Voto: 5/10 Titolo originale: Knowing , uscita: 19-03-2009. Budget: $50,000,000. Regista: Alex Proyas.
Riflessione: Segnali dal Futuro di Alex Proyas, leggere il destino nei numeri
15/03/2022 recensione film Segnali dal futuro di Marco Tedesco
Nel 2009 Nicolas Cage e Rose Byrne erano i protagonisti di un film dalle premesse interessanti, ma troppo abbozzato
Arrivato nei cinema nel 2009, Segnali dal Futuro (Knowing) è il classico caso di un film pieno zeppo di idee interessanti ma incapace di concettualizzarle e in modo convincente. Non fallisce tanto l’obiettivo a causa della mancanza di ambizione o di portata, quanto a causa di alcuni difetti nell’esecuzione. Cerca di realizzare molte cose, ma ben poche nel modo giusto.
La sua struttura è infatti confusa, con un ‘antefatto’ lungo e poco coinvolgente, una sezione centrale in gran parte superflua e un finale frettoloso. Ci sono numerose false piste; addirittura i primi 90 minuti potrebbero essere classificati come tali. Anche la conclusione di stampo allegorico è deludente, soprattutto perché anticlimatica. Ed è quello che devono aver anche pensato gli spettatori all’epoca, con gli incassi di poco superiori ai 180 milioni di dollari complessivi a fronte di un budget di 50.
In ogni caso, Segnali dal Futuro si apre con un prologo ambientato nel 1959 in una scuola elementare del Massachusetts. Una ‘capsula del tempo’ viene sepolta nel cortile di una scuola con l’idea che non sarà aperta fino proprio al 2009. Ogni studente è invitato a presentare un disegno che rappresenti la sua idea di come sarà il mondo da lì a 50 anni. La piccola Lucinda Embry (Lara Robinson) sente delle voci, che la istruiscono su cosa dovrebbe mettere sul suo foglio: una serie di numeri apparentemente casuali. Mezzo secolo dopo, una volta aperta la capsula, quel foglio entra in possesso di Caleb Koestler (Chandler Canterbury), che lo mostra al padre astrofisico, John (Nicolas Cage).
John diventa presto ossessionato dai numeri e determina che si tratta di un “bigliettino profetico” che elenca tutti i principali disastri avvenuti negli ultimi 50 anni: date, morti, latitudine, longitudine. Vi sarebbero anche elencate tre catastrofi imminenti, così l’uomo decide che deve far di tutto per cercare di prevenirle, al punto da rintracciare la figlia di Lucinda, Diana (Rose Bryne), e la nipote, Abby (ancora Lara Robinson, in un doppio ruolo), nella speranza che lo possano in qualche modo aiutare. Nel frattempo, misteriosi sconosciuti osservano John e Caleb da lontano, sussurrando nell’oscurità.
Per un po’ di tempo, Segnali dal Futuro lambisce alcune idee interessanti, tra cui domande sul destino, il caso e la predestinazione. Viene toccato anche il concetto dei numeri che costituirebbero addirittura il fondamento ultimo e sottostante dell’intero universo – una convinzione condivisa da alcuni matematici e mistici allo stesso modo.
Sfortunatamente, sebbene la sceneggiatura dedichi una quantità eccessiva di minuti alla numerologia e alle domande se il futuro possa essere conosciuto e/o previsto, questi elementi non hanno molto a che fare con la traiettoria finale della narrazione del film. Sono solo offuscamenti tangenziali – modi per indirizzare erroneamente il pubblico e rendere la risoluzione effettiva più “sorprendente”.
Alla regia c’è Alex Proyas, i cui precedenti lavori includono Il Corvo, Dark City e Io, Robot, ma Segnali dal Futuro rappresenta il copione più debole su cui ha lavorato. Ne cava un po’ di atmosfera (non dissimile da quella che permeava Il Corvo e Dark City) e ci sono alcuni momenti generalmente inquietanti che coinvolgono gli estranei nei boschi (ricordando in qualche modo sempre Dark City), tutti aspetti che riescono a risollevare un po’ il giudizio complessivo.
Le sequenze dei disastri sono effettivamente riuscite, sebbene sia evidente la forte dipendenza dalla CGI (per dire, l’episodio dell’incidente ferroviario è meno convincente di qualcosa di simile visto in Die Hard – Duri a morire). Come accennato poi, Segnali dal Futuro si conclude con una sequenza dal grande dispiego di effetti speciali inutilmente spettacolare, dove qualcosa di più semplice e meno ostentato avrebbe sicuramente potuto essere più toccante.
E c’è la sensazione che i personaggi spesso agiscano in un certo modo solamente perché è così che lo richiede la sceneggiatura. Ad esempio, c’è una scena in cui John corre verso il luogo del disastro previsto a New York City e inizia a urlare a un poliziotto a caso che l’area deve essere transennata al più presto. Poi c’è uno stupido inseguimento, molti effetti speciali e, in definitiva, nessuna ramificazione ulteriore. Lo scopo della scena è meramente quindi quello di darci una visione ravvicinata dell’incidente, ma è completamente ‘usa e getta’.
Il personaggio di Diana viene introdotto goffamente e non viene fatto alcun tentativo di integrarla nella storia in modo significativo. E il salto logico compiuto da John riguardo a una gita nel seminterrato della scuola elementare (che si traduce in lui che scardina una porta) è il tipo di deduzione che farebbe felice uno come Sherlock Holmes.
Nicolas Cage è in modalità ‘sky is the limit’, da pseudo eroe action, il che va pure bene, non fosse altro che non irradia nemmeno per un secondo l’umanità che ci si aspetterebbe. Riconosciamo che John ama suo figlio perché ci viene detto dalla sceneggiatura, non perché l’attore ce lo venda. Il suo personaggio non sembra completamente tratteggiato, ma è possibile che molte cose siano rimaste sul pavimento della sala montaggio (Segnali dal futuro sembra un film molto più lungo che è stato sventrato per ridurlo alle due ore finali). Rose Byrne invece canalizza la Jennifer Connelly che c’è in lei ed è pertanto più facile entrarci in sintonia empatica. Fortunatamente, il film non prova a forzare una storia d’amore dove non sarebbe appropriato.
Poiché non è il classico stupido film catastrofico, Segnali dal futuro si rivela più frustrante di titoli come Independence Day o Armageddon. Offre del potenziale per qualcosa di stimolante, visceralmente eccitante e, in definitiva, trascendente. Ma ci sono troppi problemi con lo script perché Alex Proyas possa sviluppare le idee al punto da poter vedere qualcosa di più dello scheletro di un’occasione mancata.
Insomma, i fan della fantascienza si sentiranno probabilmente presi in giro, i fan dei disaster movies apprezzeranno forse 10 minuti in totale e si annoieranno per i restanti, mentre a tutti gli altri non importerà per niente.
Di seguito trovate il trailer italiano di Segnali dal futuro:
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