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Voto: 7/10 Titolo originale: Dead Ringers , uscita: 23-09-1988. Budget: $13,000,000. Regista: David Cronenberg.

Ombre dal Passato: Inseparabili di David Cronenberg (1988)

14/08/2018 recensione film di Jurij Pirastu

Due ginecologi e due gemelli mai visti prima, portati al cinema dal 'profeta della nuova carne' nel film tratto da un romanzo a sua volta ispirato a un fatto tragico

inseparabili film irons

Forse lo conoscete per i corpi distrutti e le mutazioni dei primi film. Oppure per i chiaroscuri psicologici più marcati negli ultimi. Ma per un morboso rapporto gemellare, con tinte fredde e ambienti claustrofobici, di un cinema in divenire? David Cronenberg rappresenta questa storia in Inseparabili (Dead Ringers) del 1988. Un film tragico (drammatico e vicino alla tragedia greca), con un efficace “doppio” (nello schermo e come tema) e uno dei peggiori deliri scientifici nella storia dell’horror.

Sinossi

Elliot e Beverly Mantle (Jeremy Irons) sono due rinomati ginecologi, il primo disinvolto, l’altro più timido. Sono gemelli omozigoti e hanno un rapporto simbiotico e speculare: vivono nello stesso appartamento, gestiscono la stessa clinica, hanno rapporti con le stesse donne (nessuna sa che ci sono due gemelli uguali). Tutto ciò è un vantaggio per loro e non possono rinunciare a fare le stesse cose. Anche con la paziente Claire Niveau (Geneviève Bujold), un’attrice, di cui Beverly si innamora. Ma è proprio con lei che la storia dei Mantle entra in crisi: la donna svela la loro identità, riconoscendo due caratteri diversi.

Da qui il peggioramento: Beverly cerca di rialacciare un rapporto con lei (che lo ricambia), ma ciò lo separa dal fratello; la vicinanza tra i Mantle è morbosa, ma la loro diversità, evidenziata da Claire, rende insostenibile la loro specularità; Beverly (e poi Elliot) cade nella droga ed è sempre più instabile. Claire e molte loro pazienti hanno mutazioni all’utero, il che le rende soggetti scientifici interessanti; ma questo e il delirio di Beverly lo portano ad usare folli attrezzi per operare (uccide quasi una donna). I gemelli hanno fallito come ginecologi e si trovano isolati nel loro appartamento. Come andrà a finire?

Storia

Orrore e fatiscenza. Due corpi identici ed esanimi con attorno spazzatura e farmaci. Lo stato di decomposizione dei cadaveri è avanzato. Il decesso: crisi di astinenza da barbiturici. New York 1975, Sessantatreesima strada. Ecco quello che restava dei fratelli Steward e Cyril Marcus, gemelli omozigoti e ginecologi di successo, nel loro lussuoso appartamento. Da questo fatto, Bari Wood e Jack Geasland hanno scritto il romanzo Twins, del 1977. Sulla base della storia, nel 1988 esce per il grande schermo Dead Ringers, dalla mente del visionario David Cronenberg, noto in Italia come Inseparabili.

La pellicola prende le distanze dal libro, come lo stesso titolo italiano rimarca: Michael e David Ross, i gemelli di Wood e Geasland, sono “uno gay e l’altro si sposa”, il che enfatizza le loro differenze (Mark Browning, David Cronenberg: Author or Film-maker?); i gemelli Mantle di Cronenberg sono entrambi eterosessuali e provano un morboso attaccamento tra di loro tanto da condividere spazi, relazioni, attività scientifica, mantenendo in tutto l’uguaglianza che hanno per natura. Nel film non compare la scena del romanzo in cui i due fratelli consumano un rapporto sessuale.

Ha affermato il regista: “Non mi piaceva. Se uno di loro è omosessuale, e l’altro non lo è, allora sono troppo diversi, e il nucleo centrale della storia risiede invece in quanto simili siano i due fratelli” (John Costello, Tutti i film di David Cronenberg). I Mantle sono più vicini ai reali e sfortunati Marcus, poiché “permane la loro professione di ginecologi” e “la discesa nel tunnel della tossicodipendenza” (Alessandro Aronadio, Ermeneutica psico(pato)logica di un testo filmico: il Doppio negli Inseparabili di D. Cronenberg).

