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Voto: 5/10 Titolo originale: Sanctuary , uscita: 06-04-2023. Regista: Zachary Wigon.

Sanctuary: la recensione del film sulla dominazione di Zachary Wigon

25/05/2023 recensione film di Gioia Majuna

Margaret Qualley e Christopher Abbott sono i protagonisti assoluti ti un thriller vagamente erotico ben recitato ma la cui carica si esaurisce man mano che ci si avvicina al finale

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Rebecca (Margaret Qualley) è molto brava nel suo lavoro. Anzi di più, eccellente. Così brava che Hal (Christopher Abbott), un ricco erede di una catena di hotel, la paga regolarmente a caro prezzo per venire nella sua suite con una parrucca bionda e impegnarsi in giochi di ruolo programmati che servono come cornice teatrale per la sua perversione preferita: l’umiliazione.

Rebecca è la sua dominatrice ‘a lungo termine’, una lavoratrice del sesso che non tocca mai né lui, né nessun altro dei suoi clienti, perché ciò di cui hanno bisogno da lei non è fisico, ma mentale, emotivo. La ragazza ha la capacità di scatenare la liberazione di Hal col solo carattere e con scelte molto specifiche nella pronuncia delle sue battute.

Questa è la premessa di Sanctuary, il secondo lungometraggio del regista Zachary Wigon, in cui la relazione transazionale tra Rebecca e Hal si dipana durante un teso gioco di potere tra i due. Se una giovane starlette bionda che domina il co-protagonista in una stanza d’albergo dal design lussuoso vi suona familiare, forse è perché avete visto Piercing di Nicolas Pesce del 2019 (la recensione).

sanctuary film 2023 posterLa giovane dominatrix in questo caso è Margaret Qualley, che con i suoi riccioli bruni ricorda sempre moltissimo sua madre, Andie MacDowell. Ma la 28enne è più tagliente di sua madre, più misteriosa, e non solo per la scelta di ruoli più cupi.

I suoi occhi non sono altrettanto ‘sorridenti’, la voce non è minimamente smielata, e fa un uso eccellente di questa spigolosità in questa lotta psicologica a senso unico, con la sua Rebecca che rimane un enigma fastidioso per Hal, che passa la durata della loro interazione a cercare di capire cosa diavolo lei voglia.

I loro giochi sessuali finiscono troppo presto, ma a cena il loro incontro diventa una trattativa. Hal, in procinto di assumere il ruolo del padre a capo della società alberghiera, offre a Rebecca un generoso regalo di ‘pensionamento’ e un sincero ringraziamento per i suoi servizi. Ha bisogno di voltare pagina, ma hanno trascorso dei bei momenti insieme e lui custodisce nel cuore i ricordi e la crescita personale che ha sperimentato grazie ai loro incontri.

Ma Rebecca sente di avere diritto a qualcosa di più di un orologio, avendo speso il suo tempo e le sue energie per ridurre quest’uomo in polvere e ricostruirlo. Non vale forse qualcosa di più di un orologio da 30.000 dollari? Che ne dite della metà? Che ne dite di tutto? Lei inizia a spostare l’asticella sempre più in alto, con grande disappunto dell’uomo.

L’aspetto scivoloso di Sanctuary è che il pubblico – e Hal – non sa mai quando Rebecca è dentro o fuori dal personaggio. Sembrerebbero esserci strati e strati di manipolazione – o di preparazione? – da parte sua. Quindi, proprio come un cliente disorientato, possiamo solo cercare di starle dietro mentre le sue richieste diventano sempre più stravaganti. O forse non lo sono?

Zachary Wigon applica un senso dello stile controllato a questa storia a due. La suite, riempita fino all’orlo di carte da parati, tendaggi e arredi riccamente colorati, non dà mai l’impressione di essere claustrofobica, e il regista evolve con cura l’estetica cinematografica per riflettere l’umore e le dinamiche mutevoli tra i personaggi, mentre la macchina da presa di Ludovica Isidori segue a ruota.

Le inquadrature statiche inquadrano il duo di profilo durante il loro gioco di ruoli, ma quando Hal perde il sopravvento, la mdp inizia a muoversi avanti e indietro tra i due, mentre Hal e Rebecca si contendono la posizione di potere. Quando la situazione si fa poi più cupa e terribile, la mdp di abbassa e si inclina; una scena di sorprendente intimità vede Margaret Qualley praticamente infrangere la quarta parete, fissare l’obiettivo come fossero gli occhi di un amante, seducendo il pubblico.

sanctuary film 2023 qualleyLa colonna sonora di Ariel Marx è classica, ma eccentrica e curiosa, e contribuisce al senso di costruzione consapevole che aleggia nella stanza.

L’interpretazione di Margaret Qualley sembra in qualche modo artificiale e teatrale (e a volte perfino leziosa), poiché si dedica con entusiasmo a ogni sfumatura e cambiamento d’umore con gusto, mentre Christopher Abbott sembra più naturale e plausibile. Forse è una scelta voluta. Rebecca è un mistero e la sua imprevedibilità energica potrebbe anche essere una tattica di negoziazione per questa ‘sala riunioni’ così poco convenzionale.

Ma quando i due raggiungono il culmine di questo scenario, Sanctuary cade un po’ nel vuoto. Diventa chiaro che lo sceneggiatore Micah Bloomberg e Zachary Wigon capiscono – e hanno – la capacità di trasmettere ciò che un uomo etero vuole da questa situazione molto meglio di quanto riescano a esprimere ciò che potrebbe volere una lavoratrice sessuale cisessuale.

Perché alla fine, ciò che Rebecca vuole, e ciò che Rebecca ottiene in Sanctuary, sembra un assecondare una nozione passatista di empowerment delle ragazze/capo che suona purtroppo falsa. Tutta l’eccellente recitazione messa sul piatto e lo stile sontuoso non possono quindi coprire il fatto che il culmine di questo tête-à-tête sia deludentemente vuoto, con un bel fiocco ironico in cima.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Sanctuary, nei nostri cinema dal 25 maggio: