Titolo originale: Zeder , uscita: 25-08-1983. Budget: $213,090. Regista: Pupi Avati.
Pupi Avati nel 1984 su Zeder: “La paura di Dario Argento è standard; non guardate da soli il mio film!” | Tra le pieghe del tempo
11/02/2019 news di Redazione Il Cineocchio
Il regista e sceneggiatore raccontava come i suoi film mirassero a colpire in modo diverso gli spettatori rispetto al più 'classico' collega, suggerendo comunque di approcciarsi con cautela alla sua ultima fatica
Nel 1984, a 46 anni compiuti, Pupi Avati aveva già alle spalle una decina di film come regista (e sceneggiatore), ma anche se il successo come ‘autore’ sarebbe arrivato solo negli anni seguenti, opere come Thomas e gli indemoniati (1970), La casa dalle finestre che ridono (1976) e Tutti defunti… tranne i morti (1977) gli avevano comunque permesso di ritagliarsi un posto di rilievo tra i filmmaker italiani più interessanti all’interno del panorama horror-fantastico nostrano.
E con Zeder, distribuito nel 1983, aveva aggiunto un altro importantissimo tassello al suo peculiare affresco teso a rendere la solitamente mite e solare Emilia-Romagna una terra di misteri e soprannaturale, avvalendosi delle interpretazioni dei ‘canonici’ Gabriele Lavia e Anne Canovas per suscitare terrore e dare credibilità all’intera vicenda.
Intervistato sulle pagine de L’Unità in vista del passaggio televisivo del suo film, Pupi Avati rispondeva così nell’estate di quell’anno alla domanda su come si ponesse rispetto ai ‘classici’ film di paura e ai gialli truculenti alla Dario Argento:
Io cerco un tipo di rapporto discreto con lo spettatore. Mi piacciono più le atmosfere che i dettagli delle mani che saltano e delle teste mozzate. Lui [Dario Argento] visualizza tutto, è esplicito nelle manifestazioni del terrore. È un tipo di paura che non mi interessa troppo. A me più che la violenza piace il mistero. È un tipo di film che rimane poco dentro l’autore, nel senso che è molto tecnico e poco emotivo. Nel farli si ragiona, si fanno conti, si premedita per raggiungere l’effetto voluto e attirare lo spettatore nel meccanismo della paura. È un genere noioso. Francamente non so come si possa fare questo. Bisogna entrare in un’ottica ripetitiva. C’è sempre un uomo solo, di notte, in una casa vuota …
All’obiezione della giornalista che, tuttavia, questo metodo raggiunga sempre l’effetto desiderato sullo spettatore, il regista emiliano puntualizzava:
Sì, funzionano sempre, però per un autore che cerchi di crescere, tutto questo lo riporta indietro, ai vecchi ‘clichettoni’. Del resto ho detto che non mi respinge il genere [horror], ma ho quel senso di distacco, di serenità per valutare anche i limiti di un’impresa di tale natura, che si pone traguardi molto vicini, come quello di far saltare sulla sedia lo spettatore. Un film di questa natura, diffuso attraverso la RAI, credo che spaventerà moltissimo. Io sconsiglio la visione a chi vive da solo, a chi è rimasto in città in uno di quei condomini deserti in questi giorni di agosto.
Curiosamente simile per certi aspetti a Pet Sematary / Cimitero Vivente di Stephen King (pubblicato però solo dopo la sua uscita nei cinema), Zeder resterà tuttavia l’ultimo intrigante viaggio nel fanta-horror di Pupi Avati fino a L’Arcano Incantatore del 1996, seguito da Il nascondiglio del 2007.
Di seguito il trailer di Zeder:
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Fonte: L'Unità