Titolo originale: Psycho , uscita: 22-06-1960. Budget: $806,947. Regista: Alfred Hitchcock.
Riflessione: Psycho, ovvero come Alfred Hitchcock si dimostrò un genio del marketing
27/09/2018 news di Redazione Il Cineocchio
Il regista del seminale thriller del 1960 con Anthony Perkins e Janeth Leigh escogitò una clamorosa campagna pubblicitaria ante litteram che riuscì a riportare il pubblico al cinema in un periodo dove la TV sembrava aver preso il sopravvento
Tutti hanno almeno (!) una volta nella vita ammirato quel capolavoro imprescindibile che è Psycho (o Psyco, secondo il titolo italiano) di Alfred Hitchcock, indimenticabile per mille motivi, dal colpo di scena finale alla leggendaria – e rivoluzionaria – sequenza dell’omicidio dietro la tenda della doccia di Janet Leigh / Marion Crane, fino alla colonna sonora di Bernard Herrmann.
Quello su cui però vogliamo concentrarci oggi non sono gli aspetti tecnici del classico del 1960, quanto piuttosto dell’incredibile campagna pubblicitaria messa in piedi dal regista britannico stesso, tesa non soltanto a (ri)portare un pubblico che si stava adagiando sugli allori della TV casalinga nelle sale cinematografiche, ma anche a non far rivelare agli spettatori la clamorosa sorpresa.
Torniamo quindi a quel fatidico 1960. Nonostante la pioggia che imperversa su New York, la gente continua a fare la coda sul marciapiede davanti ai cinema del centro. Per la prima volta dalla comparsa della televisione, il pubblico, che aveva abbandonato il grande schermo, è ridisceso nelle strada e attende paziente con gli ombrelli aperti.
Questo «miracolo» è stato possibile grazie ad Alfred Hitchcock, il regista del brivido per antonomasia, che con il suo ultimo lavoro, Psycho, è riuscito a superarsi di nuovo.
La sua voce perseguita la folla che deve entrare nelle sale, uscendo da una sua replica in cartapesta, a grandezza naturale, che parla attraverso un ‘microsolco’ nascosto: «Non abbiate paura del poliziotto che si trova presso la biglietteria. E’ lì soltanto per impedire l’ingresso dopo l’inizio dello spettacolo …». Dopo un po’, la voce riprendeva: «Psycho è un film rivoluzionario: non bisogna vederne la fine prima dell’inizio». Nel frattempo, si ode un brusio dietro le porte del locale: è la folla di coloro che lo hanno già visto.
La voce del regista e il suo occhio di cartone li sorvegliano fino all’ultimo momento: «Non rivelate il finale del nostro film a coloro che attendono. Non ne abbiamo altri di ricambio!». E la replica di Alfred Hitchcock aggiunge imperativamente: «Nessuno, nemmeno il presidente degli Stati Uniti è ammesso in sala dopo l’inizio della proiezione. Neppure la regina d’Inghilterra. Che Dio salvi la regina!». Al pubblico newyorkese, trattato in tal guisa, non resta quindi che arrendersi senza condizioni. Così, gli incassi di Psycho volano alle stelle. Un dato impensabile solo pochi mesi prima.
Alfred Hitchcock – che figurava anche tra i produttori e quindi aveva personali interessi finanziari nell’eventuale successo commerciale di Psycho – ricevette congratulazioni da ogni angolo degli Stati Uniti dai direttori delle sale cinematografiche.
All’inizio, gli specialisti della distribuzione della sua casa produttrice erano contrari al progetto di di obbligare gli spettatori ad arrivare al cinema — proprio come in teatro — a un orario prefissato. Tuttavia Alfred Hitchcock insistette per questa ora prestabilita, poiché l’intera vicenda sarebbe risultata incomprensibile arrivando a proiezione iniziata.
