Home » Cinema » Azione & Avventura » Riflessione: cinema italiano, qualità bassa ma moltissimi film prodotti; vediamo numeri e motivazioni

Riflessione: cinema italiano, qualità bassa ma moltissimi film prodotti; vediamo numeri e motivazioni

19/08/2022 news di Redazione Il Cineocchio

Alberto Barbera e Carlo Verdone hanno parlato della scarsa qualità dei titoli nostrani, attaccando i finanziamenti pubblici a pioggia

diabolik film bava soldi

Apriamo questa ‘riflessione’ con due dichiarazioni piuttosto forti, e piuttosto simili, arrivate nei giorni scorsi per bocca di Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia, e di Carlo Verdone.

Il primo, nel corso della presentazione del programma dell’imminente Festival tenutasi il 25 luglio, ha detto:

Sono arrivati alla selezione tantissimi film italiani, troppi, molti al di sotto di una accettabile qualità, non paragonabili alla storia del cinema italiano.

Il secondo, ha così risposto a una domanda inerente il futuro del cinema italiano nel corso di un’intervista al Corriere del 13 agosto:

Le sale dovrebbero essere centri di aggregazione, mentre ciascuno è rimasto a casa sua, a cercare la piattaforma migliore. Il cinema ha preso una bella botta. Ma è anche vero che negli ultimi anni l’Italia non ha sfornato buoni film. Tutti si fiondano a prendere le sovvenzioni: scrivono e girano in poche settimane film che resteranno nel dimenticatoio.

cinema coronavirusDue dichiarazioni decisamente forti, che mettono nero su bianco un problema di cui nessuno degli ‘addetti ai lavori’ sembra voler parlare, ma di cui il pubblico si è accorto da molto tempo ormai, ovvero lo sconcertante numero di film prodotti ogni anno in Italia, il 90% dei quali passano sostanzialmente inosservati, perché di bassa qualità o perché neppure ne viene ‘notificata’ ai potenziali spettatori l’uscita in sala.

Ma quantifichiamo questo ‘tantissimi’ di cui parla Alberto Barbera.

Secondo il Ministero della Cultura, nel 2021 hanno ottenuto credito di imposta 301 opere di finzione, 165 documentari e 15 film d’animazione (insomma, 481 titoli nel complesso). Va detto che nel 2020 erano stati 115 + 80 documentari, mentre nel 2019 ‘solo’ 74 opere di finzione + 48 documentari + 1 progetto animato.

Il ‘tax credit’ copre il 40% dei costi eleggibili, soldi pubblici prelevati dai 750 milioni di euro previsti dal fondo del Ministero. La distribuzione di contributi ‘urbi et orbi’ conduce quindi – come prevedibile – alla realizzazione di film ‘casuali’ e soprattutto senza una distribuzione che potrebbe garantire degli incassi.

Interpellato dall’ANSA, Nicola Borrelli, a capo della direzione generale cinema e audiovisivo al Mic ha commentato:

E’ vero, i numeri sono alti, l’incremento è notevole e stiamo intervenendo già nel 2022 e ancor di più nel 2023 per evitare qualunque rischio di distorsione. Introdurre nuovi criteri selettivi immediati sarebbe facilissimo, ma noi vogliamo agire in modo da non impedire l’affacciarsi di nuove imprese e talenti, se hanno i giusti requisiti. Intanto nel nuovo tax credit il 40% sarà anticipato e il 60% alla fine e questo è un piccolo correttivo, poi faremo interventi più importanti ma senza che si vada a penalizzare i nuovi artisti e nuove società.

leone d'oro venezia 76Benedetto Habib, presidente della sezione produttori nell’Anica sottolinea:

Restringere le maglie, auspicando magari un ritorno alle commissioni che giudicano se assegnare o meno i finanziamenti non mi trova d’accordo. Certo bisogna usare il tax credit per chiudere una produzione, non per farne la base per partire come spesso accade ora. La vera sfida di noi produttori, ma devo dire anche di tutto il settore è ricostruire il rapporto con il pubblico.

Non staremmo qui a discutere dell’eccessivo numero di film se ci fosse un pubblico pronti a vederli. Farne di meno evita confusioni con il pubblico e spesso i film vengono fatti per essere finanziati senza preoccuparsi di avere il contatto con il pubblico. Per capirci, film che non usciranno mai. I film in concorso a Venezia ad esempio, e anche gli altri della selezione annunciata martedì da Alberto Barbera, sono begli esempi di film ambiziosi, grandi, che nascono già pensando ad un mercato internazionale, film che sfidano generi e temi diversi e superano la comfort zone in cui il cinema italiano si è rifugiato in anni scorsi.

Concludiamo con il rapporto Cinetel del gennaio 2022 , secondo cui la quota al botteghino per il cinema italiano nel 2021 si è stanziata intorno al 20% del totale, un crollo verticale (64%) rispetto al 2020, un segnale molto tangibile della disaffezione degli spettatori verso le opere nostrane (accentuata dalla presenza di nessun titolo italiani tra i primi 15 incassi dell’anno passato)

La soluzione, o almeno la strada da provare a intraprendere, è quindi la più concettualmente la più banale: trovare un equilibrio tra le produzioni finanziate e il mercato capace di accoglierle potenzialmente.

Di seguito il trailer di Si vive una volta sola, l’ultimo film diretto da Carlo Verdone, distribuito in esclusiva da Prime Video nel 2021: