con pochissimo sangue e ancora meno idee originali
Dobbiamo ringraziare il co-creatore della saga di Saw e produttore di Annabelle, James Wan, per aver rilanciato da solo le bambole assassine come un vero e proprio sottogenere del cinema dell’orrore hollywoodiano contemporaneo. E con M3GAN, primissima uscita del nuovo anno, ritorna a riproporre ancora una volta i suoi motivi ossessivi, supportato in sceneggiatura da Akela Cooper (Malignant) e in regia dal neozelandese Gerard Johnstone, lontano dalle scene addirittura da Housebound del 2014.
Meno arguto o ‘innovativo’ di quello che si spererebbe, M3GAN sceglie la facile strada dei cliché ormai ampiamenti codificati, e se ci aggiungiamo che il PG-13 ne azzoppa anche il potenziale gore, il risultato è il solito prodottino Blumhouse innocuo e superficiale che costa poco e rende molto.
Dagli albori della ribellione dell’Intelligenza Artificiale nel classico R.U.R. di Karel Čapek del 1920, passando per le regole di Isaac Asimov, fino alle continue resurrezioni della bambola assassina Chucky di Don Mancini, l’eterno fascino dell’umanità nel fabbricare inavvertitamente forze onnipotenti destinate a rovesciarla condivide un filo comune di funesto, icariano destino.
Ma aleggia anche un’aria che rimanda all’iconico mostro di Frankenstein di Mary Shelley in questo esercizio di psicoterapia surrogata, perché l’androide del titolo riflette i pericoli fondamentali della creazione di ‘terminali emotivi’ contraffatti.
“Attenzione; perché io sono impavido, e quindi potente” è il sentimento estratto da Mary Shelley che si fonde con il composito sentimento omicida del May di Lucky McKee, in cui una giovane donna squilibrata smembrava malinconicamente gli esseri umani per soddisfare il suo mantra “Se non trovi un amico, fattene uno”.
Il risultato finale M3GAN potrebbe quindi pure divertire in qualche misura nella sua blanda critica sardonica al consumismo moderno, a patto che si possano perdonare le sue dinamiche elementari.
Una perfetta tempesta di eventi porta una bambina traumatizzata di nome Cady (Violet McGraw) a conoscere la sua sperimentale compagna tutta merletti e bulloni di nome M3gan (acronimo di “Model 3 Generative Android”). Dopo che i di lei genitori sono morti in un incidente d’auto mentre si stavano recando a sciare, Cady viene adottata dalla stressata zia Gemma (Allison Williams), un ingegnere robotico che lavora presso un’azienda di giocattoli all’avanguardia chiamata Funki.
Sebbene sia stata incaricata di rinnovare i popolarissimi ‘Purrpetual Petz’ (in pratica dei Furbie in grado di defecare artificialmente), Gemma sta segretamente sviluppando un costosissimo progetto di tecnologia senziente destinato a diventare il punto di riferimento per i giocattoli per l’infanzia, sotto forma di una bambina animatronica pronta a fungere da tata, da amica e da supporto emotivo per i giovanissimi.
Alle prese con una bambina depressa e nel bel mezzo di una crisi lavorativa, Gemma presenta così a sua nipote M3gan e il forte legame che presto stringono sembra fatto apposta per convincere il suo capo (Ronny Chieng) ad abbandonare tutti gli altri progetti della Funki e a concentrarsi sul lancio del nuovo costosissimo ‘giocattolo’ sul mercato (apparentemente, M3gan sarà infatti disponibile solo per i figli di genitori facoltosi).
Con Gemma intenta a testare il legame tra le due in vista del lancio della sua invenzione, si manifestano però alcune tendenze preoccupanti. Sembra che Cady abbia sviluppato un attaccamento malsano alla sua nuova amichetta inanimata, mentre Gemma e i suoi colleghi iniziano a rendersi conto di non aver programmato correttamente alcuni parametri nel mainframe di M3gan. Sembra che M3gan non sia in grado di affrontare correttamente i dilemmi etici per massimizzare il suo obiettivo principale di proteggere Cady, sia fisicamente che emotivamente, anche se ciò significasse che Gemma stessa è sacrificabile.
