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Voto: 7/10 Titolo originale: 影 , uscita: 30-09-2018. Budget: $44,005,000. Regista: Zhang Yimou.

Shadow (Ombra): la recensione del film shakespeariano di Zhang Yimou

11/09/2018 recensione film di William Maga

Il maestro cinese torna prepotentemente sulle scene con un Wuxia cromaticamente splendido e imprevedibile, capace di sovvertire le regole del genere

Dopo il clamoroso passo falso del kolossal The Great WallZhang Yimou è tornato ora alla Mostra del Cinema di Venezia per ritirare il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker e per presentare fuori concorso la sua ultima fatica, Shadow / Ying (Ombra), che –  se ce ne fosse stato bisogno -, conferma come a 68 anni suonati il maestro cinese, già vincitore al Lido di due Leoni d’Oro (La storia di Qiu Ju e Non uno di meno) e uno d’Argento (Lanterne Rosse), sia ancora in grado di spiazzare lo spettatore più smaliziato e stravolgere le convenzioni del genere Wuxia, da lui già affrontato con successo in Hero e La foresta dei pugnali volanti.

Rivisitazione della popolare saga dei Tre Regni basato su una prima sceneggiatura scritta da Zhu Sujin ma accreditata poi a Zhang Yimou e Li Wei, il film – costato quasi 40 milioni di euro – è un intricato racconto di faide di palazzo e di ‘doppi’. L’intrigante comandante dell’esercito del Regno di Pei, Yu (Chao Deng), è stato ferito gravemente in un duello con il potente omologo Yang (Jun Hu), capo delle armate che hanno conquistato la strategica città di Jingzhou.

Indebolito e storpio, Yu decide così di nascondersi in una zona segreta del palazzo e di reclutare il povero e somigliante Jing (sempre interpretato da Deng), togliendolo dalla strada e addestrandolo per diventare la sua ‘ombra’ fin dall’infanzia, affinchè lo possa sostituire a corte e persuadere il re (Kai Zheng) – ignaro dello scambio tra Yu e Jing – a iniziare una guerra per riconquistare Jingzhou.

Il giovane monarca però non vuole sentire ragioni in tal senso. La prospettiva di mantenere il suo trono senza sconvolgere una “sacra alleanza” con gli invasori è molto più importante per lui, al punto da arrivare a offrire la propria sorella minore (Xiaotong Guan) come concubina per compiacere il nemico. Con l’aiuto di sua moglie, Madam (Li Sun), che ha aiutato Jing a prendere il posto di suo marito senza che nessuno se ne accorgesse, Yu e il suo doppio iniziano quindi a tramare la vendetta nell’ombra.

L’elemento che colpisce immediatamente di Ying (Ombra) è la sua ricercatissima e raffinata bellezza visiva. Ci troviamo davanti a una danza di quasi 2 ore in cui le spade – e le lance – si muovono armoniose sotto la pioggia incessante durante duelli all’ultimo sangue magnificamente coreografati, attraversando una abbacinante palette bi-cromatica ad acquerello giocata sui toni del bianco e del nero in cui si muovono sontuosi costumi adeguatamente abbinati (opera di Minzheng Chen).

Pennellate di inchiostro nero colano sullo schermo mentre si aprono i titoli di testa, dai soffitti della sala principale del palazzo reale pendono lunghi rotoli di seta bianchi decorati con figure e scritte che scivolano fino ai pavimenti scuri, un enorme simbolo del Tao funge addirittura da pavimentazione per gli allenamenti marziali di Yu, Jing e Madam (si può vedere nella locandina in alto), lo yin e yang che riecheggiano negli indumenti pallidi e nella roccia che non riflette la luce intorno.

Qui sta il primo imprevedibile colpo di genio di Zhang Yimou, che spiazza e incanta chiunque avesse familiarità coi precedenti cromatismi giocati al contrario su toni molto caldi e morbidi. Abiti e ambienti in cui si sviluppa l’azione danno così all’occhio di chi guarda l’impressione di assistere a una pellicola in bianco e nero (merito dello scenografo Horace Ma), che tuttavia è stata girata regolarmente a colori dal direttore della fotografia Zhao Xiaoding, che opta per una tavolozza desaturata in chiaro omaggio ai tradizionali dipinti a pennello della Cina, sottolineando ulteriormente il dualismo che anima Ying (Ombra).

Non c’è da meravigliarsi che Yu decida di addestrare Jing sopra a un gigantesco diagramma yin/yang o che l’unico modo in cui si possa pensare di sconfiggere l’indomito generale Yang – dove gli scontri a colpi di Tai Chi sembrano molto più vicini a un partita a scacchi piuttosto che ai consueti combattimenti con la spada – è di mescolare sapientemente la forza brutale tipica dell’uomo con delicati e sensuali movimenti appannaggio della donna.

Non deve quindi sconvolgere che la strategia per sconfiggere la nemesi di Yu non sia ideata dal generale stesso o dalla sua ‘ombra’, bensì – in linea con il ruolo cruciale svolto dalle figure femminili nel cinema di Zhang Yimou – da Madam.

È lei che, ‘umiliando’ Yu che non ci aveva pensato, brandisce un ombrello e neutralizza con successo i colpi del marito, insegnando poi in un sensualissimo balletto combinato a Jing la chiave per la possibile vittoria contro Yang. Visivamente così come tematicamente, Shadow è quindi una rete di dualità – bianco e nero, donna e uomo – in cui il successo in battaglia dipende ieraticamente dall’armonia tra i due poli opposti.

I pregi di Shadow non finiscono tuttavia certo qui. La trama prevede infatti intrighi, doppi giochi, tradimenti e melodrammi alla corte reale, appesantendo un po’ la prima parte ma rendendo il film sufficientemente accessibile anche ad un pubblico europeo che abbia familiarità con le tragedie di William Shakespeare e i suoi personaggi tribolati e tragici dai destini incerti.

La storia d’amore impossibile tra Jing a Madam è la summa di questa complessa situazione, in cui fragilità e sentimenti sono soffocati di proposito e possono emergere solamente a tratti (ma a quel punto sono dirompenti). Ugualmente sorprendente è infine la seconda metà, decisamente più action e sanguinaria e pericolosamente vicina a quello che ci si potrebbe aspettare da un Takashi Miike.

Zhang Yimou abbandona i sistemi di corde per far ‘volare’ i suoi attori e opta infatti per spedire dai nemici una banda di disadattati tatuati e pronti a tutto, addestrati ad usare ombrelli la cui membrana impermeabile è stata sostituita da lame semicircolari affilate come rasoi che ruotano e possono essere scagliate a distanza. E se la reazione di chi li vede arrivare così agghindati inizialmente provoca il riso, presto è la meraviglia a prendere il sopravvento, quando questi guerrieri senza onore decidono di usare gli ombrelli di ferro a ‘mo di trottole per discendere velocissimi lungo le vie della città e colpire rapidi senza essere feriti dalle frecce nemiche in una sequenza così sopra le righe che è già storia.

Se qualcuno dopo gli ultimi non troppo soddisfacenti lavori avesse pensato che Zhang Yimou fosse ormai pensionabile senza troppi rimorsi, qui si dovrà assolutamente ricredere.

Di seguito il trailer di Shadow – Ombra (con sottotitoli), la cui data di uscita non è ancora stata annunciata: