Riflessione | Cos’hanno in comune Clive Barker, Joe Dante e George A. Romero? Tutti avrebbero dovuto girare La Mummia negli anni ’90!
14/06/2017 news di Sabrina Crivelli
Le visioni dei tre registi erano state vagliate dalla Universal prima di optare per il più 'tranquillo' Stephen Sommers
Il recente reboot di La Mummia (la nostra recensione e l’approfondimento sui mille volti del mostro classico) ad opera del regista Alex Kurtzman è approdato anche nelle sale italiche, portando con sé parecchi dubbi sul reale valore del film teso a rilanciare uno dei più longevi mostri classici della Universal (tutte le curiosità sui mostri degli studios) e allo stesso tempo inaugurare un Dark Universe condiviso. Anche in questo nuovo approccio si è deciso di puntare sul lato più spettacolare e action rispetto a quello horror, sfruttando a tal proposito una star di grande richiamo: Tom Cruise.
Un’operazione affine era peraltro già stata messa in atto poco meno di un ventennio addietro, quando verso la fine degli anni ’90, dopo una lunga latitanza dagli schermi (era il 1955 …), la casa di produzione hollywoodiana decise di riproporre il suo iconico mostro in una nuova pellicola, ossia La Mummia di Stephen Sommers, che senza dubbio ha avuto il pregio di intrattenere e divertire grazie alla coppia di protagonisti formata da Brendan Fraser e Rachel Weisz in lotta contro il temibile Imhotep, un rasato e scultoreo Arnold Vosloo, ma che di certo non aveva alcuna velleità di spaventare le platee.
Eppure in orine tale progetto avrebbe dovuto essere assai differente. Tornando infatti agli inizi del decennio, la Universal aveva infatti in programma di realizzare l’esatto opposto di quanto poi fu effettivamente girato, un film terrificante e low budget che, stando al produttore James Jacks, avrebbe aperto la strada per una saga dai costi contenuti, tanto che per il remake sarebbero stati messi a bilancio soltanto 10 milioni di dollari. Dunque sorge un’ovvia domanda: chi lo avrebbe diretto? La risposta entusiasmerà – e farà infuriare – buona parte degli amanti del genere horror: la scelta cadde su Clive Barker, che ai tempi aveva da non molto ultimato con successo Hellraiser (1987).
L’idea che il visionario scrittore e regista aveva in mente per sua versione della Mummia, di cui aveva definito i tratti con l’aiuto del regista e sceneggiatore dei futuri Master of Horrors Mick Garris, era di creare qualcosa di terrificante, violento e ovviamente con decisi connotati sessuali. La storia, più precisamente, sarebbe stata incentrata sul direttore di un museo – un occultista – che cercava di rianimare i millenari e defunti ospiti delle teche, e non solo… A quanto pare la trama era tanto perversa da portare la major a respingerla in toto. In un’intervista, Barker ha rivelato a tal proposito:
Guardando indietro, la nostra versione di The Mummy era esattamente ciò che i vertici della Universal non volevano. Ho adattato la storia della Mummia per la fine del 20° secolo, non in termini di effetti speciali – era prima che la CGI offrisse i suoi dubbi doni alla realizzazione di un film horror – ma in termini di contenuti. Avevamo uno spunto narrativo particolare di cui eravamo molto orgogliosi. Nella prima scena nasceva uno strano bambino, in circostanze – venti che ululano e un feroce temporale – che suggeriscono qualcosa di innaturale. La narrazione poi saltava avanti di 20 anni circa, e riprendeva con la storia di come gli artefatti sacri egiziani erano stati portati in America per una mostra che avrebbe fatto impallidire quella dedicata a Tutankhamon.
Una donna dalla bellezza non convenzionale entrava in scena, una seduttrice e assassina di origini misteriose. Del bambino, ora presumibilmente divenuto un adulto, non si avevano tracce. Nel frattempo, la nostra anti-eroina avrebbe sedotto un personaggio maschile, solo per rivelare poi nel terzo atto che il neonato era ora diventato una donna grazie a ormoni e chirurgia.