Tra le innumerevoli somiglianze ad altro, M3gan ricorda il ‘Numero 5’ di Corto circuito (1986) e un po’ anche Il giglio nero per procura (immaginate la piccola Patty McCormack dotata di un ‘mini me’ altrettanto ferale …), con le poche gioie della visione che derivano puramente dal vedere in che modi questa I.A. deciderà autonomamente di vendicarsi dei ‘nemici’ di Cady.
Tra questi si sono un sociopatico in erba durante una festa scolastica che avviene nel contesto di una foresta vagamente ispirata a quelle dei fratelli Grimm e l’eliminazione della solita vicina impicciona e molesta il cui cane – le creazioni malvagie tendono sempre ad annientare qualche tipo di animale durante loro ascesa verso il caos – mordicchia l’avambraccio di Cady.
La sequenza di gran lunga più divertente, comunque (purtroppo rovinata fin dal trailer), vede M3gan uccidere a colpi di danza il capo di Gemma (oltremodo stereotipato e sopra le righe) sulle note del classico della disco music “Walk the Night” degli Skatt Brothers (e un uso altrettanto bizzarro di “Deadly Valentine” di Charlotte Gainsbourg contribuisce a una colonna sonora complessivamente ben curata).
Anche senza aver visto il trailer del film, è subito chiaro che la personalità aziendale mostruosa dell’uomo lo contraddistingue come un individuo ‘non adatto’ a questo mondo robot-centrico. Va da sé che la sequenza non raggiunga il livello di caos celestiale di una Carrie White che annienta i suoi compagni di classe e gli insegnanti al ballo di fine anno, ma si tratta di un’azione intenzionalmente malvagia che allude alla gioiosa perversione probabilmente concepita per M3gan nella fase del suo sviluppo creativo, che è poi stata accantonata.
Quando non è intenta a elargire morte, tuttavia, M3gan è un’icona queer in divenire, una reginetta del ballo dotata di una personalità acerba e pungente nel suo atteggiamento giudicante nei confronti degli ignari esseri umani che l’hanno instancabilmente creata.
Proveniente dalla scuderia Blumhouse, Allison Williams, benché lontana dal suo ruolo subdolo di Scappa – Get Out, è costretta a muoversi a cavallo della sottile linea che separa inventore brillante e avulso dal mondo e damigella in pericolo con doveri domestici, guidata bizzarramente dalle ‘pillole di saggezza’ elargite da una terapista infantile che ci regala una lezione di psicologia sulla teoria dell’attaccamento degna del primo anno di università.
Nei panni di un’innocente sconvolta da un improvviso trauma, la giovane Violet McGraw (The Haunting of Hill House) è invece un guscio emotivo che si trasforma in una personalità borderline quando la sua dipendenza da M3gan inizia a prendere piede (anche se il tradimento nel terzo atto sembra un po’ artificioso, addirittura un deus ex machina). Ma la vera star del film è – naturalmente – l’affascinante M3gan, incarnata sullo schermo da Amie Donald e doppiata in originale da Jenna Davis, che rimanda in qualche modo alla Alita di Robert Rodriguez.
E sebbene la fotografia di Peter McCaffrey e Simon Raby tenti di mostrare anche Portland sullo sfondo di questa prevedibile parabola, è la scenografa premio Oscar Kim Sinclair (Avatar), insieme al team degli effetti speciali e al reparto artistico, a meritare i complimenti per aver fatto sì che tutti gli occhi rimangano incollati alla ragazzina e al suo robot domestico con eccesso di attenzioni.
Insomma, M3gan non sogna pecore elettriche, ma non dovrebbe aver problemi a diventare una macchina da sequel.
Di seguito – sulle note di Dolls di Bella Poarch – trovate il trailer italiano di M3GAN, nei nostri cinema dal 4 gennaio:
© Riproduzione riservata