Home » Cinema » Horror & Thriller » Rivisti Oggi: Cruising di William Friedkin, i Leather Bar di NY come discesa negli inferi dell’anima

Voto: 6.5/10 Titolo originale: Cruising , uscita: 15-02-1980. Budget: $11,000,000. Regista: William Friedkin.

Rivisti Oggi: Cruising di William Friedkin, i Leather Bar di NY come discesa negli inferi dell’anima

23/04/2022 recensione film di Valeria Patti

Ambiguità e coscienza si scontrano in una trama all'apparenza semplice, attraverso la quale il regista costringe lo spettatore a confrontarsi con le sfumature oscure dello spirito umano

cruising film 1980 al pacino

Cosa spinge un regista a narrare una determinata storia? Quali sono i moti interiori che lo motivano a immergersi in un mondo distante dalla realtà che lo circonda? E dove trova gli spunti per rendere credibile allo spettatore ciò che metterà in scena?

La peculiarità di William Friedkin è l’oscurità che ammanta i suoi personaggi, che nuotano in trame dense di sfumature indefinite e che vertono nella lotta tra Bene e Male. Opere spesso criticate dall’opinione pubblica, come Il braccio violento della legge, tacciato come fascista e reazionario, o L’esorcista, come misogino e blasfemo. In realtà, ciò che rende speciale il regista è la capacità di andare oltre, regalando agli occhi dello spettatore un nuovo sguardo. L’evasione che disturba è un traguardo artistico raro da raggiungere, e l’86enne in questo è senza dubbio un vero maestro. Seguono SPOILER sulla trama.

cruising friedkin posterNel 1980 esce nei cinema Cruising, tratto dall’omonimo romanzo di Gerald Walker, un giornalista del New York Time. La trama appare semplice: il capitano Edelson (Paul Sorvino) propone a Steve Burns (Al Pacino) di diventare John Forbs, chiedendogli letteralmente di “sparire”, che nel gergo dell’ambiente significa andare sotto copertura.

Un assassino si muove infatti nella comunità omosessuale di NY e il compito di Burns è quello di scovarlo. Accettato l’incarico si trasferisce a Greenwitch Village e nel palazzo in cui va a vivere conosce Ted Bayley (Don Scardino), un giovane omosessuale dall’aspetto pulito che è pronto ad accogliere il nuovo arrivato. Dalle prime battute dentro una tavola calda scopriamo che Ted ha una storia movimentata con Gregory (James Remar), un ballerino che in quel momento è via per lavoro.

Burns inizia a frequentare allora i ‘Leather Bar’, e in un primo momento è palese il suo rifiuto per questo tipo di ambiente. Uomini vestiti di pelle ballano sudati e avvinghiati, pronti a rapporti sessuali cullati dalle tenebre. Burns striscia guardingo in questi ambienti e con occhio vigile tenta di scovare l’omicida.

William Friedkin, dopo aver letto diversi articoli di giornale, decide di ambientare Cruising proprio nei ‘Leather Bar’ newyorkesi, e insieme al produttore Jerry Weintraub si reca nella Grande Mela per vedere con i suoi occhi come sono veramente questi luoghi. Il concetto di ‘doppia vita’, quella notturna e quella diurna, i ragazzi che di giorno studiano all’università, hanno un lavoro, mentre di notte si svestono di quegli abiti per indossarne altri. L’individuo si manifesta con ciò che indossa.

Nella comunità scova la propria individualità e si manifesta libero dai giudizi di una società abietta e omofoba. Vi è una dicotomia tra il luogo che li ospita, ombroso e pericoloso, e le persone che lo abitano. La coscienza del pericolo cammina con la necessità di riconoscersi.

Uno dei concetti basi della narrazione di genere noir / poliziesco è il diventare ciò che si caccia durante la ricerca / indagine. Cruising riesce ad attingere a questa caratteristica in modo anomalo. Seppur sia un’opera che rispecchia tutti i canoni del genere, riesce infatti con una storia a primo impatto semplice a narrare la mutazione dello spirito umano attraverso un’indagine classica che si appropria delle regole base per poi evolversi in modo atipico.

In realtà, William Friedkin è un esperto in questo tipo di approccio, basti pensare a quel capolavoro di Vivere e morire a Los Angeles, uscito nel 1985, in cui avrebbe ribaltato ogni regola di genere per mettere in discussione i personaggi stessi che vivono quella trama.

cruising film 1980 friedkinCiò che colpisce maggiormente di Cruising è l’ambiguità da entrambi i punti di vista; il volto dell’assassino non viene nascosto per creare mistero: il primo omicidio che vediamo si svolge al St. James Hotel, Larry Atlas è il killer e Arnaldo Santana è la vittima. Nel secondo delitto, invece, Larry Atlas è la vittima mentre il killer è Richard Cox. Il terzo crimine avviene in un peepshow, vediamo nuovamente Santana, che è la vittima del primo omicidio. Però il carnefice è Cox.

La canzone che viene canticchiata poco prima che gli omicidi prendano forma chiede “Chi ha paura del lupo cattivo?“. Dietro a queste parole si cela il significato del predatore che si palesa poco prima di attaccare la propria preda. A dirla tutta, il fatto che il volto dell’assassino si ‘scambi’ in continuazione (ciò avviene comunque solamente nella prima parte di Cruising) potrebbe essere una metafora del virus dell’HIV. Un male invisibile che ha ucciso uomini e donne e che ha isolato i malati, ghettizzandoli. Eppure William Friedkin si diverte a farci credere che l’omicida sia il medesimo, perché in tutti i delitti viene usata la stessa arma, un coltello dalla lama grossa e affilata.

Si ha la sensazione anche per come vengono ripresi gli omicidi che la stessa lama, nel modo in cui viene utilizzata, suggerisca una metaforica penetrazione. L’acciaio che entra nella carne, simile a un atto sessuale, spingerebbe così l’assassino / gli assassini a ‘motivare’ l’uccisione delle vittime. L’ultima penetrazione che elargisce l’ultimo respiro.

Cruising è però anche un film che narra la solitudine. La stessa solitudine in cui si immerge Steve Burns, che allontana Nancy, la sua fidanzata (Karen Allen), per addentrarsi nell’oscurità e attingere il più possibile a tutti gli elementi utili per poter catturare il killer.

Burns cambia pelle, ha uno sguardo introspettivo, ci parla con i gesti e non con le parole. L’unico momento dove si concede uno sfogo è quando si confronta con il capitano Edelson. Burns è stremato e confuso (dopo aver assistito al pestaggio di un sospettato, Skip Lee, in realtà innocente in quanto le impronte digitali non corrispondono con quelle del maniaco) e gli dice apertamente di non poterlo più fare. Crede di non farcela più perché gli stanno succedendo delle cose che nemmeno lui riesce a spiegare. Nonostante le parole, tuttavia, viene convinto a proseguire e spinto a a pensare alla futura promozione.

cruising film 1980 allenBurns inizia allora a riconoscersi negli abiti di pelle che indossano gli omosessuali nei ‘Leather Bar’. Il personaggio, attraverso una ‘muta silenziosa’, cambia la propria prospettiva e nel silenzio indossa ciò che all’inizio gli risultava estraneo. Le persone di notte si riconoscono attraverso i luoghi, attraverso gli abiti, attraverso le bandane che si legano alle tasche (ogni colore rispecchia una richiesta, un ruolo preciso). Il protagonista subisce una vera e propria metamorfosi, si lascia trascinare dal caos e corrompere dall’oscurità che ha dentro.

Al Pacino, grazie a una intuizione, riesce infine a scovare il vero assassino, Stuart Richards, uno studente di musica che ha un’ossessione malata per il padre, che in realtà è deceduto da dieci anni. Burns spia il sospettato e lo costringe a un confronto prima sessuale (anche se il rapporto non viene consumato) e poi di lotta fisica. Quindi, Burns riceve la promozione nel corridoio dell’ospedale dove Richards è ricoverato, per poi sparire nell’ascensore.