Torbida è la mente di chi, come uno dei gemelli Mantle, adopera attrezzi pericolosi in operazioni di chirurgia ginecologica. Ma del tutto normale (si ipotizza) è la mente di chi, a fini artistici, riproduce gli stessi strumenti. Cronenberg, in Francia, “si era dilettato di scultura, e aveva creato uno «strumento per operare i mutanti». Diciassette anni dopo l’idea riemerge in Inseparabili” (John Costello, Tutti i film di David Cronenberg). Non solo cinema per il “profeta della nuova carne”.

Da un tale professionista ci si può aspettare l’interesse per altre arti. Se consideriamo la sua poetica di disfacimento e ricostruzione della carne, il regista stesso è assimilabile a uno “scultore”: egli modella i corpi dei personaggi in base ai processi mentali e alle infezioni esterne, e i corpi sono un’opera/set cinematografico in divenire i quali forma e significato sono soggetti a costante interpretazione. Il ruolo di “scultore”, ma anche di “chirurgo”, è poi abdicato ai numerosi scienziati o intellettuali che compenetrano i film.

Evocativa l’affermazione di Vaughan (Crash, 1996) riguardo il suo progetto: “[…] è una cosa in cui siamo tutti intimamente coinvolti: il rimodellamento del corpo umano da parte della tecnologia”. Si pensi poi ai Mantle, all’ossessione verso le “donne mutanti” (il cui fascino come casi scientifici porta i gemelli a feticizzarle, reprimendo il rapporto empatico, come in altri film del regista) e l’uso di strumenti innovativi, ma fuori dall’etica medica, sul corpo.

Produzione

Due anni dopo l’uscita de La Mosca, il più grande successo economico del regista, che ha prodotto 100 milioni di dollari (George Melnyk, One Hundred Years of Canadian Cinema), David Cronenberg dirige Inseparabili, con un budget da 13 milioni di dollari, e ne ottiene solo 8 milioni. Anche questo è girato in Canada (lo saranno tutti i suoi film), e come altri precedenti e successivi ha alla base opere di autori stranieri (George Melnyk, One Hundred Years of Canadian Cinema).

Sempre disponibile e insostituibile (da The Brood, primo film con Cronenberg e suo secondo film in generale), Howard Shore cura la colonna sonora anche per la storia dei Mantle. È di Toronto, lui e Cronenberg si conoscono a vicenda e hanno un bel rapporto; ci sono state le basi per una collaborazione durevole (15 film). “Abbiamo una profonda connessione, che forse deriva solo dal fatto di essere cresciuti assieme, nello stesso quartiere. Abbiamo la stessa visione del mondo”. Jeremy Irons si distingue in una delle migliori performance della sua carriera. Sono duri i ruoli dei due protagonisti. Molti attori di Hollywood rifiutano per il fatto di lavorare in Canada, per la doppia recitazione prevista dal copione e perché, per loro, è troppo poco virile il ruolo del ginecologo (Gianni Canova, David Cronenberg).

Dentro il film

Cinema e Letteratura: Inseparabili come tragedia classica

Scriveva Roberto Escobar su Il Sole 24 Ore: “Inseparabili è una «tragedia classica», dice David Cronenberg, non una «storia freudiana»”; non “[…] un romanzo dell’anima” ma “una messinscena o una rappresentazione teatrale dell’inconscio”. I comportamenti dei gemelli Mantle “non sono «sintomi», non rimandano ad altro, a nodi dell’anima che la razionalità dell’analisi possa illuminare e sciogliere”; “non sono fantasmi psicologici […] ma fantasmi materiali, di carne”.

Inserito in una lenta svolta verso una serie di film focalizzati sempre di più sull’interiorità, ma che non abbandonano il rapporto con l’esterno, Inseparabili presenta diverse analogie con la tragedia greca attica (della regione greca dell’Attica): gli enigmi dell’identificazione e dell’esistenza, qui assai evidenti, costanti nei film del cineasta, sono quelli presenti in molti drammi tragici, tra cui l’Edipo Re di Sofocle, considerato da Aristotele (Poetica) il modello perfetto di arte tragica (Vernant, Vidal-Naquet, Mito e tragedia due).

All’enigma segue il conflitto con la verità e la violenza. Conflitto ed enigma contrassegnano tutti i grandi temi della situazione tragica. Si considerino i gemelli Mantle eroi tragici come Edipo. Tutti e tre sono marchiati per la loro esistenza da qualcosa che sembra più grande di loro e incontrollabile, nonché due corpi uguali per i due ginecologi, e la profezia (“ucciderai tuo padre e sposerai tua madre”) per il personaggio sofocleo; tendono a identificarsi in qualcuno (i Mantle sono l’uno lo specchio dell’altro) o qualcosa non deciso da loro.

