Voto: 6.5/10 Titolo originale: La resa dei conti , uscita: 03-03-1967. Regista: Sergio Sollima.
Recensione story | La Resa dei Conti di Sergio Sollima
03/03/2020 recensione film La resa dei conti di Francesco Chello
Nel 1966 il regista sceglieva di cimentarsi con lo spaghetti western, affidandosi all'imprevedibile alchimia di Tomas Milian e Lee Van Cleef per confezionare un piccolo gioiello del genere
Dopo una prima release spagnola sul finire del 1966, La Resa dei Conti arriva nelle sale italiane il 3 marzo 1967. Il 3 marzo era anche il giorno di nascita del grandissimo Tomas Milian, scomparso (ancora a marzo, il 22) nel 2017, cinquant’anni dopo l’uscita del film di Sergio Sollima. Un incrocio di ricorrenze romantico, suggestivo e forse un po’ malinconico che ci offre l’occasione, attraverso uno dei suoi titoli più famosi, di ricordare l’attore nel giorno del suo compleanno.
Il regista Sergio Sollima (papà del bravo Stefano) decide, su consiglio dell’amico Sergio Leone, di approcciarsi allo spaghetti western e fa centro al primo colpo, realizzando quello che viene considerato uno dei migliori titoli dell’intero filone. La Resa dei Conti è il risultato di un mix vincente di ingredienti: un regista deciso e motivato, una storia apparentemente semplice ma significativa, una coppia di interpreti di rilievo.
La storia nasce da un soggetto di Franco Molinas e Fernando Morandi revisionato dallo stesso Sergio Sollima insieme a Sergio Donati, che di lì a poco firmerà la sceneggiatura di C’era una volta il West. Il tutto si sviluppa intorno ad una lunga caccia all’uomo, classica ma dall’esito tutt’altro che scontato, un racconto on the road incentrato sull’evoluzione di un rapporto tra cacciatore e preda destinato a mutare in corso d’opera in qualcosa di diverso.
I protagonisti, diametralmente opposti, compiono un proprio percorso sia fisico che metaforico, ad ogni passo verso il Messico corrisponde un passo nel profondo dei due personaggi, una caratterizzazione destinata ad arricchirsi strada facendo rivelando profili differenti da quelli mostrati inizialmente ed intrecciati in modo decisamente funzionale allo sviluppo di una trama che assume risvolti quasi da giallo.
La bravura di Sergio Sollima sta nell’unire abilmente intrattenimento e un plot avvincente ad un sottotesto politico, la rivelazione finale serve da tramite per la sua critica sociale, una stoccata al potere ed alle sue ingiuste classi sociali – non è un caso che il personaggio di Cuchillo sia diventato, in quegli anni, un simbolo delle nuove generazioni più rivoluzionarie e politicizzate. La sua regia è solida, già matura, decisa, non priva di brio e di qualche trovata. Pathos e azione vengono gestiti in maniera impeccabile, dinamica e pulita, emblematico in questo senso il riuscito duello.
Tutto questo viene messo al servizio di due interpreti tremendamente importanti, la cui bravura vale almeno la metà del successo di La Resa dei Conti. Lee Van Cleef è reduce dalla prestigiosa collaborazione con Sergio Leone con cui ha realizzato due terzi della Trilogia del Dollaro e che segna per l’americano l’inizio di un periodo d’oro, una sorta di seconda carriera dopo una fase difficile. Lee Van Cleef in questo momento storico è la star, il nome in locandina, lui non viene meno alle attese, mettendo a disposizione la sua classe oltre che i suoi sguardi inconfondibili più eloquenti di tante battute. Il suo bounty killer è cazzuto, determinato, letale. Ma anche umano e coscienzioso, quando anteporrà i propri principi morali ad una remunerativa carriera politica.
Ma la vera rivelazione è Tomas Milian, all’epoca trentatreenne ed alle prime incursioni in uno dei generi in cui lascerà il segno diventandone icona, un rapporto col western dal quale entrambi trarranno un reciproco giovamento fatto di crescita e successo. Tomas è perfetto nei panni di Cuchillo, uno dei ruoli per cui verrà spesso ricordato e che avrà modo di interpretare nuovamente nel sequel Corri Uomo Corri.
Scaltro, beffardo e scanzonato, in realtà Cuchillo nasconde una profondità d’animo e di ideali che verranno svelati gradualmente, in questo esce fuori il talento del cubano che gioca con lo spettatore allo stesso modo in cui il suo personaggio gioca con Corbett, insinuando il dubbio e scoprendo le proprie carte lentamente in funzione del colpo di scena conclusivo.
Assegnare due personaggi così diversi a due attori altrettanto differenti (ma ugualmente efficaci) per approccio, metodologia e fase di carriera si rivela un’ulteriore scelta indovinata, un confronto nel confronto che diventa altra chiave di lettura, nonché motivo di interesse, di La Resa dei Conti. Da una parte lee Van Cleef con la sua impostazione classica, il suo western perentorio in cui ogni minimo gesto è potente, assestato. Dall’altra Tomas Milian col suo stile più fresco, emotivo, passionale, con spazio per sensazioni ed improvvisazioni. La classica alchimia che nasce collegando gli opposti.
Il quadro viene completato da una serie di caratteristi affidabili, un insieme di scenografie e location naturali che si prestano adeguatamente allo scopo, con la ciliegina sulla confezione rappresentata dalla colonna sonora del solito Ennio Morricone, il cui tema verrà ripreso nel 2009 da quel genio di Quentin Tarantino – vero nerd del cinema di genere – per il suo Bastardi senza Gloria.
Sergio Sollima omaggia l’amico Leone in più di una circostanza, ad iniziare dal titolo La Resa dei Conti, che è lo stesso di un brano scritto da Ennio Morricone per la colonna sonora di Per qualche dollaro in più, mentre il nome Cuchillo viene rubato dal nomignolo di un personaggio minore presente nello stesso film.
A distanza di oltre 50 anni portati benissimo, La Resa dei Conti non ha perso un grammo del suo fascino. Un caposaldo del nostro cinema di genere (e non). Un film da riscoprire e consigliare. Oltre che uno dei tanti tasselli della preziosa eredità lasciataci da Tomas Milian.
Di seguito il trailer internazionale di La Resa dei Conti:
© Riproduzione riservata