Voto: 4/10 Titolo originale: Occhiali neri , uscita: 24-02-2022. Regista: Dario Argento.
Occhiali Neri: la recensione del 21° film di Dario Argento
14/02/2022 recensione film Occhiali neri di Raffaele Picchio
Ilenia Pastorelli e Asia Argento sono le protagoniste del nuovo giallo del regista, un'opera per nulla ispirata ed estremamente fiacca
Se c’è una cosa su cui si può contare – e che non c’è alcun modo di evitare (oltre alla morte) – è che non importa cosa faccia o come lo faccia, ma finché usciranno film diretti da Dario Argento si spalancheranno inesorabili le porte del delirio. E con l’esplosione dei social (che accidentalmente coincide al periodo forse più artisticamente nero del regista romano), tutto ha chiaramente assunto contorni oltremodo grotteschi: si va infatti dai fan ‘impazziti’ duri e puri (e ciechi completi, ma l’Amore fa anche ‘ste cose …) pronti a difendere a spada tratta anche – e soprattutto – l’indifendibile, e ci sono gli hater, altrettanto reattivi nel gettargli aprioristicamente merda addosso (e ahimè c’è sempre qualcosa che il maestro gli serve sul piatto …), fino al paradosso dello sfociare in una sorta di ‘revisionismo retroattivo’ su tutta la sua carriera e che, invece, è solamente un chiarissimo sintomo di ignoranza assoluta.
Due fazioni che – puntualmente – stanno deflagrando anche con questo ultimo e fortemente atteso Occhiali Neri (Black Glasses). Ed ecco allora che parlare in modo oggettivo di un film di Dario Argento diventa veramente un’impresa. Per chi scrive, l’81enne non azzecca più nulla da almeno vent’anni, con una progressiva e inesorabile discesa verso territori irricevibili dove l’unica ancora di salvezza, quando ci sta, è la follia (La Terza Madre, per fare un esempio).
Però non ci trovo nulla di ‘godurioso’ (un sentimento che pare provino in parecchi …) nel vedere un grande regista ridotto artisticamente in questo stato e se c’è una cosa che va detta, ribadita e sempre riconosciuta è che Dario Argento è stato un Maestro. Di quelli veri, con la ‘M’ maiuscola e certificata. Ed è proprio per ciò che ha rappresentato e che tutt’ora simboleggia a livello mondiale che ancora adesso i più importanti Festival, nonostante tutto, si combattono una sua inaspettata anteprima.
Questo è fondamentalmente il motivo per cui titoli come il citato La Terza Madre, Dracula 3D e anche questo Occhiali Neri possono godere di un’esposizione mediatica enorme, e francamente non si riesce davvero a capire come ogni volta – visti gli esiti – si trovi il coraggio di presentarsi su un red carpet con film del genere (nel 2022 è il turno di Berlino).
E Occhiali Neri, con grandissimo e sincero dispiacere, si accoda al trend senza alcun appello. Si può dire che la situazione (probabilmente anche produttivamente più ‘felice’) non è devastante come per il precedente Dracula 3D del 2012 , ma nonostante gli apprezzabili (almeno sulla carta) sforzi di inserirvi più o meno forzatamente ed esplicitamente autocitazioni e animali dei bei tempi che furono, il risultato è pericolosamente più vicino a Giallo che a Tenebre.
Rispetto al precedente disastroso ‘ritorno al thriller’ con il povero Adrien Brody, Dario Argento per Occhiali Neri si è affiancato nuovo al fidato Franco Ferrini, ripescando un’idea rimasta nel cassetto per quasi vent’anni: una escort romana (Ilenia Pastorelli), sfuggendo all’improvvisa aggressione da parte di un serial killer, viene coinvolta in un drammatico incidente stradale, che rende lei cieca e orfano il bambino cinese (Andrea Zhang) che viaggiava nell’auto che lei centra in pieno. Le strade dei due però inevitabilmente si intrecceranno presto, quando si troveranno loro malgrado braccati dal maniaco rancoroso, in una notte che sembra non finire mai e nella quale dovranno aiutarsi a vicenda per sopravvivere.
Tutto qui. Una lunga fuga ininterrotta, un canovaccio tanto semplice quanto accattivante che lasciava spazio ampio a Dario Argento per armeggiare con la tensione continua e con trovate visive atte a presentare la disabilità della protagonista e le sue nuove percezioni. E invece no.
Dario Argento ancora una volta ci presenta un’opera che della sua impronta non ha praticamente più nulla. Qualcuno dirà che questo ‘appiattimento’ sia una precisa e lodevole scelta artistica, ma francamente io non riesco proprio a crederci. Occhiali Neri è un thriller di una sciatteria e di una stanchezza proprio registica che è desolante e che non appartiene affatto a quello che il nome di Argento rappresenta.
Intanto, la prima cosa che colpisce è quanto non abbia più alcuna importanza la città in cui si muovo i protagonisti. La Roma di Occhiali Neri, per quanto ben fotografata, è praticamente inesistente, senza una geografia precisa, tanto che potrebbe benissimo essere un qualsiasi altro posto. Anzi, si sente quasi un’urgenza ad abbandonarla il prima possibile (tanto che il racconto si riprende proprio quando questa scomparirà totalmente) come se in qualche modo Dario Argento si sentisse soffocato da quell’ambientazione.
Addirittura il primo omicidio (praticamente quasi una firma stilistica anche nei suoi periodi più bui) è talmente ‘buttato via’, mal costruito come ormai neppure nelle fiction TV del sabato sera. Queste lacune non trovano però un bilanciamento altrove, e in una sceneggiatura così volutamente minimale, scritta più per creare una situazione che un vero e proprio intreccio (scordatevi ipotetici snodi da giallo classico sul ‘Chi sarà mai l’assassino?’ o un mistero da scoprire) devi scegliere la via della personalizzazione per darle registicamente vita, usandola come una tavolozza, oppure non potrà funzionare nulla.
Ed è quello che purtroppo accade. Dopo un inizio in cui si imposta lo sviluppo di Occhiali Neri, il ritmo cala drasticamente in un girotondo di nulla che non cattura mai l’attenzione e dove in mancanza di qualsiasi ‘corrimano’ cui appoggiarsi diventa assolutamente impossibile sorvolare sui dialoghi raggelanti (“Troverò lo stesso il tuo pendolone!”), a situazioni in cui non si può fare a meno di chiedersi come qualcuno a monte non si sia posto almeno qualche domanda (ad esempio, la polizia si comporta perennemente in modo assurdo, rendendosi protagonista di una serie di gag sui non vedenti clamorosamente grottesche) e dove purtroppo la consueta non-direzione delle star diventa la pietra tombale definitiva.
A tal proposito, Occhiali Neri non può certo contare sulle prove della sua ‘strana coppia’ di protagonisti, perché da una parte Ilenia Pastorelli viene lasciata tragicamente andare alla deriva con indosso questo paio di occhialoni da sole incredibili (e sembra ci si sia preoccupati più di capire come riprenderle le tette che darle una qualche indicazione su come muoversi in modo adeguato …), dall’altra il casting del piccolo Andrea Zhang – un bambino cinese chiamato Chin … – purtroppo ribadisce la qualità dell’imbattibile e insuperabile scuola italiana dei bambini-attori impresentabili al cinema.
Ad uscirne invece benino tra tutti è la solitamente ‘deterrente’ Asia Argento, che in un qualche modo ha sentito suo il ruolo della tutor per ciechi, tanto che sembra proprio di rivedere in lei la madre Daria Nicolodi, e non solo per qualche aiuto al trucco, ma proprio per la costruzione del personaggio e di come lei lo ‘indossa’.
Come detto, praticamente per oltre la metà del suo minutaggio (88 minuti complessivi), Occhiali Neri si trascina tragicamente senza giocare nessuna carta vincente (anche di gore ce ne sta pochissimo e comunque nulla di particolarmente emozionante …), almeno fino a quando nel terzo atto i personaggi principali, scappando, si perdono in una fitta selva oscura, entrando in territori palesemente più affini tanto Franco Ferrini quanto a Dario Argento.
Qui, dall’esilissima sceneggiatura inizia ad emergere infatti qualche sprazzo di fine simbolismo e anche visivamente ci sono tiepidissimi cenni argentiani (la pozza dei serpenti, gli animali ‘risolutori’), ma viene piuttosto da incazzarsi ancora di più a vedere come tutto rimanga così floscio, mal realizzato e raccontato, mai importante come sarebbe potuto (e dovuto) essere da un punto di vista simbolico e assolutamente non soddisfacente da quello visivo.
Tremenda e assolutamente fuori luogo è poi la cacofonica musicale (altro che Daft Punk …), totalmente priva di nerbo o carattere e impiegata in un modo così ingombrante che spesso arriva a sovrastare anche le voci degli attori.
Tirando le somme, questo ultimo (forse in tutti i sensi) film di Dario Argento è migliore o peggiore delle sue ultime cose? Ebbene, Occhiali Neri è esattamente come gli ultimi suoi cinque o sei titoli, opere para-televisive che sembrano realizzate da qualcuno che non ha la più pallida di cosa sia il ‘genere’ e che – nonostante tutto – si sforza di mostrarsi al passo.
Di seguito trovate il full trailer di Occhiali Neri, nei cinema dal 24 febbraio:
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