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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Paradise Alley , uscita: 22-09-1978. Budget: $6,000,000. Regista: Sylvester Stallone.

Recensione story: Taverna Paradiso di Sylvester Stallone (1978)

09/08/2021 recensione film di Gioia Majuna

La star di Rocky esordiva alla regia con l'adattamento di un suo romanzo drammatico-sportivo, una piccola opera che rendeva omaggio ai classici americani degli anni '40

Taverna Paradiso film 1978 stallone

La seconda guerra mondiale si è spenta da alcuni mesi, e già New York è piena di ragazzotti che si scervellano per sbarcare il lunario. Nel lurido quartiere di Hell’s Kitchen facciamo allora la conoscenza dei fratelli Carboni, italo-americani tipici. Il più grande, Lenny (Armand Assante), dopo essere stato un teppista modello, è andato a pentirsi in trincea offrendo una gamba alla patria, e adesso lavora all’obitorio.

Il più piccolo, Victor (l’ex pugile Lee Canalito), è un dolce e innocuo bestione, che ha trovato impiego solo perché è capace di trasportare quintali di ghiaccio su e giù per le scale del quartiere. Poi c’è Cosmo (Sylvester Stallone), il secondogenito, che non ha un quattrino in tasca, bestemmia dalla mattina alla sera, e passa il tempo ad escogitare espedienti. Tutt’intorno a loro, lo smog, le strade fangose, le donne scalcinate.

Taverna Paradiso film 1978 posterChi ha visto L’eroe della strada, un dimenticato e piccolo film diretto da Walter Hill nel 1975, sa che alla fine degli anni ’40, in America, molti disperati tiravano a campare facendo a cazzotti dove capitava, al soldo di tenaci scommettitori.

Allora, non stupirà il fatto che Cosmo, prima o poi, riesca a convincere il roccioso Victor a lanciarsi nella mischia con i muscoli tesi, nonostante le ire del maggiore, Lenny, che al momento buono deciderà di sfruttare la situazione anche lui, armato del più sordido cinismo. Di round in round, i tre straccioni, divisi dai sentimenti ma uniti dalla miseria, strapperanno coi denti la più effimera gloria di Hell’s Kitchen.

Arrivato nei cinema nel 1978, Taverna Paradiso (meglio – come spesso accade – il titolo originale, Paradise Alley) è il primo lungometraggio scritto e diretto da Sylvester Stallone, clamorosamente rivelatosi un paio di anni prima con Rocky, da lui stesso ideato (prendendo spunto da un suo stesso romanzo omonimo) e anche interpretato.

Piuttosto a suo agio dietro la mdp, l’astro nascente di Hollywood, allora poco più che trentenne, mira senza tante lungaggini al sodo, componendo un quadro d’ambiente dal movente autobiografico nient’affatto disprezzabile, che risale direttamente alle origini dello ‘stallone italiano’.

Ancora una volta, Sylvester Stallone esibisce in Taverna Paradiso la sua formula (tutti gli ingredienti del cinema classico d’una volta, filtrati dalla lente dell’iperrealismo contemporaneo) e il suo marchio, dimostrando di aver studiato davvero attentamente tutti i film americani degli anni ’40. Certo, le favole suburbane del baldanzoso, furbastro naif potranno risultare sgradevoli ad alcuni, ma questo intrigante non risulta mai davvero stucchevole, continuando a sprigionare fascino.

Sylvester Stallone tende, infatti, con languida malinconia, all’edificante, però gli ruggisce dentro un furore inesploso, fonte di un carisma prepotente raro dalle parti della ‘Nuova Hollywood’. Nel contorno degli interpreti (tra cui vale la pena segnalare Joe Spinell, il wrestler Ted DiBiase, il cantante Tom Waits e Frank Stallone, il fratello minore di Sly), squadrato con l’accetta ma singolarmente efficace, spiccano numerosi debuttanti precisi, accorti e professionali, in maniera – positivamente – quasi rivoltante.

Taverna Paradiso, in cui spiccano anche le musiche di Bill Conti, ottenne un discreto successo di pubblico (7 milioni di dollari), ma – come rivelato dallo stesso contrariato Sylvester Stallone – fu ampiamente rimaneggiato dalla Universal, nella malsana convinzione che qualche scena d’azione in più avrebbe convinto i fan di Rocky ad andare al cinema. Una scelta che però gli regalò molte recensioni negative, coi critici che lo giudicarono impietosamente rispetto al cult del ’76.

Di seguito trovate una scena di Taverna Paradiso:

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