Voto: 5.5/10 Titolo originale: Red Eye , uscita: 19-08-2005. Budget: $26,000,000. Regista: Wes Craven.
Riflessione: Red Eye di Wes Craven (2005), la tensione che stenta a decollare
25/03/2024 recensione film Red Eye di Marco Tedesco
A pochi mesi da Cursed, il regista tornava nei cinema con un film che sfruttava male i bravi Rachel McAdams e Cillian Murphy, mostrando qualche qualità solo nell'ultimo atto
Red Eye appartiene al sottogenere in cui un regista cerca di mantenere il livello della suspense abbastanza elevato per un tempo sufficiente a far sì che il pubblico non si accorga di quanto la sceneggiatura sia incredibilmente sciocca.
Alfred Hitchcock era un vero maestro in quest’arte: anche se alcune delle sceneggiature su cui ha lavorato erano dei capolavori, si potrebbe affermare che la sua vera abilità di regista era ancor più evidente con le molte che non lo erano affatto. Uscito nei cinema nel 2005 a distanza ravvicinata dal flop Cursed, in scia a film in qualche modo simili nelle premesse come In linea con l’assassino e Cellular, Red Eye di Wes Craven riesce a metà nel suo compito.
Nel corso dei suoi 85 minuti abbiamo infatti momenti in cui il regista eleva la tensione a un livello accettabile, ma ci sono anche occasioni in cui si notano le falle della narrazione.
Lisa Reisert (Rachel McAdams) è bloccata in un aeroporto del Texas in uno di quei giorni in cui le condizioni meteorologiche rendono gli spostamenti più difficili del solito. Dopo che il suo volo di linea per Miami è stato cancellato, la ragazza trova un posto sul volo notturno e si mette ad aspettare con il suo cellulare.
Gli affari si intromettono: il sostituto di Lisa in un lussuoso hotel della Florida chiama per chiedere un consiglio urgente (a quanto pare, anche se Lisa sembra essere poco più di una semplice receptionist, è la persona più fidata dell’hotel multimilionario e senza di lei non si può fare nulla …).
Un uomo elegante dall’improbabile nome di Jackson Rippner (Cillian Murphy) chiacchiera con Lisa nella sala d’aspetto dell’aeroporto e poi, guarda caso, finisce per sedersi accanto a lei sull’aereo.
All’inizio lei non riesce a decidere se è attratta o meno da lui, ma dopo che l’aereo è decollato e i due iniziano a parlare a cuore aperto, scopre che la turbolenza da brivido che l’aereo sta subendo è un’irritazione minore rispetto al dilemma che sta per affrontare.
Red Eye si divide in tre atti chiaramente identificabili. Il primo è un prologo. Il secondo sembra un’ulteriore preparazione a qualcosa che verrà, ma in realtà è la polpa della storia. E il terzo è quello in cui avvengono le cose migliori.
Sfortunatamente, ciò significa che gli spettatori devono sorbirsi quasi un’ora di dialoghi prima che Wes Craven inizi a far salire la tensione. Gli ultimi 30 minuti sono tesi e a quel punto l’adrenalina scorre a fiumi, ma Red Eye impiega troppo tempo per arrivare a regime. Di conseguenza, la resa dei conti è breve (anche se soddisfacente).
Il film inizia cercando di farci credere che stiamo per assistere a una storia d’amore in un aeroporto, ma ci sono un paio di indizi che fanno pensare che si tratti di un depistaggio. In primo luogo, è difficile immaginare Cillian Murphy come protagonista romantico. Il suo personaggio è troppo inquietante.
E poi c’è il regista. Wes Craven non è tipo da rom-com, a meno che non si tratti del tenero bacio tra un coltello da macellaio e una giugulare (si si, ha diretto La musica del cuore nel 1999, ma è rimasto un filmmaker ‘di genere’, e di quelli molto lontani dalle vicende amorose).
I problemi di Red Eye non derivano solo dalle lunghe scene in aeroporto, ma anche dalla mancanza di tensione quando i personaggi sono seduti l’uno accanto all’altro. Apprendiamo che la vita di Lisa non è in pericolo immediato (anche se lo è quella di suo padre), il che smorza l’eccitazione di ciò che accade.
Inoltre, c’è un limite a ciò che può accadere in un aereo affollato senza destare i sospetti degli altri passeggeri. Una volta che il velivolo è atterrato, però, si aprono delle possibilità e Wes Craven giustamente ne approfitta. Improvvisamente, Lisa si trova quindi in pericolo di vita, Jackson ha abbandonato ogni pretesa di essere colto (è in piena modalità psicopatica) e le cose iniziano a precipitare rapidamente.
All’epoca, Rachel McAdams era appropriatamente in rampa di lancio verso la seria A di Hollywood, mentre Cillian Murphy – reduce dal ruolo dello Spaventapasseri nel Batman Begins di Nolan – aggiungeva un altro personaggio ‘inquietante’ al suo CV. L’unico altro membro del cast con un tempo significativo sullo schermo è Brian Cox, che probabilmente si è presentato per non più di una settimana di riprese sul set. Nel ruolo del padre di Lisa, trascorre la maggior parte del tempo sorseggiando tè e parlando con lei al telefono.
Insomma, se preso come un B movie (da 25 milioni di dollari di budget) Red Eye è accettabile, anche se – non fosse stato per in omi coinvolti – sarebbe quasi certamente finito dritto in home video o in TV.
A causa dell’estrema attenzione dedicata alla premessa e alle molte parole spese durante la prima metà, il film incespica fuori dai blocchi di partenza, tanto che sembrano passati più di 25 minuti prima che le ruote dell’aereo lascino il suolo. Ciononostante, le emozioni durante l’ultimo atto non mancano e agli spettatori vengono garantiti almeno un paio di scossoni a marchio Wes Craven prima dei titoli di coda. Certo, per arrivare a questo punto è necessario sopportare una sceneggiatura esilissima e un ritmo assai irregolare.
Di seguito trovate una scena di Red Eye:
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