Questi fattori si possono tradurre in fato: i Mantle sono predestinati come dono di vita/tragico, mentre Edipo compirà ciò che gli è stato predetto. D’altra parte, al fato si sovrappone il carattere, secondo l’affermazione eraclitea ethos anthropo daimon (“il carattere è il demone, il destino, dell’uomo”), che sta alla base del nostro agire. Si mescolano responsabilità pienamente umana e il soprannaturale, come nell’Agamennone di Eschilo: il re Agamennone viene ucciso dal cugino Egisto e dalla moglie Clitennestra (amante di questo) secondo riflessione e premeditazione, e la risoluzione risponde al carattere personale, nonostante il castigo del re si leghi alla maledizione che pesa su tutta la stirpe degli Atridi (Vernant, Vidal-Naquet, Mito e tragedia nell’antica Grecia).

L’identità individuale è sempre più evidente e chiara, non oscura. I Mantle hanno caratteri diversi, Beverly remissivo e più emotivo, Eliot più deciso e disinvolto, unico punto di distacco e individuazione dei due; ne saranno sempre più consapevoli da quando Claire li distingue, vede lo stesso corpo ma due persone. Edipo, al corrente del responso dell’oracolo, cerca di evitare gli eventi predetti affidandosi alla volontà e alle capacità, ma fallisce proprio mentre prende decisioni per preservare la sua realtà, che lo avvicinano sempre di più alla verità: per prima cosa abbandona la sua famiglia adottiva a Corinto, che considerava naturale, spostandosi a Tebe, città natale, governata da Laio e Giocasta.

Così acuto nel svelare l’enigma logico della sfinge e liberare Tebe, egli è così sprovveduto verso l’enigma della sua esistenza, tanto da capire tardi di aver ucciso il padre Laio e aver sposato la madre Giocasta. La saggezza è stata messa da parte per l’impeto da Edipo, che è parte di sé, e lo ha spinto a uccidere in una lite quello che poi ha scoperto essere il padre. All’impeto segue l’onnipotenza, nella climax ascendente positiva, poiché morta la sfinge è proclamato re e sposa la madre. A partire dalla peste che affligge Tebe, Edipo cercherà la verità sulla morte di Laio e sul suo passato.

I Mantle ascendono alla gloria scientifica e vivono sempre meglio: il loro divaricatore è un successo, la loro collaborazione procede, nessuna delle pazienti che “condividono” sa che sono due. L’onnipotenza è pure in loro, ma presto sopraggiungono i problemi perché la paziente Claire identifica due Mantle al posto di uno, ed essi, a confronto con la terribile idea di diversità e impossibilità di simbiosi, non fanno a meno di vederne sempre di più l’evidenza, e vivono un forte disagio; neanche le droghe possono attenuarlo.

Nel processo di avvicinamento alla verità dell’enigma subentra il conflitto con la realtà e le persone. Vi è la lenta crisi di quell’omeostasi che i gemelli cercavano di mantenere, dell’idea di uguaglianza derivata dall’immutabile natura fisica, o di destino, che a loro fa tanto comodo. L’eroe tragico si scopre collaboratore del destino, ma è altresì legato all’“impossibilità di determinare autonomamente il corso degli eventi”, che nel rapporto gemellare si traduce in “non voglio fare nulla che mio fratello non faccio, dunque, per me, non posso fare nient’altro”; ma ora tutto questo si disgrega perché, in fondo, le identità sono due e producono differenze più di quanto ci si aspetti.

Una serie di fatti portano Edipo a nutrire preoccupazione e malessere: da Tiresia, che lo accusa come omicida di Laio, al sospetto di cospirazione verso Tiresia stesso e Creonte; dalla rivelazione di Giocasta della profezia che Laio sarebbe stato ucciso dal figlio, e non da un bandito per strada come è successo, al racconto di Edipo della fuga da Tebe, della sua profezia (“ucciderai tuo padre e sposerai tua madre”) e l’uccisione di un uomo per strada; fino alla testimonianza di un ambasciatore dell’infanzia di Edipo.

I discorsi degli altri minacciano la sua tranquillità, ma soprattutto un crescente terrore in lui, che vede sempre di più la sua colpevolezza. Isolati da tutti, malinconici e conturbati per la verità della loro diversità e l’impossibilità di vivere sincronizzati, i due gemelli (in)separabili si lasciano andare a un violento epilogo. Anche Edipo è sempre più lontano da tutti. Scoperta la verità, Giocasta si impicca e lui si acceca. Le parole pronunciate prima nel palazzo: «Luce, che io ti veda ora per l’ultima volta».

Uno sdoppiamento mascherato: lo split-screen

Jeremy Irons non ha gemelli; la sua immagine è perfettamente uguale nell’uno e nell’altro gemello Mantle. Lo si può ritrovare due volte nella stessa inquadratura. L’illusione costruita nello schermo con la tecnica dello split-screen non mostra alcun difetto di montaggio. Come ci sono arrivati? Lo split-screen è la scomposizione dell’inquadratura in due o altre più piccole, nelle quali vengono mostrate riprese differenti.

Queste possono assumere forme rettangolari, adiacenti (Le regole dell’attrazione), una sopra l’altra (Requiem for a dream), o triangolari (Il letto racconta); disporsi due corte sopra e una lunga sotto (Lola corre) o secondo vari schemi (Il caso Thomas Crown); etc. In tutti questi esempi, e in quasi tutti quelli della storia del cinema, sono evidenti i segni della frammentazione dello spazio nello schermo: si vede dove iniziano e finiscono le mini-inquadrature. In Inseparabili invece la tecnica è tale da mascherare la combinazione nello schermo di due inquadrature complementari.

Per il film vengono impiegati vari movimenti di macchina che, grazie all’uso dello split-screen, si uniscono “senza punti di sutura fino a creare l’illusione che una persona sola siano in realtà due” (John Costello, Tutti i film di David Cronenberg). Ogni scena dove i due gemelli compaiono al contempo è stata girata due volte: Jeremy Irons, in prima istanza, recitava nel ruolo di uno dei due fratelli, poi in quello dell’altro; si sono serviti di un attore (John Bayliss) che di volta in volta interpretava il ruolo del gemello che Irons non impersonava, per coordinare le battute e permettere un’efficace immedesimazione, ed esso veniva oscurato in fase di montaggio.

Un tale effetto dissimulato di split-screen era favorito da una macchina computerizzata per il controllo del movimento, come viene mostrato in questo video di retroscena. “Jeremy Irons appare nello schermo sia come Beverly sia come Elliot, simultaneamente”. La possibilità di includere entrambi i gemelli in una sola inquadratura implica un solo sguardo per vederli tutti e due, dunque se guardo uno posso individuare l’altro; ciò porta a sostenere ancora una volta l’idea cardine di unità, inseparabilità, del film.

È come un’eterna vita intrauterina: la costante vicinanza dei Mantle, fino ad averli più volte nello stesso spazio dello schermo, indica una vita in simbiosi, come quella prenatale di due gemelli, nella pancia materna, immersi nel liquido amniotico (il loro appartamento, verso la fine, si confonde con una placenta, divenuto sempre più claustrofobico); solo che qui i personaggi sono già nati, crescono e diventano adulti, ma lo stretto rapporto (interdipendenza) è simile.

Nel parto c’è una separazione, nel film i due sono inseparabili: inseparabili dal punto di vista psicologico e fisico (stanno prevalentemente insieme). Divenuti alla nascita due corpi distinguibili (fisici), essi però non sono mai diventati individui (simbolici), perché cercano di con-fondere le due identità in una e di renderle inseparabili. La loro vita non è realizzata, perché non sono indipendenti. Ci vorrebbe una separazione (ma come?), e la soluzione finale non li salva. È come se non fossero mai nati.

Il doppio in Cronenberg: analisi e transizione del tema in tre pellicole

La mutazione, nei film del regista canadese, è di certo il tema principale, ma ce ne sono altri, minori, che accompagnano allo stesso modo la sua carriera; tra questi quello del doppio, evidente nel nostro film. Consideriamo il doppio e come cambia in modo significativo attraverso tre film, usciti nelle sale in ordine: La mosca (1986), Inseparabili (1988), Il pasto nudo (1991).

La mosca racconta la trasformazione dello scienziato Seth Brundle dopo aver testato su di sé il teletrasporto con due capsule; da qui una lenta degenerazione/invecchiamento, che lo rende un altro essere, un doppio animalesco irriconoscibile, dai forti istinti, ma abitato dalla stessa coscienza. Ricalca il modello di Dr. Jekyll e Mr Hyde. Per l’esperimento in parte fallito (contaminato da una mosca), il suo genoma subisce una mutazione che provoca stati biologici differenti, indici di una forma in divenire, che terminano con quello di una mosca perfetta.