La vera conclusione di Cruising avviene però con la scoperta dell’uccisione di Ted Bayley. In bagno vediamo il suo cadavere immerso nel sangue, gli occhi spalancati. A primo acchito pare una bambola rotta, ci comunica la vulnerabilità di chi non si aspetta di essere aggredito in modo così barbaro.

Rimaniamo così attoniti, perché questo svolgimento ci dà la conferma di un tumulto emotivo sfociato nella follia. Quando l’agente DiSimone (un grande cameo di Joe Spinell) dice al capitano Edelson che nella porta accanto viveva un certo John Forbes, lo sguardo si rabbuia e ne nasce un dubbio tacito, lo stesso che sorge nello spettatore. Questo perché, in precedenza, il comportamento di Al Pacino era scoppiato spesso in azioni violente (basti pensare a come aggredisce il compagno di Ted, Gregory), ma ci instilla anche il dubbio che il vero assassino non sia davvero stato preso.

Subito dopo vediamo infatti Burns tornare da Nancy, radersi la barba e promettere alla ragazza di raccontarle quello che aveva passato in quelle settimane di assenza. Nancy vede poggiati gli abiti di pelle e li indossa in un gioco innocente, mentre Burns si guarda allo specchio con sguardo nuovo. Non abbiamo assoluta certezza che sia stato lui a uccidere Ted, ma l’omicidio di quest’ultimo trasfigura nella metafora dell’agnello sacrificale, ha un significato atavico. Dopo una grande prova di iniziazione, ucciderlo implicherebbe per Burns uccidere ciò che è venuto a galla dentro di sé.

cruising film 1980Quando Cruising uscì nelle sale cinematografiche ci furono inevitabilmente molte proteste, sia del pubblico che della stampa. Durante la produzione del film un gruppo di persone tentò addirittura di boicottare le riprese, facendo cadere un grosso riflettore e disturbando il set. Si creò una vera propria scissione nella comunità gay: da una parte chi protestava con violenza lanciando pietre e oggetti pericolosi durante i ciak; dall’altra chi supportava invece il film, al punto di accettare di parteciparvi come comparsa proprio all’interno dei ‘Leather Bar’.

Molte sequenze nei locali appaiono infatti quasi documentaristiche, ma da parte di William Friedkin non trapela nessun giudizio né morale né immorale su quanto filmato, niente è ‘giusto’ o ‘sbagliato’ in quello che succede in quei luoghi.

Gli attori di contorno non sembrano recitare una parte, ma restituiscono piuttosto la percezione di abitare i personaggi. Trascinano il loro modo di vivere a seconda del contesto ‘reale’ in atto. L’emotività che trapela è umana. Il ritmo lento di Cruising è coerente con lo sviluppo interiore. Raramente siamo certi di ciò che pensano queste maschere, i loro atteggiamenti sono ambigui e spaventati. Burns manipola Forbs, o è Forbs a manipolare Burns? Chi è lui realmente?

Lo sguardo finale allo specchio ci pone quindi di fronte un dilemma: quando guardiamo qualcuno che crediamo di conoscere, sappiamo davvero chi abbiamo davanti? Forse la risposta risiede nelle morti continue che infliggiamo dentro di noi. Forse siamo destinati a un loop infinito, dove la condanna è non raggiungere mai la nostra forma finale.

Nel classico ‘viaggio dell’eroe’, il protagonista è costretto a lasciare il mondo che conosce per inoltrarsi in un altro, sconosciuto. E dopo aver affrontato diverse (dis)avventure ritorna al mondo a lui caro con una consapevolezza diversa. Ecco, Forbs ha affrontato il lupo cattivo e – forse – dopo averlo sconfitto ne ha preso il posto.

Di seguito il trailer di Cruising: