Titolo originale: Momo , uscita: 16-07-1986. Regista: Johannes Schaaf.
Recensione Story | Momo di Johannes Schaaf
13/05/2021 recensione film Momo di Marco Tedesco
Nel 1986 lo scrittore Michael Ende sceglieva di occuparsi personalmente dell'adattamento del suo romanzo fantastico, per un risultato troppo 'prevedibile'
All’epoca, era quasi ovvio pensare a Momo come a un seguito ideale di La Storia Infinita (per lo meno al cinema, visto che l’omonimo romanzo era di molto precedente all’altro). Tuttavia Michael Ende, lo scrittore tedesco autore di entrambi i best-sellers in questione, non sarebbe stato sicuramente d’accordo con questa ipotesi. Le notissime polemiche che lo videro opposto a Wolfgang Petersen, il regista del popolarissimo adattamento per il grande schermo del 1984, appartenevano infatti ormai alla storia. Il suo coinvolgimento diretto (come sceneggiatore, e anche come attore in una piccolissima parte) in Momo era invece cronaca dell’attualità del 1986, una sorta di ‘riappropriazione’ del proprio immaginario.
Il film – girato a Cinecittà e ora semi sparito dalla memoria collettiva, ma facilmente reperibile in DVD – usciva in Italia dopo il grande successo riscosso nella natia Germania, dove Michael Ende era amatissimo (oltre che dai bambini) dai Verdi e dagli ecologisti. Ed effettivamente Momo può essere letto come una ‘fiaba ambientalista’, al limite come lo spot di una campagna contro il fumo (quegli Uomini Grigi così affezionati ai loro sigari …). Inutile dire che, per i più piccoli, Momo è probabilmente una fiaba tout court, con i buoni e i cattivi tutti ‘al posto giusto’.
La buona per eccellenza è appunto Momo, una bambina intorno ai dieci anni (Radost Bokel), una deliziosa straccioncella riccioluta con una prodigiosa virtù: ascoltare il prossimo, rasserenarlo, renderlo felice. Vive ai margini di una città immaginaria (nel romanzo è una proiezione, fantastica ma chiarissima, di Roma), in un anfiteatro diroccato, insieme a un gruppo di strampalati amici piccini e grandi che sembrano usciti da Miracolo a Milano o da una favola metropolitana alla Frank Capra (tra loro Mario Adorf e Ninetto Davoli).
Ma un giorno la vita di Momo è sconvolta dagli Uomini Grigi: individui plumbei, calvi, speculatori edilizi e incalliti fumatori, simboli di tutti i mali del progresso (capeggiati da Armin Mueller-Stahl). Vivono rubando agli uomini il Tempo vitale e rendendoli schiavi della fretta e dell’angoscia. Ma, con Momo, le lusinghe degli Uomini Grigi non funzionano: e toccherà proprio a lei, con il decisivo aiuto del padrone del Tempo, Mastro Hora (John Huston), e della tartaruga Cassiopea (un animatronic realizzato da Valerio Mazzoli), affrontare i cattivi al nobile scopo di salvare il mondo …
Conoscendo il materiale di partenza, il Momo cinematografico possiede – amplificati – gli stessi difettucci del Momo cartaceo: è un po’ melenso, e si basa su un’allegoria insieme macchinosa e troppo esplicita (ancora validissima peraltro). Il vero protagonista, ovviamente, è il Tempo: il Tempo che la vita moderna ci sottrae, o ci impone in termini di pura produttività, e che la persona deve riconquistare in piena libertà. Il film riesce, almeno in parte, perché belli e bravi sono gli interpreti dei due personaggi fondamentali, Momo e Mastro Hora: la piccola ed esordiente Radost Bokel, in parte e mai fastidiosa, e lo splendido, venerabile John Huston in una generosa comparsata.
Il contorno, invece, è molto ‘di maniera’, e nemmeno la colonna sonora di Angelo Branduardi e le lussureggianti scenografie e i costumi ad opera di Danilo Donati (uomo di fiducia di Federico Fellini) evitano a Momo di cadere nel bozzetto. Michael Ende, come detto, firma il copione insieme al regista Johannes Schaaf (Dream City, Trotta) e ad altri due sceneggiatori, e la cosa sorprende: l’opera cinematografica nei suoi 100 minuti complessivi segue le pagine del libro quasi con pedanteria, e riesce quindi difficile individuare il contributo dei singoli autori. La Storia Infinita, pur stravolgendo in un certo senso l’opera letteraria a monte, aveva una carica immaginifica assai più potente.
Si tratta, in fondo, di una regola vecchia quanto il mondo: i buoni libri, per diventare buoni film, debbono essere traditi. E in Momo tutto c’è, tranne il tradimento.
Di seguito il trailer internazionale di Momo:
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