Sulla rivelazione dell’identità della donna ha aggiunto:
Amavamo tanto l’idea che abbiamo messo al centro della trama il mistero che circondava questa ambigua creatura e il suo straordinario segreto. La nostra creazione non venne ben accettata dalla Universal, inutile dirlo. La sceneggiatura, su cui Mick ha lavorato duramente in una piccola stanza d’albergo a Londra, che io visitavo su base quotidiana per aggiornamenti sulla trama, fu poi eviscerata dai lettori di copioni e dai nostri produttori. Come potevamo aspettarci di farla franca con qualcosa di così folle? Nessuno in America, ci fu detto, avrebbe mai accettato una premessa tanto assurda.
Con l’uscita di scena di Barker, silurato, prese il suo posto Joe Dante (Gremlins), affiancato alla sceneggiatura prima da Alan Ormsby (Il bacio della pantera), poi da John Sayles (L’ululato). Il regista, stavolta, immaginò un film più commerciale e dal budget superiore con protagonista Daniel Day Lewis, descritto come “contemporaneo, satirico e romantico”, che sarebbe stato “più simile alla pellicola con Boris Karloff, in cui [il mostro] sarebbe stato la mummia in principio e poi avrebbe avuto questo alter ego”.
Anche se Steven Spielberg pare abbia molto apprezzato il copione, dopo averlo letto, la Universal respinse anche la versione di Dante, apponendo come scusa che avrebbe richiesto fondi ben maggiori di quanti da loro preventivati. Ironia vuole che, tuttavia, la casa di produzione finì poi per investire somme ben più alte nel film di Sommers (80 milioni di dollari …).
Tornando alle vicissitudini che hanno preceduto le riprese del remake, c’è un ultimo nome celebre che prese parte alla difficile selezione: il ‘papà degli zombie’ George A. Romero, il quale altresì elaborò una sua bozza nel 1994, in un periodo in cui sembrava che non riuscisse a concretizzare nessuno dei progetti che stava scrivendo. Il film sarebbe stato, secondo quanto asserito dal suddetto, “più raccapricciante e romantico” della pellicola poi uscita al cinema nel 1999. La narrazione sarebbe stata incentrata su:
Un’archeologa, Helen Grover, e la sua scoperta ad Abydos della tomba di Imhotep, un generale egizio che visse al tempo di Ramsete II. Sviluppandosi poi in un’ignota città americana nei tempi moderni, gli eventi veniva messi in moto quando Imhotep veniva involontariamente svegliato, come risultato dell’esposizione del suo preservato cadavere ai raggi di una scansione MRI in un laboratorio di archeologia forense ad alta tecnologia.
La sceneggiatura avrebbe proseguito raccontando la storia di Imhotep, pesce fuor d’acqua, il quale avrebbe riacquisito il suo aspetto da giovane, comprendendo di doversi adattare alla società contemporanea, che era lontana 3.000 anni da quella da cui lui proveniva.
Credendo inizialmente che lui fosse un esponente del Bureau of Antiquities, Helen si trovava poi coinvolta in una timida relazione con lui e nel mentre esperiva dei flashback chiaroveggenti risalenti a una precedente vita nella XXI Dinastia Egizia, in cui lei era stata una sacerdotessa di Isis.
Recuperando poteri mistici attraverso la reincarnazione, Imhotep poi ridava vita alla mummia di Karis, uno schiavo fedele il cui corpo aveva riposato al fianco del suo padrone nella medesima tomba e che ora giaceva conservato nel museo locale. Dopo essere sfuggito attraverso il sistema fognario della città, Karis intraprendeva una vendetta contro gli aristocratici criminali e gli antiquari dell’alta società che erano venuti in possesso di reliquie rubate al suo luogo d’eterno riposo.
Come Clive Barker e Joe Dante prima di lui, anche George A. Romero non soddisfò con la sua proposta i difficili gusti della Universal, che bocciò la sua versione perché troppo dark. Fu poi approcciato anche Wes Craven, che però rifiutò la pellicola, e si tornò a fare il nome di Mick Garris, ma anche con lui non si concretizzò nulla. Alla fine lo studio optò per Sommers e prevalse ovviamente la prospettiva commerciale, con somma delusione degli estimatori dell’horror che dal polpettone fumettesco furono certo parecchio scorati. E a quanto pare la direzione artistica non è affatto cambiata ultimamente …
Di seguito il trailer di La Mummia del 1999:
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