Con l’estetica si alterano i processi mentali, riducendo Brundle, anche in questi termini, a un animale; tuttavia la compassione di Veronica risveglia in quel corpo/prigione un senso di umanità. All’uomo si è sostituito il suo doppio, diverso ma cosciente. In Inseparabili, il doppio, il gemello, non deriva dallo stesso individuo: è un’entità uguale all’altro, ma fisicamente distinguibile, un altro sé, con un’altra identità.

Ricorda i due William Wilson dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe (1839), il riflesso che prende vita autonoma nel film tedesco Lo studente di Praga (1913) di Stellan Rye, ma al contempo si discosta da questi e pure da gemelli letterari che sono uno buono e l’altro cattivo, o tra cui c’è conflitto (tra queste Eteocle e Polinice, presenti ne I sette contro Tebe di Eschilo; Romolo e Remo; Giacobbe ed Esaù). Si legano piuttosto a Castore e Polluce, che nutrono l’uno per l’altro un affetto tale che Polluce rinuncia alla sua immortalità per sopperire alla mancanza del fratello.

Tra i Mantle c’è un amore gemellare morboso e sempre più soffocante, e i due vivono la simbiosi come normalità. La doppia identità, che genera differenza e li divide, mai affrontata prima dai due, rivela la crisi e l’insostenibilità di un rapporto speculare in ogni contesto. Scoperti da Claire, Beverly cerca di mantenere una seria relazione con lei, ma quando si stacca dal gemello, torna dopo da questo. È vero che ama la donna, ma anche che si sente solo con lei.

Due corpi e una sola mente? O piuttosto una interdipendenza fisica divenuta troppo forte?” scrive John Costello (Tutti i film di David Cronenberg). Il pasto nudo è una delirante avventura nata dalla rivisitazione di Cronenberg del mondo dell’irrapresentabile (così pareva) testo di Burroughs. Bill Lee è un disinfestatore che, dopo aver ucciso in un gioco con la pistola la moglie, si trasferisce a Interzone per ordine di un mugwump, un essere fantastico, dove si cala nell’attività della scrittura.

È una discesa in quell’arte che per Bill era un pensiero proibito, e che ora è stimolata anche da altri esseri surreali come macchine da scrivere-insetti erotici. Tutte le vicende sono una fantasia data dalla sostanza-droga che usava per disinfestare. Il personaggio doppio è sempre più simbolico, piuttosto che fenomeno fisico: è la rappresentazione di uno stato mentale alterato dalla droga, più istintivo, pulsionale. Mentre New York si evolve in Interzone e cambiano i due poliziotti, l’omosessuale, vi è una Joan simile alla moglie e si ripete il gioco con la pistola (Gianni Canova, David Cronenberg), Bill Lee mantiene la stessa forma, viene investito del ruolo di scrittore, sfoga quella scrittura che aveva represso in un profondo gesto passionale, come se fosse erotico (le macchine-insetto su cui batte lo caricano di valenze erotiche). Bisogna “sterminare tutti i pensieri razionali” per poi produrre parole.

Oltre il film: Beverly Mantle, l’horror e gli scienziati pazzi

Scienziati doppi, carnefici, visionari. Come non averne visto nei film, soprattutto quelli horror? L’archetipo dello scienziato pazzo ha infestato film e menti del pubblico nella storia del cinema. Lo troviamo anche in Inseparabili, o meglio in Beverly, il più instabile dei due. Analizziamo l’insano ginecologo e alcuni degli scienziati pazzi nella storia dell’horror, mostrandone possibili analogie.

“Questo è il divaricatore Mantle, di oro massiccio, oro massiccio! […] Impossibile che faccia male” (Beverley dopo aver usato uno strumento su una paziente). “Bev, non è per le visite interne, ricordi? È un divaricatore chirurgico” (Elliot).

È un periodo buio per Beverly: Claire non c’è per lavoro, ma soprattutto è in astinenza da farmaci (non può curare se stesso, figuriamoci se le pazienti); vive un crescente delirio che lo rende instabile emotivamente e distorce la sua percezione della realtà (schizofrenia?). Il brillante scienziato sta diventando pericoloso; l’evoluzione verso un doppio scientifico cosciente si sta attuando ed è inarrestabile.

