Voto: 6/10 Titolo originale: 늑대사냥 , uscita: 21-09-2022. Budget: $9,000,000. Regista: Kim Hong-sun.
Project Wolf Hunting: la recensione del film coreano di mattanza di Kim Hong-sun
07/04/2023 recensione film Project Wolf Hunting di William Maga
Il regista torna sulle scene con un oltraggioso ibrido tra action e slasher, che si cura soltanto di spingere il pedale sullo spargimento parossistico del sangue
Da quando La notte su di noi, ultraviolento film indonesiano di arti marziali diretto da Timo Tjahjanto, è arrivato su Netflix nel 2018 (la recensione), sembrava essere diventato un po’ l’attuale punto di riferimento per tutti i titoli asiatici di stampo ‘action / splatter’. Poi, lo zombie movie taiwanese The Sadness (la recensione) ha fatto la sua fragorosa comparsa sulle scene, issandosi in solitaria sulla vetta delle opere più sanguinose e ‘malate’ del 2022.
Ora, però, con Project Wolf Hunting (늑대사냥) – premiato al Festival di Sitges in autunno e pochi giorni fa presentato in anteprima italiana al Florence Korea Film Fest – il regista sudcoreano Kim Hong-sun (The Chase) sembra essersi posto un obiettivo alquanto ambizioso: far dimenticare agli appassionati entrambi i predecessori in un colpo solo.
In effetti, si possono contare sulle dita di una sola mano le ferite inferte e subite da cui non sprizzano veri e propri geyser cremisi. E sono moltissime.
E da questo punto di vista, Project Wolf Hunting è il bagno di sangue più assurdo e parossistico che si possa solo vagamente immaginare di vedere in un film che in patria è stato proiettato regolarmente nei cinema come qualsiasi altro.
Inizia con 47 pericolosi prigionieri – maschi e femmine – che vengono trasportati dalle Filippine alla Corea del Sud tramite una nave da carico, perché il piano originale di usare un aereo è stato sconvolto da un’esplosione (che fin dall’incipit schizza lo schermo di sangue e parti di corpi …).
Sì, questa premessa ricorda essenzialmente Con Air a bordo di una grande ‘nave prigione’, e Kim Hong-sun abbraccia – ed emula – l’energia tipica del Jerry Bruckheimer degli anni ’90, fino ad arrivare ad un’inquadratura con tramonto ‘alla Tony Scott’.
Non bisogna però aspettarsi il fascino – e nemmeno il carisma – di quell’epoca. Giusto i primi 15 minuti circa di Project Wolf Hunting sono dedicati alla definizione dei personaggi chiave – i sadici criminali guidati dal sardonico e tatuatissimo Park (Seo In-guk); le guardie, i detective della Polizia e il loro capo tutto d’un pezzo (Sung Dong-il); gli altri misteriosi individui a bordo e i supervisori che controllano lo spostamento da terra – poi il regista lascia cadere al suolo il primo corpo con il cranio in frantumi e non toglie più il piede dall’acceleratore, continuando ad accatastare cadaveri di gente morta malissimo per due ore filate.
Per la prima metà, Project Wolf Hunting – che pure strizza l’occhio a Trappola in alto mare – è infatti un susseguirsi di corpo a corpo negli stretti corridoi della nave seguiti dai conseguenti fiotti di sangue che inevitabilmente ne seguono. Sebbene le coreografie si limitano a un livello appena decente, la brutalità estrema e lo shock compensano con un’intensità implacabile. Le schermaglie tra i delinquenti in rivolta e le guardie e poliziotti che si ritrovano alle corde sono un assalto continuo di pugni, calci, colpi con strumenti contundenti e accette, pistole e mitragliatrici; dimenticatevi delle caratterizzazioni tridimensionali, degli archi narrativi e – per un po’ – persino di un chiaro protagonista.
Kim Hong-sun tratta allegramente tutti i presenti (proprio tutti tutti eh) come meri sacchi di carne ambulanti da macellare con stile. La disinvolta cattiveria di Seo In-guk spicca nel cast di personaggi altrimenti monocorde, ma è difficile biasimare qualcuno quando la sceneggiatura sa chiaramente che nessuno sopravvivrà abbastanza a lungo da lasciare un segno.
Le trame di almeno cinque film sono stipate insieme in una singola montagna russa di sviluppi, tanto che il punto di arrivo è qualcosa di completamente diverso da come lo si era immaginato all’inizio. Ci sono anche diverse sequenze di flashback, collocate in modo imbarazzante e piene di spiegoni e di altri spargimenti di sangue tanto per aumentare un altro po’ il numero di morti. Qualsiasi nozione di ordine narrativo è annegata letteralmente in litri di sangue.
Nonostante le gravi carenze nella trama e nei personaggi, l’azione scellerata e a tutto horror di Project Wolf Hunting rimane comunque sufficiente per divertirsi. Certo, perché siamo proprio di fronte a un film d’azione ibridato con uno slasher con arterie e arti lacerati che si annida in questo omaggio oltraggioso a Con Air.
Per alcuni spettatori, la mattanza che ne consegue potrebbe essere troppo ridicola per essere accettata, oppure sarà la perfetta iniezione di adrenalina da ‘film di mezzanotte’ che farà svanire le lamentele sulle debolezze narrative.
In ogni caso, nella sua seconda metà, Project Wolf Hunting sceglie di filtrare questa indulgente patina splatter da straight-to-video degli anni ’90 e primi anni 2000 attraverso il prisma dell’eleganza tipica dei prodotti coreani.
Tra l’altro, Kim Hong-sun opta per non chiudere Project Wolf Hunting, quanto piuttosto di interrompere una storia in divenire con una brusca conclusione sospesa. Quando scorrono i titoli di coda, questo bagno di sangue di due ore sembra così praticamente un episodio pilota di una storia lontanissima dalla apparente premessa di “Con Air su una nave da carico”. E a tal proposito, non sorprende che siano già in cantiere un prequel e un sequel.
Eppure, Project Wolf Hunting è così visceralmente divertente nella sua baraonda, così spietatamente estremo nella sua violenza che oblitera i corpi, così sferzante nella sua raffica di rivelazioni e di colpi di scena (tutt’altro che impossibili da intuire, sia chiaro), che questi problemi di trama e di struttura sono facilmente dimenticati in mezzo a tutta questa carneficina.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Project Wolf Hunting, al momento senza una data di distribuzione italiana:
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