Il regista e co-produttore finì per spuntarla e, a poco a poco, la sua idea si rivelò un geniale ‘trucco’ pubblicitario. Alfred Hitchcock, dopo una notte interamente passata a lavorare al montaggio della pellicola, insieme con i suoi collaboratori, esclamò: «E’ evidente che tutto quanto cadrà se gli spettatori conosceranno il finale!».
I distributori gli fecero allora notare che, essendo già difficile smuovere gli spettatori dai loro schermi televisivi casalinghi per condurli fino a una sala cinematografica, sarebbe stato impossibile obbligarli pure a un orario fisso. Hitch propose così di mettere sulla porta del cinema un agente di polizia, per vietare l’ingresso a spettacolo iniziato.
Dopo altre innumerevoli discussioni, la casa di produzione accettò a malincuore la sua proposta e incominciò un’inconsueta «Operazione Psycho». Il regista rifiutò di rivelare ai giornalisti quale film stesse girando; proibì agli attori, così come ai tecnici, di comunicare, a chiunque e comunque, un sunto del soggetto; vietò la proiezione del film per la stampa prima dell’uscita commerciale del film stesso.
Quando tutto fu ultimato e arrivò il momento della campagna pubblicitaria, sui giornali apparvero soltanto i nomi di Psycho e di Alfred Hitchcock. Poi — dato che la voce del regista era notissima (almeno negli Stati Uniti) per la serie di cortometraggi di suspense che aveva presentato per un certo tempo alla televisione — furono creati dei veri e propri dischi pubblicitari.
Ad esempio, uno vedeva un presentatore avvicinarsi a una donna che aveva appena visto un film di genere western. Seguiva il silenzio.
Alfred Hitchcock allora diceva: “Vedete? Niente”. Entrava quindi in gioca una signora che aveva appena finito di vedere Psycho. Seguiva un prolungato urlo di terrore, tipicamente femminile. La voce del regista allora riprendeva: “Grazie, signora!”. Finalmente il film uscì e ogni giorno il pubblico cominciò a presentarsi davanti ai cinema ben venti minuti prima dell’ora fissata.
E ci furono anche persone che andarono a ringraziare il direttore del cinema per averle obbligate a rispettare l’orario. Questa reazione spinse – almeno a New York – la casa di produzione di portare Psycho nelle sale della periferia contemporaneamente ai due cinema principali del centro città, i cui incassi non diminuirono minimamente.
«Ho voluto girare Psycho – disse Alfred Hitchcock – perché si trattava di un’ottima vicenda». La storia è tratta da un romanzo di Robert Bloch, di cui il regista aveva acquistato i diritti. Lo scrittore si era ispirato a uno spaventoso fatto di cronaca nera.
Nel novembre del 1957 arrestarono a Plainfield, nel Wisconsin, un tale di nome Ed Gein per aver egli ucciso una barista. La polizia perquisì la sua abitazione e vi trovò i resti di dieci cadaveri, brandelli di pelle umana rinsecchita e altre amenità.
Gli psichiatri ricostruirono poi l’orribile enigma della vita psichica del serial killer e conclusero che costui amava troppo la madre, che lo tiranneggiava quando era ancora in vita. Lui voleva quindi resuscitarla nei cadaveri delle donne che uccideva o che depredava dai cimiteri.
Sopra questo tema Algred Hitchcock aveva pertanto costruito il suo racconto: il protagonista, che ha bisogno di cadaveri per risuscitare la madre, è Anthony Perkins, e il regista gliene ne fornisce proprio dieci, in un’atmosfera di spaventoso orrore. «Credo — disse Alfred Hitchcock — che io abbia soprattutto dato prova di ardimento osando sopprimere uno dei miei personaggi principali durante i primi trenta minuti di proiezione. Questo non si fa mai».
In conclusione, anche l’ultimo truculento film del regista naturalizzato americano ebbe un vasto e imprevedibile successo, non solo perchè si trattò di un film capace di incutere nel pubblico una paura completamente nuova, ma anche per la finissima campagna di marketing ante litteram che ne accompagnò l’uscita.
Di seguito il peculiare trailer di Psycho:
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