Decide poi di commissionare a un artista degli attrezzi ginecologici per operare donne con mutazioni, ma nella stessa occasione in cui ne testa uno rischia di uccidere una donna. Si crede visionario, avanti con il tempo, e ritiene i suoi oggetti necessari, perché come cambiano le pazienti deve cambiare la tecnologia (ma non in questo modo). Quando lo scienziato si mette a servizio di sue idee che vanno oltre la vera scienza, egli non può più aiutare gli altri. Questo è uno di quei film (insieme a La mosca e The Brood) in cui il regista “conduce la più spietata e al tempo stesso più morbosamente elegante critica al sistema sanitario e alla scienza stessa” (Marco Magni, Horror made in Usa).

Il primo scienziato a perdere la testa, o meglio ad avere teorie rivoluzionarie, fu Victor Frankenstein, nato dalla mente di Mary Shelley nell’estate del 1816, a Villa Diodati. È il protagonista di una serie di adattamenti nel corso del ‘900, inaugurata dal Frankenstein di James Whale (1931). Lo scienziato crea nuovi strumenti, mai visti e pensati prima, proprio come uno dei due gemelli, ma testati, questa volta, su un cadavere; è un’operazione da incubo quella di Victor, ma almeno non nuoce a nessuno, anzi, dà la vita. Il gesto è visto scellerato, e tutti si accaniranno con lui e la nuova creatura.

Un altro scienziato, lo stesso anno, apparirà al cinema, ma in vesti mostruose e pericolose, nel film che porta il suo nome, Il dottor Jekyll, di Rouben Mamoulian. Lo scienziato ideato da R.L. Stevenson, intento a separare il bene e il male nell’uomo, finisce per produrre in sé un doppio malvagio, Edward Hyde. Come Beverly abbiamo un essere instabile, che percepisce diversamente la realtà e causa danni, anche se non con attrezzi scientifici. Uno che invece usa la scienza sulle persone è il dottor Miracolo, nel film omonimo (1932), di Robert Florey, impersonato dal leggendario Bela Lugosi. Il famigerato uomo rapisce donne e inietta a queste sangue di scimmia per trasformarle e dare alla sua scimmia una compagna.

L’esatto opposto, trasformare animali in persone, è perpetrato dal Dottor Moreau ne L’isola delle anime perdute (1932), di Erle C. Kenton, da un’opera di H.G. Wells. Ancora una volta i corpi sono oggettificati, trattati come materiale scientifico, senza alcun coinvolgimento empatico, neanche se è provocato dolore (vedi le pazienti di Bev). Ancora da H.G. Welles, diretto da un Whale alle prese con un altro horror, nel 1933 esce L’uomo invisibile, su un chimico divenuto invisibile assumendo una sostanza, che vuole conquistare il mondo, e se necessario uccide persone.

Il dott. Jack Griffin è cavia di se stesso, e diventa un altro essere; ricorda Seth Brundle de La mosca. Arriviamo alla chirurgia folle. Un noto pianista perde le mani in un incidente e il dottor Gogol gli innesta quelle di un assassino, che gli provocano manie violente; il chirurgo intende metterlo in cattiva luce per attrarre la moglie.

Il film è Amore folle (1935), di Karl Freund; qui le competenze scientifiche non sono usate in cattivo modo per scopi scientifici, diversamente da altre figure assennate devote alla ricerca (lo stesso gemello Mantle). Ancora chirurgia, ancora più folle: il dottor Gènessier prova a ridare un volto alla figlia sfigurata, trapiantandole quello di altre donne. Molte ragazze, contro la propria volontà, sono private del volto. In Occhi senza volto (1960) troviamo l’orrore delle superfici che si scompongono e ricompongono creando altre identità, con un impatto simile all’epilogo di Inseparabili.

L’idea della rianimazione torna con il dr Herbert West di Re-animator (1985), di Stuart Gordon. I corpi tornati in vita con un siero del medico sono pericolosi, poiché iniziano a uccidere; Frankenstein è un essere che apprende e migliora, qui i mostri sono incontrollabili. Terminiamo con il Seth Brundle già nominato. Dopo la mutazione, l’iniziale distacco tra componente umana (mentale) e bestiale (fisica), una scissione mente-corpo costante in Cronenberg, si annulla, e riemerge appena alla fine.

Un dramma esistenziale, con crisi di identità, un doppio speculare e deliri scientifici. La forma del cinema di David Cronenberg cambia, ma l’affascinante poetica del corpo che muta in una dialettica tra interno ed esterno rimane. Questo è Inseparabili.

Di seguito il trailer: