Titolo originale: Contagion , uscita: 08-09-2011. Budget: $60,000,000. Regista: Steven Soderbergh.
Riflessione: quanto il film Contagion di Steven Soderbergh è vicino alla realtà?
30/01/2020 news di Redazione Il Cineocchio
Nel 2011, il dottor Ian Lipkin, scienziato di fama mondiale chiamato come consulente sul thriller con Kate Winslet, raccontava come prepararsi al non remoto scoppio di malattie mortali sul pianeta
È una classica storia hollywoodiana: alcuni scienziati corrono contro il tempo per decifrare un virus letale che si sta diffondendo in tutto il mondo a velocità spasmodica e, apparentemente, senza possibilità di essere debellato. In questi primi giorni del 2020, col coronavirus cinese che sta monopolizzando l’attenzione dei media e messo in allarme il sistema sanitario mondiale, non si può che – cinematograficamente – ripensare al film Contagion di Steven Soderbergh del 2011, thriller che raccontava la comparsa di una malattia infettiva mortale che accende una pandemia. Un’ipotesi solo all’apparenza remota e ‘impossibile’.
In realtà, tornando a quasi 10 anni fa, si scopre come il dott. Ian Lipkin, professore di epidemiologia, neurologia e patologia presso la Columbia University di New York, lo scienziato che era stato assunto dalla produzione di Contagion come consulente tecnico senior, avesse apertamente affermato come gli eventi e i temi del film fossero un avvertimento molto concreto per i nostri tempi.
In Contagion, gli scienziati vengono avvisati per la prima volta dopo che Beth Emhoff, interpretata da Gwyneth Paltrow, si ammala dopo il ritorno da un viaggio d’affari a Hong Kong e muore due giorni dopo. Man mano che il virus si diffonde rapidamente e il bilancio delle vittime aumenta, spetta a un team di scienziati – tra cui il dott. Erin Mears (Kate Winslet) – ‘decodificarlo’ in modo da poter produrre un vaccino.
Secondo Ian Lipkin, la trama è tutt’altro che irrealistica. Come raccontava in un’intervista rilasciata all’Observer nel 2011, i focolai di virus hanno rappresentato una minaccia crescente nel corso del 21° secolo, a causa dei maggiori scambi commerciali e dei viaggi internazionali, dell’urbanizzazione, della perdita di habitat faunistici e di investimenti inadeguati nelle infrastrutture per la sorveglianza, la produzione e la distribuzione di vaccini.
“Gli scienziati sono stati accusati di aver reagito in modo eccessivo e gridare ‘al lupo, al lupo!’ per la minaccia di epidemie di virus dopo la pandemia di influenza del 2009. La Sars [Sindrome respiratoria acuta grave] non è progredita oltre alcune località, ma si verificheranno epidemie e pandemie e abbiamo bisogno di levare la testa da sotto la sabbia e renderci conto dei reali rischi che affrontiamo. Più di tre quarti di tutte le malattie infettive emergenti hanno origine quando i microbi passano dalla fauna selvatica all’uomo.
La nostra vulnerabilità a tali malattie è stata accentuata dalla crescita dei viaggi internazionali e dalla globalizzazione della produzione alimentare. Inoltre, la deforestazione e l’urbanizzazione continuano a spostare la fauna selvatica, aumentando la probabilità che le creature selvatiche entrino in contatto con animali domestici e umani”.
Ian Lipkin affermava inoltre che i popoli / governi avrebbero dovuto essere più proattivi nella lotta ai pericoli. “La gente deve capire che la scienza è fondamentale per affrontare questo tipo di sfide e rispondere in tempo reale. Dobbiamo essere preparati. Abbiamo bisogno di una migliore bio-sorveglianza, con una migliore individuazione e una migliore capacità di sviluppare vaccini. Tuttavia, il nostro sistema sanitario pubblico è sottofinanziato e messo male e abbiamo bisogno di più scienziati.”
Lo scienziato aggiungeva: “Quando ero un bambino, il lancio dello Sputnik ci rese consapevoli che gli Stati Uniti stavano perdendo terreno rispetto all’Unione Sovietica nella corsa allo spazio. Oggi, tutti noi siamo in mezzo a una battaglia potenzialmente devastante, solo che non combattiamo contro un altro paese, ma contro i microbi“.
In Contagion, Steven Soderbergh attinge alle epidemie di malattie effettivamente esistenti, tra cui quella di Sars del 2003, iniziata a Hong Kong e poi diffusasi in ben 37 paesi, infettando oltre 8.400 persone e causando complessivamente 916 morti.
L’oggi 68enne Ian Lipkin ha assistito l’Organizzazione mondiale della sanità e il ministero della salute cinese nella gestione dell’epidemia di Sars, correndo personalmente dei rischi (si è ammalato ed è stato messo in quarantena al suo ritorno negli Stati Uniti).
“Gli eventi rappresentati in Contagion basano in gran parte su esperienze reali”, confermava. “Ad esempio, ci sono scene nel film in cui al culmine della pandemia le strade sono deserte, ci sono carenza di cibo e di approvvigionamento e instabilità politica; e questi dettagli provengono direttamente dai miei vividi ricordi di com’era a Pechino durante la crisi della Sars.
Sempre per esperienza diretta, sono stato anche in grado di consigliare agli attori come ci si sente davvero quando ci si trova in quarantena – un’esperienza inquietante in cui sei dietro a un vetro e tagliato fuori dai tuoi cari“.
Tra i principali ‘cacciatori di microbi’ al mondo, Ian Lipkin ha identificato in carriera oltre 400 nuovi virus. Ma a differenza del cosmologo britannico Martin Rees, che nel suo libro Il secolo finale (Our Final Hour) del 2003 prevedeva che la civiltà non avesse più del 50% di possibilità di sopravvivere fino al 2100, lo scienziato americano è ottimista.
“Dall’epidemia di Sars ci sono stati maggiori investimenti nell’osservare la fauna selvatica in tutto il mondo e c’è una migliore integrazione tra le diverse agenzie di sanità pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Quindi c’è motivo di essere ottimisti e credo che possiamo affrontare i problemi.
Siamo un unico mondo – umani e animali – e dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Inoltre, per esempio, dobbiamo insistere sul fatto che la gente si allontani da quelle tecnologie che rallentano la produzione di vaccini, in modo da poter sviluppare un vaccino in tre mesi anziché sei”.
Contagion, che poté contare su un budget di 60 milioni di dollari (incassandone 136 milioni globalmente), rendeva omaggio agli scienziati e ai funzionari della sanità pubblica che dedicano quotidianamente le proprie vite al tentativo di risolvere il serio problema dei virus emergenti. Addirittura, il personaggio di Kate Winslet è ispirato allo scienziato italiano Carlo Urbani, che fu il primo a identificare la Sars e fu infettato dalla malattia durante il trattamento di alcuni pazienti, morendo in Thailandia all’età di 46 anni nel 2003, lasciando la moglie e tre figli.
“Le parti più commoventi di Contagion sono quelle in cui ho rivisto persone molto simili a quelle che ho conosciuto, persone che non avevano nomi noti, che sono morte al servizio della scienza e della salute pubblica”, concludeva Ian Lipkin. “Il film è in qualche modo un memoriale vivente per loro”.
Evidentemente, vista l’allerta che stiamo vivendo in questi giorni, la sue parole non sono state sufficientemente ascoltate. Con buona pace dei cospiratori, che vedono in queste cicliche diffusioni di virus mortali la volontà di tenere sotto controlla la problematica crescita della popolazione.
Di seguito il trailer internazionale di Contagion:
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Fonte: Observer